rotate-mobile
Mercoledì, 24 Aprile 2024
Il punto sugli incendi boschivi / Andrano

Estate di fuoco, nell’area Parco 140 ettari distrutti dalle fiamme

L’Ente Parco interviene sugli eventi registrati nelle ultime settimane che hanno colpito il territorio: “Non sono aumentati numericamente gli incendi ma la loro estensione e intensità. Serve collaborazione tra istituzioni e privati”

ANDRANO – Circa 140 ettari di superficie percorsa dal fuoco nell’area del Parco Otranto-Santa Maria di Leuca-Bosco di Tricase in queste settimane torride di questa ennesima estate di fuoco: è il dato più allarmante che racconta come l’emergenza incendi resti un tema centrale per le politiche di tutela del territorio salentino e come la prevenzione sia elemento fondamentale, per evitare la devastazione del patrimonio naturale e ambientale.

Sono almeno tre gli episodi eclatanti, raccontati nell’ultimo mese, che hanno riguardato la zona del Capo di Leuca, con roghi che hanno deturpato le aree coinvolte e messo a repentaglio anche le abitazioni sulla marcia del fuoco. Ad andare distrutti finora sono stati per lo più terreni prevalentemente incolti, oliveti in stato di abbandono e macchia rada in ambiente di vecchi pascoli.

A fare il punto della situazione sugli incendi boschivi è proprio l’Ente Parco, che inquadra la questione in un discorso più generale e nazionale, che riguarda tutta la Penisola, e parlando di roghi “spesso di natura dolosa e criminale, appiccati per diverse ragioni anche a seconda della zona”: “È importante – puntualizzano dall’Ente – parlare di aree percorse dal fuoco e non incendiate. C’è una differenza: ci sono vecchi pascoli, in cui il fuoco passa velocemente e non procura sostanziali danni. Quando invece, invade la macchia o aree con biomassa legnosa, il fuoco permane e fa danni”.

Portando il dato più sul nazionale, invece, erano già 26.270 gli ettari bruciati dal 1° gennaio al 15 luglio 2022 (fonte EFFIS) e 32.921 gli interventi registrati ed effettuati, dal 15 giugno al 15 luglio, dai Vigili del Fuoco per incendi boschivi, nelle aree urbane e rurali (+4.040 rispetto allo stesso periodo del 2021). Lo stato d'allerta è ormai globale e molte zone, come il Salento, risultano fortemente colpite e pagano un prezzo altissimo in termini di biomassa andata in cenere.

In Italia le Regioni più colpite negli ultimi 14 anni, consultando i dati geolocalizzati e soprattutto i numeri forniti dalle Forze dell’ordine del rapporto Ecomafia 2022, sono principalmente alcune aree protette, con la Sicilia, la cui superficie vegetale percorsa dal fuoco ha rappresentato, negli ultimi 14 anni presi in esame, il 40% del totale di 38 aree protette. Con Calabria e Campania, si arriva al 78% e si raggiunge il 97% considerando Puglia, Lazio, Abruzzo e Piemonte. Durante quest’estate gli incendi sono più che triplicati colpendo dalla Maremma toscana al Carso friulano, dal Lazio alla Puglia, dalla Basilicata alla Sicilia fino all’Emilia Romagna, favoriti dalla mano criminale dell’uomo, dalle alte temperature oltre i 40 gradi e dalla siccità, con precipitazioni praticamente dimezzate nonostante le ultime ondate di maltempo al Nord.

“Il territorio salentino – chiariscono dall’Ente in una nota - paga, oltre ad un abbandono delle campagne estremamente parcellizzate, l’eredità lasciata dal disseccamento rapido degli ulivi che, da un lato, ha incrementato la biomassa incendiabile e, dall’altro, ha generato un punto di innesco e di propagazione. Fino alla comparsa del disseccamento gli oliveti, anche quelli più impervi, rappresentavano naturali fasce taglia fuoco agli incendi che si propagavano dagli incolti o dai vecchi pascoli”.

