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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Inchiesta sul gasdotto Tap: a maggio la prima udienza del processo

Notificato agli indagati il decreto di citazione diretta a giudizio. Tra le contestazioni l'avvio delle opere in assenza di autorizzazioni legittime e l'inquinamento della falda nell'area di San Basilio

LECCE – Sono stati rinviati a giudizio gli indagati nell’ambito dell’inchiesta della procura della Repubblica di Lecce sulla realizzazione del gasdotto Tap. Dopo la chiusura delle indagini, formalizzata a settembre, il sostituto procuratore Valeria Farina Valaori ha firmato il 18 dicembre il decreto di citazione diretta fissando per l’8 maggio la data della prima udienza davanti alla seconda sezione penale, presieduta da Silvia Saracino. Il provvedimento, che tuttavia non è stato accompagnato da alcuna richiesta di sequestro, è stato notificato nei giorni scorsi.

Tra i reati e gli illeciti contestati spicca l’avvio e la prosecuzione dei lavori per il tratto italiano dell’infrastruttura energetica anche su aree sottoposte a vincolo paesaggistico e idrogeologico e su zone agricole dichiarate di interesse pubblico, in carenza delle autorizzazioni necessarie. La procura è infatti convinta che i decreti ministeriali del 2014 e 2015 (rispettivamente del dicastero dell’Ambiente e delle Attività Produttive) siano illegittimi, poiché adottati senza valutare gli effetti cumulativi, interni ed esterni. Di questa fattispecie devono rispondere Michele Mario Elia, di 73 anni; Gabriele Paolo Lanza, di 56 anni e Marco Paoluzzi, di 46 anni: il primo nelle vesti di country manager di Tap, il secondo come project manager  e il terzo in qualità di direttore dei lavori.

A vario titolo, poi, si contestano l’espianto di alcuni ulivi in periodo diverso da quello autorizzato, l’inquinamento della falda a causa della incompleta impermeabilizzazione del pozzo di spinta del tunnel e realizzazione di opere abusive.

Di seguito i nomi degli altri indagati: Lucio Mello, 55 anni, di Veglie,  titolare dell’omonima impresa a Carmiano impegnata nell’espianto e trasporto di ulivi; Massimiliano Greco, 47 anni, di Arnesano, legale rappresentante dell’impresa addetta alla installazione della recinzione; Antonio Vallone, 49 anni, di Galatina, legale rappresentante della società subappaltatrice, con sede a Melpignano, del montaggio della recinzione. E poi i manager della Saipem, ossia il principale appaltatore per i lavori di costruzione del micro tunnel e del tratto di condotta offshore Albania-Italia: Luigi Romano, 63anni, di Siracusa; Adriano Dreussi, 57 anni, di Pagnacco (in provincia di Udine); Piero Straccini, 62 anni, di Pescara; e Luca Gentili, 51 anni, di Milano.

Nella lista figurano anche Yuri Picco, 41 anni, di Villanova di San Daniele (in provincia di Udine) ed Aniello Fortunato, 41 anni, di Ascea (in provincia di Salerno), il primo nel ruolo di responsabile di commessa  e il secondo di direttore tecnico di cantiere della Icop, la società incaricata di realizzare il pozzo di spinta;  Giuseppe Mariano, 54 annui, di Copertino, direttore di cantiere della Sme strade; Giuseppe Cesario  Calò, 67 anni, di San Cesario, datore di lavoro di Geoambiente srl con sede a Cavallino; Maurizio Luigi De Pacalis, 60 anni, di Galatina, rappresentante della società che ha fornito il calcestruzzo; Claudio Coroneo, 63 anni, di Galatina, amministratore dell’impresa addetta al montaggio della recinzione, e il socio  Pantaleo Notaro, 59 anni, di Galatina; Alessandro Niccoli, 40 anni, di Brindisi, amministratore dell’impresa che ha eseguito i lavori. C’è poi la società Trans Adraiatic Pipeline Ag Italia  (Tap) nelle persone di Luca Schieppati ed Elisabetta De Michelis, in qualità di direttori dotati di poteri di rappresentanza.

Risultano 15 le parti offese: tra loro i sindaci che avevano chiesto l’applicazione della normativa sugli incidenti rilevanti (Melendugno, Calimera, Castri di Lecce, Lizzanello, Vernole, Martano, Zollino, Corigliano d’Otranto), il presidente della Regione Puglia, il ministero dell’Ambiente, il presidente del comitato No Tap Salento, le associazioni Codacons, Italia Nostra e Vas Aps Onlus.

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