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Cronaca

Nelle carte dell'inchiesta: “Non ti dimenticare chi sono a Lecce. Se devo usare il potere, lo uso”

Queste le parole che il giudice Pietro Errede, ai domiciliari da ieri, avrebbe proferito in una concessionaria dalla quale pretendeva la sostituzione di un veicolo, a suo dire difettoso

LECCE - Un re a Corte: viene descritto così Pietro Errede nelle carte dell’inchiesta condotta dalla Procura di Potenza e nell’ambito della quale il giudice leccese si trova da ieri ai domiciliari (come riferito in un precedente articolo).

Amante dei gioielli, della vita mondana, dei viaggi, avrebbe sempre trovato “cortigiani” pronti a esaudire i suoi desideri e che in cambio avrebbero ottenuto incarichi nel palazzo di via Brenta. 

Tra questi ci sarebbe stato il commercialista Marcello Paglialunga (ai domiciliari nell’ambito dello stesso procedimento) che, si legge nell’ordinanza, in pagamento del mercimonio della funzione giudiziaria, avrebbe “regalato” al giudice:  una collana tennis di brillanti lunga 50 centimetri dal valore di mercato di 12mila euro, acquistata a un prezzo di favore di 7.100 euro; un tablet (sostituito dal magistrato con un telefono dal valore di 1.059 euro); l’incarico legale in una società di preziosi all’avvocato Alberto Russi, suo convivente, il quale avrebbe ottenuto un immediato versamento di un anticipo di circa 2.500 euro.

Dal commercialista Emanuele Liaci (anche lui ai domiciliari), invece, il giudice e Russi avrebbero ottenuto: nel 2021, un vacanza “gratis” in Grecia in barca a vela; il pagamento del premio assicurativo all’auto del primo; la promessa di una crociera sempre in barca a vela per il magistrato e cinque ospiti; un banchetto per il 16 luglio del 2022 in un locale a Santa Maria di Leuca. Questi ultimi due eventi furono poi annullati per l’esecuzione del decreto di perquisizione eseguito dai finanzieri il 29 giugno scorso.

Secondo gli inquirenti, con chi non avesse soddisfatto i suoi bisogni, Errede avrebbe usato parole dure, come quelle rivolte al dipendente di una concessionaria, e indirizzate anche al titolare, per sollecitare la sostituzione in tempi brevi di una vettura, dopo un anno dall’acquisto, per presunti difetti di costruzione relativi alla centralina: “Io in genere non vado a rincorrere la gente… io la gente la mando a prendere e la portano davanti a me! In genere eh! Se devo cominciare a fare così pure con voi?! Io lo faccio, non ho problemi, una parola devo dire! Io non devo correre dietro a nessuno, che non ti dimenticare quello che sono e quello che rappresento a Lecce, cioè voglio dire, non ci dobbiamo stare a prendere in giro, se devo usare il potere lo uso, male ma lo devo usare con voi, che devo fare?”.

La vicenda risale all’8 giugno del 2022. Il giudice era in servizio nel tribunale di Lecce (da qualche mese ha ottenuto il trasferimento in quello di Bologna) ed era – e non è un dato marginale nel racconto dei pubblici ministeri di Potenza – delegato nell’ambito della procedura di controllo giudiziario di una società riconducibile alla famiglia di una delle proprietarie della stessa concessionaria. 

Per il gip Salvatore Pignata, pur ammesso fosse fondata la pretesa di Errede, “ciò che conta è che la modalità della richiesta di quest’ultimo fosse indebita perché posta in essere con la minaccia di un danno ingiusto alla persona offesa, mediante l’utilizzo dei suoi poteri di magistrato”. Da qui l’accusa di tentata concussione. 

Questi alcuni dei numerosi episodi finiti nel provvedimento del gip e rispetto ai quali gli arrestati potranno rispondere durante l’interrogatorio di garanzia che si terrà nei prossimi giorni.

A difenderli ci penseranno gli avvocati: Donato Cimadomo, Michele Laforgia, Amilcare Tana, Roberto Rella, Francesca Conte, Luigi Suez.

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