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Cronaca

Il Riesame spiega: Ecco perché via Brenta è una truffa

Nelle motivazioni sul respingimento della richiesta di revoca degli arresti domiciliari del costruttore Guagnano, si parla di "malizioso silenzio" in merito alle difformità e del piano regolatore

LECCE - Per il Tribunale del Riesame l'affare di via Brenta è una truffa in piena regola. E lo spiega nelle 19 pagine di motivazioni con cui ha respinto la richiesta di revoca degli arresti domiciliari avanzata dagli avvocati Gaetano De Mauro e Massimo Manfreda nei confronti del loro assistito, il legale rappresentante della Socoge, Pietro Guagnano, arrestato il 20 ottobre scorso con l'accusa di truffa in concorso con l'ex dirigente del Comune di Lecce Giuseppe Naccarelli ed il funzionario della Selmabipiemme Vincenzo Gallo.

Per i giudici la condotta criminosa di Guagnano sarebbe integrata da quello che è stato definito il suo "malizioso silenzio" sulla difformità dei due palazzi attuali sedi del Tribunale civile rispetto alla normativa urbanistico edilizia: il costruttore avrebbe taciuto al Comune tutte quelle irregolarità, fornendo per conto della Socoge ai tecnici comunali, che dovevano procedere alla loro valutazione, dati numerici e planimetrie non corrispondenti alla realtà. Così come evidenziato dal consulente tecnico del pubblico ministero, l'ingegner Pierpaolo Fiorentino, i due edifici risultano in gran parte privi di certificazioni antincendio e di agibilità; le volumetrie complessive sono risultate superiori rispetto a quelle ammesse dagli strumenti urbanistici, mentre alcuni locali usati come uffici erano originariamente destinati a deposito.

Per non parlare del fatto che il piano regolatore del Comune prevedeva in quella zona la realizzazione di complessi residenziali e non uffici pubblici. La tanto contestata sovrastima degli immobili, redatta dall'ingegner Piergiorgio Solombrino e dal geometra Roberto Brunetti attualmente finiti sul registro degli indagati, assegnava ad un solo palazzo il valore di ben 13 milioni di euro quando i fratelli Guagnano avevano dichiarato un costo di costruzione di tutti e tre i palazzi costruiti in via Brenta pari a 2.900.000 euro. Secondo il Tribunale, l'aver dolosamente nascosto le irregolarità urbanistiche degli edifici oggetto della compravendita potrebbe costituire un vizio del consenso nella volontà a contrarre: se il Comune fosse venuto a conoscenza della reale situazione avrebbe potuto non sottoscrivere quel contratto o sottoscriverlo a condizioni diverse.

E qui viene in rilievo la truffa ad opera di Guagnano, che però non si sarebbe potuta compiere senza l'avallo di Giuseppe Naccarelli e di Vincenzo Gallo. E' emerso come l'ex dirigente avesse sottoscritto il contratto con cui il Comune di Lecce subentrava del contratto di leasing per l'acquisto degli immobili senza averne titolo, senza che ci fosse cioè una determina di Giunta o del Consiglio che lo autorizzava in tal senso. Il Tribunale sostiene poi come il Comune non avrebbe mai accettato di pagare un prezzo così esorbitante, oltre 40 milioni di euro, per degli immobili parzialmente abusivi. Insomma, i giudici definiscono l'affare di via Brenta come un'anomala operazione contrattuale e finanziaria, condividendo pienamente il castello accusatorio edificato dal pubblico ministero Imerio Tramis.

"IL RIESAME CONFERMA LUNGIMIRANZA DEL SINDACO"

"Il contenuto del provvedimento del Tribunale del Riesame conferma senza dubbio la bontà della scelta del sindaco Perrone e della sua Giunta di sospendere il pagamento delle rate del contratto di leasing. Una scelta di grande responsabilità, legittimata adesso da questo dispositivo, che premia la lungimiranza politica del sindaco". Questo il commento del gruppo consiliare La Puglia prima di tutto al Comune di Lecce. "Ma è una scelta che, aldilà delle strumentalizzazioni di chi ha utilizzato questa vicenda come mezzo di contesa politica, va nella direzione di preservare la stabilità finanziaria del Comune e quindi l'interesse dei cittadini leccesi".

"E' stato chiaro sin dall'inizio che non c'erano capricci politici dietro alla decisione di interrompere il pagamento delle rate di leasing, ma il timore (evidentemente fondato) che il contratto potesse minare alle fondamenta gli equilibri economici dell'ente. E' naturale pensare adesso che con la restituzione delle rate già versate possano aprirsi prospettive ben diverse per il Comune e magari fronteggiare situazioni di necessità", conclude la nota del gruppo consiliare di maggioranza.

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