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Cronaca

Il vino oltre ogni barriera, a Lecce il primo corso da sommelier per detenuti

Tra i docenti del corso alcuni agenti della questura , che da anni coltivano la passione per la degustazione dei vini

LECCE – Partirà il prossimo 12 ottobre, nella casa circondariale di Lecce, il primo corso di avvicinamento alla degustazione del vino, rivolto ai detenuti. L’iniziativa, che ha trovato l’appoggio entusiasta della direttrice del carcere Rita Russo, è stata resa possibile grazie alla collaborazione della delegazione leccese dell’Associazione italiana sommelier che metterà a disposizione i propri docenti per le lezioni frontali.

“Era da un po' di anni – afferma Gianvito Rizzo, amministratore della cantina Feudi di Guagnano e promotore dell’iniziativa – che ci balenava in testa l’idea di consentire anche agli ospiti di un carcere di imparare a degustare i grandi vini del nostro territorio e a conoscerne la storia. Poi, forse per "pudore intellettuale" o perché molte volte non si sa nemmeno da dove iniziare, la "cosa" è rimasta sospesa. Poi, un bel giorno, la direttrice del carcere di Lecce ha "aperto le porte" a quello che forse è il primo corso per sommelier rivolto a detenuti, uomini e donne, realizzato in Italia. Siamo convinti che questa esperienza sarà straordinaria e unica, non solo per questi studenti speciali ma anche per tutti noi”.

Le lezioni, che tratteranno argomenti come la coltivazione della vite, le diverse tecniche di vinificazione, i vitigni pugliesi e come si serve e conserva un vino, si concluderanno il prossimo dicembre al termine delle quali verrà organizzato un evento in cui verranno rilasciati gli attestati di partecipazione ai frequentatori del corso.

Speciali sono in un certo senso alcuni dei docenti del corso: si tratta, infatti, di poliziotti della questura di Lecce che sono anche esperti sommelier e, quando non in servizio, si occupano di un hobby che da anni coltivano. Una sorta di doppia veste che li vede da un lato, impegnati come tutori della giustizia a perseguire coloro che delinquono, dall’altro, sotto l’aspetto umano, ad impegnarsi come meglio possono nel difficile cammino del reinserimento sociale.

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