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Cronaca

Il Sappe: “Troppa attenzione a Vantaggiato, poca allo stato degli altri detenuti”

Il sindacato autonomo di polizia penitenziaria evidenzia le precarie condizioni delle carceri ma critica l'eccesso di attenzione data all'reo confesso dell'attentato di Brindisi, al cospetto del "carnaio" di circa 1330 detenuti

LECCE - La segreteria del Sappe (sindacato autonomo di polizia penitenziaria ) interviene sulle condizioni delle carceri, sottolineando come ancora una volta dinanzi alla presenza di “un detenuto eccellente”, si accendano i riflettori sul sistema carcerario. “È successo a Bari – afferma il segretario nazionale Federico Pilagatti - con il papà dei fratellini  di Gravina, poi con lo zio Michele e la famiglia a Taranto, con i calciatori ancora a Bari, ed ora a borgo San Nicola  assediato da telecamere e giornalisti”.

Per il segretario del sindacato autonomo non dovrebbe fare notizia il detenuto Vantaggiato, “a cui  vengono garantiti tutti i diritti previsti dalla legge, e per cui sono state prese le massime precauzioni a tutela dell’incolumità personale”, ma la condizione di “centinaia di detenuti a cui vengono negati diritti fondamentali sanciti dalla costituzione”: “Infatti – precisa - lo stesso è stato allocato in un reparto isolato da tutti per evitare gesti inconsulti nei suoi confronti da parte di altri detenuti, ed è controllato a vista per evitare gesti autolesionistici”.

Il Sappe ritiene che sia assurdo avere tanta attenzione per una sola persona che si sarebbe macchiata di un delitto così atroce mentre nello stesso tempo, nel “carnaio umano del carcere di Lecce” circa 1330 detenuti sono “stipati come sardine in violazione dei pur minimi diritti umani sanciti da leggi nazionali ed europee al posto dei 660  posti disponibili”.

“A Lecce – spiega - mentre da una parte si pratica la tortura poiché lo spazio a disposizione per ogni detenuto è inferiore a quello previsto dalle convenzioni europee per i diritti umani, con le celle in cemento che raggiungono anche i 60 gradi, al detenuto Vantaggiato si riserva una stanza singola con quattro agenti che, nell’arco della giornata vegliano sull’incolumità dello stesso, dimenticando che, a poche decine di metri di distanza, un solo agente deve vigilare su oltre 70, 80 detenuti appartenenti anche a clan malavitosi molto pericolosi”.

“E che dire – prosegue – della grave carenza di organico che costringe il personale di Polizia penitenziaria anche a turni di 9 ore in condizioni tremende, e che nonostante ciò riescono a fare il loro dovere, come accaduto nella serata di ieri al reparto infermeria, dove all’ultimo momento si è riuscito ad evitare che un detenuto riuscisse a suicidarsi. Ai tanti detrattori del lavoro umile, silenzioso e dignitoso della Polizia penitenziaria vorremmo far capire la difficoltà di un servizio così delicato quale quello di salvaguardare a tutti i costi la vita di tutti i detenuti, anche quella di una persona che nell’immaginario della gente dovrebbe fare una fine molto atroce”.

Il Sappe ritiene che se le indagini e gli interrogatori del presunto responsabile della strage di Brindisi si svolgono nelle condizioni più corrette possibili, ciò è dovuto anche al lavoro dei poliziotti penitenziari che si alternano alla custodia dello stesso non facendo mancare il loro apporto fatto di correttezza e sobrietà e professionalità. Il Sappe, inoltre, crede che questa occasione però non debba far perdere di vista la grave e situazione in cui versa il carcere di Lecce che merita attenzione poiché si ritrova in una “situazione preoccupante”.

“Sicuramente a Lecce – puntualizza - sono presenti le professionalità giuste per gestire ed evitare situazioni di pericolo per un detenuto così particolare, ma si ritiene che si debba fare un qualcosa affinché il penitenziario possa offrire pari diritti a tutti i detenuti, soprattutto a quelli che sono in attesa di giudizio e che un domani potrebbero essere dichiarati innocenti, ma che con questa detenzione hanno viste distrutte  la propria vita e la dignità”.

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