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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca Stadio / Via Lupiae

In manette tenta la fuga dal comando scalciando tutti: acciuffato in corsa

Fermato a bordo di un'auto ricettata, una volta in arresto ha provato il tutto per tutto. Bloccato da carabinieri e polizia

LECCE – Era notte. Ed era già ammanettato. Destinazione, carcere di Borgo San Nicola. Morris Mattia Ciriolo, 28enne, originario del basso Salento, domiciliato da qualche tempo a Trepuzzi, una lista interminabile di precedenti alle spalle, non sarebbe andato lontano. Ma ci ha provato lo stesso. Un moto di ribellione a caccia di una libertà impossibile. Così, all’uscita della caserma, ha scalciato la porta e rifilato un colpo anche a uno dei  carabinieri che lo scortavano. E ha iniziato a correre.

Sul posto, in quel momento, davanti alla caserma di via Lupiae, c’erano anche gli agenti delle volanti di polizia. Erano stati chiamati già in precedenza, in ausilio, al momento del controllo del 28enne, fermato a bordo di un’auto risultata rubata. E un agente – a sua volta colpito durante l’inseguimento –, con un carabiniere, l’hanno bloccato. Definitivamente. Ciriolo, agile e sgusciante, aveva percorso circa 300 metri.  

Contestata una sfilza di reati 

Resistenza a pubblico ufficiale, lesioni personali (il carabiniere e il poliziotto hanno riportato prognosi di cinque giorni ciascuno), ricettazione, falsa attestazione sulle generalità rese a un pubblico ufficiale, possesso di arnesi da scasso (un torcia e due spadini) e inosservanza alle prescrizioni, considerando che era affidato in prova ai servizi sociali a Trepuzzi, obbligato a permanervi nelle ore notturne. Questa la pioggia di accuse a carico di Ciriolo.

ciriolo2 - Copia-2Tutto ha avuto inizio a tarda ora, quando a Lecce, in via Vecchia Carmiano, i carabinieri della Sezione radiomobile del Norm, l’hanno fermato a bordo di una Ford Escort station wagon. Lui era a bordo, nell’auto parcheggiata. E non sapeva che i militari erano arrivati lì’ seguendo il tracciamento Gps della compagnia assicurativa. L’auto, infatti, di un 62enne novolese, era stata rubata nel pomeriggio nella cittadina a pochi chilometri dal capoluogo.

Che sia stato Ciriolo, l’autore del furto? Ipotesi più che plausibile, ma al momento senza l’avallo di una prova concreta. Ecco perché risponde, nello specifico, “solo” di ricettazione. Tant’è. Che non fosse a posto e che non dovesse trovarsi su quell’auto, lo sapeva bene. Appena ha visto i carabinieri avvicinarsi, ha provato ad allontanarsi in fretta. Nulla da fare. Bloccato, non aveva documenti, ma in compenso, addosso, alcuni arnesi scasso. In più, ai miliari è apparso palesemente sotto effetto di sostanze stupefacenti. Tanto da essere segnalato pure alla Prefettura per uso non terapeutico.

Non aveva documenti con sé

Non avendo carta d’identità o altro, Ciriolo non avrebbe dichiarato compiutamente il suo nome. E per un’identificazione precisa, è stato ovviamente necessario portarlo in comando. A quel punto, trovandosi davanti a un’auto rubata da recuperare, i carabinieri hanno richiesto l’aiuto della polizia. Sono arrivati gli agenti delle volanti, uno dei quali si è messo alla guida della Ford, per condurla verso via Lupiae.

Intanto, negli uffici, Ciriolo è stato fotosegnalato e dichiarato in arresto. Ma proprio all’uscita dal comando, destinazione carcere, l’inattesa reazione, con il tentativo di fuga in manette. Per essere nuovamente fermato dai carabinieri, con l’assistenza dei poliziotti, nel frattempo già sopraggiunti.

Ciriolo, come anticipato, ha una lunga lista di precedenti alle spalle. Risulta fra i condannati nell’operazione “Papira” (un’inchiesta su una serie di furti  fra centro e sud Salento). E poi, vi sono diversi altri episodi per i quali è indagato sempre per furti, ma anche per rapina. Anche in questo caso, ha già una condanna, per un episodio avvenuto a Melissano.  

Ha patteggiato e va ai domiciliari

Questa mattina, nella direttissima, difeso dall'avvcato Massimo Bellini, Ciriolo ha patteggiato la pena davanti al giudice Stefano Sernia: un anno e sei mesi, con trasferimento ai domiciliari. Il pubblico ministero Giovanni Gallone aveva richiesto la misura cautelare in carcere.

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