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Cronaca

Inchiesta sanità. Frisullo e Tarantini condannati, assolto Montinaro

Associazione per delinquere: due anni e otto mesi per l'ex vicepresidente della Regione, quattro anni per l'imprenditore. Assolto l'ex primario Montinaro. Frisullo ha rilasciato dichiarazioni spontanee, dichiarandosi innocente

BARI – E’ stata una vigilia di Natale di grande attesa e forte tensione emotiva, per l’ex presidente della Regione Puglia, Sandro Frisullo, leccese, già esponente di spicco del Pd salentino, per l’imprenditore barese Gianpaolo Tarantini, e per l’ex primario di neurochirurgia del “Vito Fazzi”, Antonio Montinaro, anch’egli di Lecce. Alla fine, nel primo pomeriggio, nell’aula di giustizia del tribunale di Bari, la parola “colpevole” è risuonata per due imputati su tre. Unico ad uscire assolto da tutte le accuse è stato il medico leccese. 
Frisullo e Tarantini, invece, sono stati condannati, rispettivamente, a due anni e otto mesi e a quattro anni e tre mesi. I pubblici ministeri Ciro Angelillis ed Eugenia Pentassuglia, per l’ex presidente della giunta Vendola, avevano invocato una pena molto più severa, a sei anni di reclusione. Ma per Frisullo sono cadute alcune delle imputazioni formulate, ovvero quelle di corruzione e millantato credito. L’impianto ha però resistito nel caso dell’ipotesi di associazione per delinquere, turbativa d’asta e abuso d’ufficio. Accolta in pieno, invece, nel caso di Tarantini, la richiesta dei magistrati inquirenti.

Per Montinaro, infine, era stata richiesta una condanna a due anni e otto mesi. Era stato indagato per corruzione e turbativa di libertà d'incanti, per un singolo episodio risalente al 2007, riguardante una fornitura di materiale sanitario, ma le accuse non hanno evidentemente retto in giudizio. Nei prossimi giorni saranno rese note le motivazioni. 

La sentenza, con rito abbreviato, è stata emessa dal gup Alessandra Piliego del tribunale di Bari. Nell’indagine sono coinvolti anche Claudio Tarantini, fratello di Gianpaolo, e l’ex direttore amministrativo dell’Asl di Lecce, Vincenzo Valente, che sono stati rinviati a giudizio. Il processo si aprirà il 7 marzo 2013.

L’inchiesta, come noto, è stata chiusa all’alba del 18 marzo del 2010. Frisullo, all’epoca, è stato fra i destinatari di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, a differenza di Montinaro e Valente, che sono rimasti per diverso tempo ai domiciliari. Nel formulare le imputazioni, gli inquirenti della procura barese - con indagini condotte dalla guardia di finanza - si sono avvalsi di intercettazioni telefoniche e ambientali, della disamina della documentazione acquisita presso aziende sanitarie e strutture ospedaliere, ma anche dell'ascolto di numerose persone informate sui fatti, oltre che di varie, scottanti  dichiarazioni di Gianpaolo Tarantini.

Gianpaolo Tarantini (infophoto)-2Le contestazioni riguardavano la gestione delle gare e delle trattative per l'acquisto di attrezzature sanitarie e strumentari chirurgici, ma anche per l'affidamento dei servizi nell'ambito delle strutture sanitarie. Una gestione, secondo i magistrati, attuata in modo tale da avvantaggiare le società dei fratelli Tarantini.

In particolare, l'ex vicepresidente della Regione, per i magistrati, si sarebbe adoperato per accreditare i fratelli Tarantini e far ottenere alle aziende a loro riconducibili commesse in cambio del pagamento di somme di denaro in contanti, di favori di natura sessuale e altri vantaggi. Ad esempio, l'uso di autovettura e autista, ma anche acquisiti presso esercizi commerciali, persino servizi di pulizie in casa. 

Prima che il gup si ritirasse in camera di consiglio, Frisullo ha voluto rilasciare alcune dichiarazioni, riprese dall’Ansa. L’ex politico del Pd ha definito la sua vicenda un “incubo giudiziario”, ha spiegato di sentire “ancora la prostrazione e l'umiliazione subita per una detenzione che mi ha ferito il corpo e l'anima”, ed ha invocato un atto riparatore, chiedendo l’assoluzione. 

“Nella mia non breve attività politica ed istituzionale - ha detto Frisullo, rivolgendosi al giudice - non ho mai preso denaro per favorire qualcuno. Io sono sempre stato dall'altra parte della barricata: ho combattuto, da politico e da uomo delle istituzioni, collaborando lealmente con la magistratura e le forze dell'ordine, l'illegalità, la criminalità organizzata, l'affarismo e il mercimonio delle istituzioni. Per questo respingo, con tutte le mie forze, la raffigurazione deformata che si fa della mia personalità, dal buco della serratura delle dichiarazioni di Gianpaolo Tarantini, tratteggiandomi come un delinquente che ha approfittato del suo ruolo pubblico per le proprie convenienze e a fini di arricchimento personale”. 

“Io ho il dovere - ha detto ancora Frisullo - di difendere la mia fedeltà alle istituzioni e la mia storia personale e politica. Questo è l'unico tesoro che ho accumulato in tutti questi anni: il mio onore politico e la reputazione pubblica”. Ma la sua accorata autodifesa non è valsa a garantirgli una piena assoluzione, almeno in primo grado.

"Le sentenze si impugnano, non si commentano. Siccome questa sentenza è difficile da interpretare aspettiamo le motivazioni", ha dichiarato all'Ansa l'avvocato Michele Laforgia, che difendeva Frisullo.  "Prendiamo atto di un dispositivo che, a fronte di una condanna - ha proseguito - esclude la responsabilità per una serie di capi d'imputazione su cui l'accusa ha fondato in tutti questi anni le contestazioni nei confronti di Frisullo e lo condanna ad una pena che è molto più bassa di quella che ha originato tutto questo processo e che ha determinato una richiesta della pubblica accusa in sede di giudizio abbreviato di ben sei anni. Per tutto il resto - ha concluso - aspettiamo le motivazioni e l'appello".
 

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