Oggi, dopo la trasformazione epocale subita dal territorio, non sono bastate le azioni repressive per l’applicazione delle buone pratiche di gestione dei terreni: “L’area protetta da Otranto a S.M. di Leuca - chiariscono - esprime un paesaggio fatto di habitat di grande pregio inframmezzati però a tanti minuscoli appezzamenti di terreno in abbandono colturale; ecco allora che, almeno nel nostro caso, non è tanto il numero di fuochi ad essere aumentato quanto l’estensione e l’intensità degli stessi”.

Secondo l’Ente, si rende necessaria creazione di zone di interruzione della linea del fuoco, intervenendo con modalità diverse dal passato: “In questo – precisano - è fondamentale l’azione di messa in rete e collaborazione con i privati, i tanti proprietari dei minuscoli fazzoletti di terra terrazzati, ad esempio”.

Infatti, gli incendi di questi  giorni, nella loro devastante azione, hanno lasciato segni di un possibile intervento: “I luoghi – si legge -, studiati con riprese dall’alto e monitorati prima e dopo il passaggio del fuoco, permettono, in alcuni casi di delineare fasce di possibile ingresso dei mezzi di spegnimento, zone di sbarramento e/o diminuzione della velocità di propagazione, zone con potenzialità multifunzionali anche gestite con pascolo o fuoco prescritto che possono essere cartografate e rese attive ed efficaci”.

Dall’Ente, che fin dalla propria costituzione ha stimolato la manutenzione del territorio di competenza dei comuni che lo compongono (pulendo tramite sfalciatura e tecniche sperimentali la rete della sentieristica per oltre 120 km e il perimetro delle principali aree boschive pubbliche, arriva un messaggio chiaro: non può da solo rappresentare un efficace contrasto al fenomeno; serve una collaborazione dei privati oltre, ovviamente, ad un’attività di integrazione/coordinamento, a livello regionale e nazionale, fra i settori dedicati alla previsione, prevenzione, informazione, addestramento, lotta, indagine e ricostituzione post-incendio.

Dal 1 giugno è attivo, come ogni anno, un presidio della Protezione Civile provinciale che pattuglia l’intera area ed interviene segnalando prontamente i principi di innesco alle autorità ed intervenendo direttamente nei casi di più semplice accessibilità, laddove le dimensioni dell’incendio lo consentono; ma, per una più efficace gestione del fenomeno, sarebbe fondamentale, secondo l’Ente, un’integrazione della politica forestale con quella agricola, incentivando, laddove possibile, il pascolo prescritto come strumento di prevenzione: “Il pascolamento con specie domestiche – asseriscono - è stato riconosciuto come tecnica per prevenire il propagarsi degli incendi o evitare che una volta innescati diventino disastrosi. Tutte le specie pascolanti, bovini, ovini e caprini possono essere utilmente impiegate. Vogliamo ricordare che questa tecnica innovativa è stata adottata dal nostro Parco già da diversi anni, laddove è risultato possibile attuarla”.

L’appello, infine, è quello di non delegare il governo degli incendi alle sole istituzioni perché i cittadini possono essere parte attiva, manutenendo, ad esempio, i propri appezzamenti di terreni per una reale ed efficace prevenzione; c’è poi il confronto con le associazioni territoriali, passando dall’applicazione di pene più severe per i colpevoli e di ingenti investimenti nel potenziamento della flotta aerea pubblica, nella specializzazione interna al Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco, per interventi più tempestivi nei luoghi in cui si verificano gli eventi, “che – evidenziano - come ormai abbiamo potuto appurare, peraltro, sono spesso gli stessi”.

Moltissime aree boschive, infatti, hanno subito più volte un incendio e la distruzione della medesima zona certifica l’ulteriore relazione tra la mano umana, la sua regolare presenza e interesse criminale su quel territorio: “Istituzioni e cittadini – concludono -, ciascuno per la propria competenza, sono chiamati a intervenire compiendo il proprio dovere”.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Estate di fuoco, nell’area Parco 140 ettari distrutti dalle fiamme

LeccePrima è in caricamento