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Incidenti stradali Leuca / Viale Marche

Inciampa su di una mattonella sconnessa, in ospedale con trauma cranio-facciale

La disavventura di una 49enne di Lecce, emblematica dello stato dei marciapiedi in città. L'urto violento si è verificato in viale Marche. Soccorsa prima dai passanti, poi dal 118. Sul posto la polizia locale

LECCE - La mattonella sconnessa, un piede in fallo che si pianta di netto, il volo, cadendo a peso morto sul marciapiede, qualche metro più avanti rispetto all’improvvisa “trappola”. E battendo con il pieno volto, rimasto tumefatto all’altezza dello zigomo destro.

“Mi è sembrato come di subire uno spintone inatteso, essere sospinta da un’auto”, racconta la donna, mentre ricorda quel balzo in avanti, seguito da un urto di rara violenza. Stava portando a passeggio il cane che deve essere rimasto a sua volta terrorizzato, quasi disorientato, a giudicare dai latrati e dai successivi comportamenti, quando ha avvertito lo strattone involontario del guinzaglio. E anche il fatto di avere le mani impegnate, potrebbe avere impedito alla donna di parare il colpo d’istinto con entrambe le braccia.

Leccese, 49enne, la vittima di questa pericolosa caduta abita nel quartiere Leuca, non lontano da viale Marche, luogo in cui è stata soccorsa, in primis, da passanti ed esercenti di negozi vicini. Ha riportato un trauma cranio-facciale, un altro al polso destro, e poi contusioni del cuoio capelluto e del collo. Bene è andata che non siano rimasti interessati anche gli occhi. E che la prognosi generale non sia stata infausta, anche se è stata consigliata, per la dinamica, un’osservazione di 48 ore. Resta il problema della pericolosità di certe vie. Anche perché di marciapiedi insidiosi, vuoi per le radici degli alberi, vuoi per altre problematiche, la città n’è piena. E poi, fosse accaduto a una persona anziana, con scarsi riflessi e le ossa più fragili, forse si starebbe parlando di altro.

L'episodio in viale Marche

Il fatto è avvenuto intorno alle 18 circa di martedì 23 maggio. E pure il diavolo ci ha messo lo zampino. La donna era uscita per pochi minuti, senza borsa, senza cellulare, facendo un percorso leggermente diverso dal solito. Insomma, tutto le s’è messo contro, e nello stato confusionale del momento, dopo quella legnata al suolo, è entrata anche nel panico, non potendo chiamare immediatamente numeri d’emergenza, parenti, amici, nemmeno la figlia di 14 anni che l’attendeva a casa.

“Non me ne sono proprio accorta delle sconnessioni”, spiega. “A quell’ora, in cui c’è ancora luce, le ombre delle fronde proiettate sul marciapiede devono avermi ingannato”. In quel momento la 49enne si trovava con il cane al guinzaglio su viale Marche, in direzione di via Leuca, sul lato del marciapiede che s’incrocia con via Cesare Palma. “Una ragazza che procedeva a piedi mi ha sorpassato di lato. Poi, ho fatto quel volo. Ho avvertito violenta la botta. Ho iniziato a piangere per il dolore e mi sono ritrovata il cane davanti alla fronte, ad abbaiare. La ragazza se n’è accorta, è tornata indietro e le ho chiesto aiuto, non avendo il cellulare, per chiamare il 118. Le ho dato anche l’unico numero che ricordavo a memoria, quello di mio marito, che in quel momento era al lavoro”.

Finita al pronto soccorso

Così, mentre è partita subito la richiesta di soccorso (non si potevano escludere conseguenze serie, come un trauma commotivo o fratture al volto), diversi passanti ed esercenti delle attività vicine le hanno prestato conforto, portandole acqua e ghiaccio secco. Quando è arrivata una prima ambulanza, il cane, spaventato dalla caotica situazione, ha iniziato a fare il suo “mestiere”: difendere la padrona ferita. Così, ha reso travagliato il soccorso, arrivando anche a strappare con un morso il guanto di un’infermiera che ha provato a intervenire alle spalle della donna ferita. L’infermiera è poi andata al pronto soccorso per verificare eventuali lesioni e farsi refertare. Per fortuna, nulla di grave, atteso che il cane stesso è in regola con tutti i vaccini.   

Il marciapiede sconnesso e i soccorsi

Con l’intervento del marito, che nel frattempo è piombato sul posto, e che ha preso in consegna il cane, il personale di una seconda ambulanza ha provveduto alle prime cure, decidendo quindi per il trasporto in ospedale. Erano necessari accertamenti strumentali, a partire da una Tac. Ma dato che la destinazione assegnata era l’ospedale “Sacro Cuore di Gesù” di Gallipoli, non senza disappunto per la lontananza, la 49enne ha deciso di farsi accompagnare direttamente dal marito al “Vito Fazzi” di Lecce. Qui sono state escluse complicazioni e in tarda serata è stata dimessa. Ora è in cura presso il suo medico.

Sul posto della caduta è intervenuta anche la polizia locale, che ha effettuato alcuni rilievi, fotografando la porzione di marciapiede “incriminata”.  

Un problema che si trascina da anni

L’incidente, simile a tanti altri, potrebbe avere un risvolto in tribunale, qualora si decidesse di avviare un’azione legale. La 49enne, come detto, spiega di essere stata tratta in inganno, visivamente, non accorgendosi dell’insidia. Un aspetto che potrebbe andare a suo vantaggio, qualora provato. Sul punto i giudici – anche sulla scorta di consolidate affermazioni della Cassazione –, hanno visioni e quindi pronunciamenti differenti, a seconda dei casi. I criteri di giudizio si basano sull’effettiva visibilità dell’insidia, le condizioni di luce al momento dei fatti e di altri fattori, come eventuali dislivelli (qui un articolo completo a opera di una nota testata giornalistica specializzata, La legge per tutti).

Intentare o meno una causa sarà, ovviamente, decisione della donna, ma quel che qui preme è rimarcare il problema delle pavimentazioni in rovina, che in città si moltiplicano e fanno il paio con le buche sull’asfalto (proprio ieri si è scritto di come il Comune intenda procedere per le riparazioni del manto a gruviera leccese). Ed ecco che questa vicenda diventa emblematica di una questione che si tracina da tempo.

Le radici degli alberi

Avvallamenti più o meno vistosi, mattoni e mattonelle spesso completamente staccati dal suolo, crepe a volte anche di dimensioni notevoli rappresentano un problema molto serio, che non nasce certo oggi, ma al quale negli anni non si è forse prestata l’attenzione giusta. Insomma, occorre senz’altro scongiurare il rischio che ci possano essere ferimenti (se non peggio) anche piuttosto seri. E questo indipendentemente che la vittima di turno possa essere stata, alla fine, giudicata disattenta o meno.

Il fenomeno, in molti (ma non in tutti) i casi, è dovuto all’espansione di radici di essenze arboree piantate diversi decenni addietro e che non sono del tutto compatibili con il contesto urbano. Se n’è discusso molto, in queste ultime settimane, anche dopo il crollo di diversi alberi in città, ed è uno dei motivi per cui l’amministrazione comunale ha avviato una campagna di abbattimenti di quelli che si reputa possano creare pericoli imminenti. Argomento che sta comportando dibattiti anche piuttosto accesi (qui l’ultimo aggiornamento in materia), fra chi ritiene che certe misure siano necessarie e chi sostiene che non tutti gli alberi cittadini siano da sradicare.      

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