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Cronaca Galatina

“Dirty slot”, l’imprenditore Alberto Marra al gip: “Noi, sempre dalla parte del giusto”

Durante l’interrogatorio di garanzia, il 50enne di Galatina si è difeso, respingendo ogni accusa e indicando se stesso come vittima. In silenzio, invece, il fratello Massimiliano, il padre Luigi e altri quattro

LECCE - Ha dichiarato di essere una persona perbene, che con la mafia non c’entra niente, e che anzi, lui stesso avrebbe interpellato l’autorità giudiziaria per segnalare condotte illecite subite da molti anni nei locali in cui erano state installate le sue macchinette.

Insomma si è difeso così, respingendo ogni addebito, l’imprenditore dei videogiochi Alberto Marra, dal carcere di “Borgo San Nicola”, dove è finito due giorni fa con l’accusa di essere parte integrante dell’ingranaggio malavitoso smontato con l’operazione "Dirty slot".

Assistito dagli avvocati Francesco Vergine e Giuseppe Romano, il 50enne di Galatina ha risposto alle domande del gip Edoardo D’Ambrosio che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare eseguita dai finanzieri del Gico del Nucleo di polizia economico e finanziaria di Lecce anche nei riguardi di altre cinque persone, tra le quali il fratello e socio Massimiliano, di 48 anni.

E proprio nell’ordinanza, per il giudice, i fratelli “operano da tempo con il benestare delle organizzazioni mafiose egemoni nei territori dove esercitano le proprie attività commerciali, concordando ed elargendo loro cospicue somme di denaro, sfruttando, altresì, la loro risaputa vicinanza al clan "Coluccia" di Noha – Galatina”. Ma stando alla versione resa dal maggiore, se così fosse stato, per risalire agli artefici delle minacce, delle estorsioni, delle rapine e dei danneggiamenti subiti, si sarebbero rivolti al boss di turno e non all’autorità giudiziaria, come è accaduto. Secondo la difesa, il fatto che i Marra siano persone offese in diversi procedimenti, avviati proprio in seguito alle loro denunce, è la dimostrazione dell’assenza di ogni tipo di collegamento alla criminalità organizzata.

Nessuna dichiarazione è arrivata, invece, da Massimiliano Marra che ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere come anche il terzo degli indagati per i quali è stato disposto il carcere, Gabriele Antonio De Paolis, 42 anni, e i tre, ai domiciliari: il padre dei fratelli, Luigi, 77, Leonardo Costa, 57, di Corigliano d'Otranto (già in carcere per altra causa), e Pamela Sabina Giannico, 46, di Galatina.

Si terrà invece lunedì l’interrogatorio di garanzia per le quattro persone sottoposte all’obbligo di firma nell’ambito dello stesso procedimento: Andrea Bardoscia, 30 anni, di Galatina, Daniele Donno, 26, di Corigliano d'Otranto, Stefano Greco, 32, di Aradeo e Maurizio Zilli, 36, di Galatina.

Le accuse emerse attraverso le indagini dirette dalla Direzione distrettuale antimafia e in cui si sono rivelate preziose le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia sono, a vario titolo, quelle di associazione per delinquere di tipo mafioso, frode informatica, esercizio di giochi d’azzardo ed esercizio abusivo di giochi e scommesse aggravati dal metodo mafioso, illecita concorrenza con minaccia o violenza e trasferimento fraudolento di valori.

Gli indagati sono assistiti dagli avvocati Vergine, Romano, Massimo Manfreda, Antonio Sabetta, Fabio Pellegrino, Stefano Prontera.

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