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Cronaca

il "regalo" dei punkabbestia: rifiuti sparsi a quintali

Dopo settimane di baldoria hanno abbandonato il centro "Lorizonte", lasciando la struttura ed il bosco in condizioni da disastro ambientale, fra odori nauseanti e sacchetti disseminati ovunque

Se ne sono andati. I punkabbestia hanno levato le tende ed hanno abbandonato il centro "Lorizonte", sulla Squinzano-Casalabate, dopo settimane di accampamento senza controllo. Ma come gli Unni, guidati da Attila, al passaggio dei quali non cresceva più erba, anche loro hanno lasciato un ricordo del proprio cammino, uno sfregio alla natura, a quegli alberi che li hanno coperti e ospitati, a quelle mura delle strutture "conquistate", manco fosse una simulazione di guerra con un nemico invisibile, e che li hanno riparati. Uno sfregio forse non indelebile, di certo devastante: tonnellate e tonnellate di rifiuti annidati per centinaia di metri quadrati, fin nel sottobosco. Qualcuno ha detto che c'è il rischio di un'epidemia di colera. La puzza di decomposizione è senz'altro nauseante. Più ci si avvicina, più si resta folgorati da odori che sanno di morte.

Settimane intere di baldoria, ovunque un tappeto di cartacce, bottiglie di birra, vino, coca-cola. E poi, coperte stracciate, fradice di Dio solo sa cosa, piatti sparsi ovunque, infrastrutture devastate, sacchetti di plastica traboccanti appesi ai rami. Alcuni fanno ‘bella mostra' di sé proprio accanto ai mazzi di fiori che misericordiosamente sono stati deposti all'ingresso di una via laterale che sbuca sulla provinciale, proprio dove nei giorni scorsi è morto un centauro squinzanese di 34 anni, schiantandosi contro un furgone di punkabbestia (https://www.lecceprima.it/articolo.asp?articolo=3150). Ma anche quei fiori sono ormai rinsecchiti. Un sinistro presagio, per chi si avventura oltre.

La scena che si presenta di fronte agli occhi di chi ha il coraggio di tuffarsi in mezzo ai viottoli di terra rossa, per poi sbucare alle spalle di quello che un tempo era un ricovero per extracomunitari, è semplicemente indescrivibile. Le discariche abusive a cielo aperto fanno meno ribrezzo. Il primo moto che viene scendendo dall'auto è un naturale senso di voltastomaco. Non è più aria, ma letame umano nebulizzato e olezzo di cibo in avaria quello che entra nei polmoni. Il topo morto trovato nelle patatine da alcuni ragazzi ad Ugento (https://www.lecceprima.it/articolo.asp?articolo=3232) al confronto è un gentile omaggio della ditta.

La Provincia ora ha messo i sigilli: "Pericolo", avvertono alcuni cartelli appesi alle inferriate esterne. I residenti delle zone circostanti sono ora più tranquilli, ma comunque preoccupati per le conseguenze ambientali, se non si provvederà al più presto alla rimozione dei rifiuti. C'è chi, nei gironi scorsi ha denunciato furti nelle tenute, chi s'è visto piombare in casa pitbull sguinzagliati liberamente, e ancora famiglie con bambini, ospiti di strutture agrituristiche, spaventate per possibili aggressioni da parte dei cani e allo stremo per la musica sparata a tutto volume da maxi-impianti, di notte e di giorno. E poi: droga, tanta droga che è circolata su questa via in piena - o quasi - impunità (due giovanissimi calabresi sono stati arrestati per spaccio, erano però ancora dentro Squinzano quando i carabinieri li hanno fermati https://www.lecceprima.it/articolo.asp?articolo=3160) ed incidenti stradali di cui si è abbondantemente parlato.

La grave situazione di disagio era già stata denunciata da LeccePrima nelle settimane scorse, quando ancora non era ben chiaro quanto stava accadendo (https://www.lecceprima.it/articolo.asp?articolo=3064). Poi altre testate si sono accodate, definendo meglio i contorni, anche in virtù dell'approssimarsi di un evento reggae che ha convogliato migliaia di persone a Casalabate. LeccePrima è quindi tornato nei giorni scorsi sul posto (presenti questa volta anche le telecamere di TeleRama) per dare voce alle continue proteste di alcuni residenti (https://www.lecceprima.it/articolo.asp?articolo=3201). Quella sera stessa la struttura ha iniziato a svuotarsi. Restano ora il tappeto di immondizie e gli echi delle proteste che ancora vibrano: questo disastro si poteva evitare.

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