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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Monteroni di Lecce

Inchiesta per usura: arrestati imprenditore e suo dipendente

La ordinanze riguardano l'imprenditore edile Domenico Giancane, 62enne, e Giovanni Paolo Guido, 43enne, ragioniere, che si trova ai domiciliari. Gli arresti firmati dal gip Ines Casciaro su richiesta del pm Alessio Coccioli

 

 

MONTERONI – Migliaia di ore di intercettazioni telefoniche, almeno una cinquantina di persone finite nella morsa dell’usura, una stretta che toglie il sonno alle vittime, a loro volta, però, non sempre reattive, quando si tratta di dare un taglio e denunciare. Ed è “solo la punta dell’iceberg”, sostengono i carabinieri del quartiere generale di via Lupiae, per voce del loro comandante, il colonnello Maurizio Ferla, che, nel pomeriggio, ha convocato una conferenza stampa. Spiegando che, per ora, un tentativo d’inquinamento probatorio ha fatto scattare le manette ai polsi di un imprenditore di Monteroni di Lecce e di un suo fidato collaboratore, ma che l’inchiesta è soltanto all’inizio. Tanti, sono, infatti, gli aspetti ancora da approfondire. A partire dalla possibile rete di affiliazione ad un sistema che forse non può dirsi mafioso, ma che ne ricalcherebbe, almeno in qualche episodio, certe sinistre dinamiche.

Le ordinanze di custodia cautelare sono state emesse dal gip Ines Casciaro, con le accuse di usura pluriaggravata e favoreggiamento, su richiesta del pubblico ministero Alessio Coccioli.  Riguardano l'imprenditore edile Domenico Giancane, 62enne (titolare della Edilgiancane di via San Cesario, a Lecce, e della Edil Magà di via Copertino, a Monteroni), che è stato condotto in carcere, e un dipendente delle sue aziende, Giovanni Paolo Guido, 43enne, anch’egli residente a Monteroni, che svolge mansioni di ragioneria e che si trova ai domiciliari. Gli arresti sono stati eseguiti dai carabinieri della compagnia di Lecce, diretti dal maggiore Giuseppe Colizzi e dal tenente Alessio Perlorca.

Le vittime sono, in particolare, imprenditori del ramo edile, ai quali sarebbero stati applicati tassi d’interesse notevoli. E questo perché, in molti casi, l’imprenditore avrebbe approfittato di rapporti di credito già instauratisi per commesse di lavoro. Insomma, dagli affari leciti a quelli illeciti, il passo sarebbe stato breve.

Nel corso delle intercettazioni, i militari hanno ascoltato i dialoghi con i presunti usurati, i quali sarebbero stati costretti a rinnovare periodicamente gli interessi su capitali concessi in prestito nei mesi precedenti. E se alcuni sono già stati interrogati nel corso delle ultime settimane, l’elenco, assicurano gli investigatori dell’Arma, è davvero lungo. Come dire: i colpi di scena sono davvero dietro l’angolo.

Certo è che un primo, decisivo passo, i carabinieri l’hanno compiuto il 14 settembre scorso, quando, fra Monteroni e Lecce, hanno svolto alcune perquisizioni a carico di una parte degli indagati, in un’inchiesta  dai contorni ben più ampi. Durante il sopralluogo, i militari, nell’occasione, hanno sequestrato circa 430 fra assegni e cambiali e 10mila euro in contanti. Un primo riscontro, a detta loro, degli illeciti di Giancane, la cui mole è definita “imponente”.

Proprio dopo quelle perquisizioni, sarebbe stato messo in atto un tentativo d’inquinamento delle prove. Giancane avrebbe persino preso contatti con gli usurati, che nel frattempo già iniziavano a sfilare in caserma per essere ascoltati, in modo da concordare, secondo le contestazioni dei carabinieri, versioni dei fatti che lo sollevassero da responsabilità.

Non solo. Facendo affidamento su Guido – ed ecco che entra in gioco il suo collaboratore -, Giancane avrebbe cercato di far apparire legittime alcune operazioni usurarie, tramite l’emissione di fatture false e l’alterazione di registri contabili.  

Una curiosità? Durante una delle perquisizioni (anche questa mattina, se ne sono svolte altre, definite “fruttuose”), addosso a una persona ritenuta vicina a Giancane, i carabinieri hanno trovato una chiavetta. Questa, a quanto pare, apriva una cassetta. All’interno c’era un’altra chiave, che, a sua volta, serviva a spalancare un ulteriore cassetto. Scatole cinesi, e non in senso metaforico. Sta di fatto che, nell’ultimo “nascondiglio”, sono stati trovati 270 fra assegni e varie cambiali.

“Siamo qui, oggi, a lanciare un messaggio di serenità e un invito alla collaborazione, alle vittime”, ha tenuto a sottolineare il colonnello Ferla. “Invitiamo tutti coloro che non abbiamo ancora ascoltato a presentarsi nelle nostre caserme e a raccontare le loro storie. Ricordo sempre che esiste il fondo per le vittime dell’usura, al quale poter accedere, per essere ristorati”.

L’indagine, infatti, come detto, è solo all’inizio e destinata, probabilmente, ad allargarsi ancora. E’ lo stesso comandante Ferla a svelare, ad esempio, che “sebbene non sia stata contestata l’aggravante del metodo mafioso, perché non ricorrevano i presupposti, stiamo vagliando la situazione, perché in linea di principio, alcuni recuperi sarebbero stati fatti anche a seguito di palesi minacce”. Ovvero, “qualche pregiudicato avrebbe in qualche modo aiutato Giancane nel recupero dei crediti, e su questo fronte stiamo svolgendo accertamenti, per individuarne con precisione il ruolo”.

Gli approfondimenti, dunque, proseguiranno nei prossimi giorni, con riscontri di polizia giudiziaria e non si esclude che il bacino degli indagati possa allargarsi ancora. Basti pensare che, fin da quel 14 settembre, tra gli altri che erano già finiti nell'inchiesta, risultavano anche l'avvocato Fabio Frassanito, 60enne, noto per essere consigliere comunale a Monteroni, con deleghe al contenzioso e alla cittadinanza attiva, e un altro imprenditore, Gianfranco Pati, 52enne, già in passato finito al centro di un’inchiesta per usura, riciclaggio ed esercizio abusivo dell'attività finanziaria, con processo di primo grado chiuso, però, nel gennaio del 2009, con una piena assoluzione. In realtà, anche se non vi sono conferme ufficiali, sembra che gli indagati siano molti di più. Oltre una decina. E i prossimi mesi saranno cruciali per far piena luce su tutto il quadro.

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