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Cronaca

Imputato per aver ricattato la padrona di casa, ex inquilino viene assolto e lei finisce sott’accusa

Secondo le indagini, l’uomo pretese 200 euro dalla donna per liberare l’appartamento, ma per il giudice il “fatto non sussiste” e ora lei rischia di essere indagata per calunnia e falsa testimonianza

LECCE - La lite per un appartamento, tra inquilino e proprietaria, è diventata una battaglia giudiziaria, e al termine del primo round i ruoli si sono invertiti: l’uno, imputato per il reato di tentata estorsione, è stato assolto, mentre l’altra è finita sott’accusa per calunnia e falsa testimonianza.

A decidere il finale della storia, iniziata nella primavera del 2019, è stato ieri il giudice Stefano Sernia, giunto alla conclusione che, come sollecitato dal difensore dell’imputato (l’avvocato Francesco Spagnolo) “il fatto non sussiste”, e ha così trasmesso gli atti negli uffici della Procura affinché si valuti invece la responsabilità della donna (parte civile al processo con l’avvocato Mauro Marzano).

Stando al racconto di quest’ultima, L.M., un 47enne di Surbo avrebbe preteso 200 euro per rilasciare l’immobile, a Lecce, che gli aveva concesso in comodato d’uso gratuito con l’intesa di lasciarlo non appena gli fosse stato richiesto. In particolare, l’uomo, l’avrebbe minacciata con messaggi del tipo: “Forse non ti è chiaro ancora… mi sono rotto e vado a fare esposto adesso alla finanza… ci vediamo tra due tre anni in un’aula del tribunale… quando ho le 200 euro contestualmente alla restituzione delle chiavi” e, rivolgendosi a lei così, in occasione di un incontro: “Se vai in tribunale ci vorranno due, tre anni e male ti farò… ti danneggio la tua casa e le cose che ci stanno”.

Insomma, secondo le accuse contenute nel decreto (firmato dal giudice Sergio Tosi) con cui è stato mandato al banco degli imputati, col ricatto, l’uomo avrebbe continuato a vivere nell’appartamento nonostante avesse ricevuto una diffida  a liberarlo, l’8 aprile del 2019, e senza corrispondere in cambio alcuna somma di denaro.

Ma, come detto, questo impianto non ha retto nel processo terminato con la sua assoluzione con formula piena.

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