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Venerdì, 29 Marzo 2024
Incidenti stradali

Morte nella sottovia, assolti in appello Perrone e l'ex comandante Urso

Solo per la dirigente Branca confermata la condanna. Quasi del tutto ribaltata la sentenza in primo grado per il decesso dell'avvocato De Pace, avvenuto nel giugno del 2009

LECCE – Assolti il sindaco Paolo Perrone e l'ex comandante dell'allora polizia municipale (oggi polizia locale), Raffaele Urso. Solo per la dirigente comunale Claudia Branca è stata confermata la condanna inflitta in primo grado per la morte dell'avvocato Carlo Andrea De Pace, avvenuta a 81 anni il 21 giugno del 2009. L’uomo annegò nella sua spider Duetto sotto il ponte che incrocia via del Mare e la circonvallazione, nei tratti fra i viali Japigia e Leopadi, quella mattina completamente allagato a causa di un nubifragio.

Quasi del tutto riformata in appello, dunque, la sentenza di primo grado, che aveva visto condannati tutti e tre: il sindaco e la dirigente a dieci mesi, l'ex comandante a sei mesi. Diversi erano i reati a loro attribuiti. Perrone e l’architetto Branca, quest’ultima a capo del settore Lavori pubblici, rispondevano di omicidio colposo per “aver cagionato per negligenza, imprudenza e imperizia, il decesso di De Pace”. Ovvero, per non aver agito tempestivamente sul famigerato sottopasso e far sì che non si allagasse, come già avvenuto in passato. In fin dei conti, è un punto della città nel quale più automobilisti sono rimati impantanati, negli anni (prima e dopo la tragedia), rischiando la stessa sorte di De Pace.

Urso, invece, rispondeva di favoreggiamento aggravato. Gli inquirenti ritennero all’epoca, infatti, che avrebbe tentato di ostacolare le indagini facendo pressioni su un suo sottoposto, mentre questi si trovava a testimoniare presso il comando provinciale dei carabinieri (ai quali furono delegate le indagini). Il sindaco, dunque, non è stato ritenuto responsabile dell’episodio, al contrario della dirigente di Palazzo Carafa. L’ex comandante, invece, è stato assolto “perché il fatto non sussiste.”  

Nella mattinata era stato il sostituto procuratore generale, Giampiero Nascimbeni, a sollecitare l’assoluzione per sindaco ed ex capo dei vigili e la conferma della condanna per la dirigente. E la Corte d’appello, presieduta dal giudice Vincenzo Scardia, intorno alle 22 di questa sera, ha accolto tutte le richieste.

Quella mattina De Pace finì con l’auto nel fondo del sottopassaggio, trasformatosi in una sorta di catino. La spider rimase intrappolata, e l’abitacolo fu completamente invaso dall’acqua. Invano alcuni passanti lo raggiunsero. Quando riuscirono, con difficoltà, a causa della pressione, ad aprire lo sportello, l’uomo era ormai già deceduto. Il corpo fu adagiato sulla parte sovrastante dello scivolo e coperto sotto una trapunta portata da alcuni residenti dei dintorni, in attesa che arrivassero i soccorritori. Va detto che quel giorno, visto il particolare e violento nubifragio, 118, vigili del fuoco e varie forze dell’ordine, furono impegnate su molti, forse troppi fronti.

In primo grado, il 17 luglio 2014, invano gli avvocati di Perrone e Branca, Giuseppe Corleto e Andrea Sambati, avanzarono l’ipotesi dell’estraneità ai fatti dei loro assistiti. Il giudice Silvia Minerva li ritenne entrambi colpevoli. Partendo anche dal fatto che la perizia dei consulenti della Procura (l’accusa era sostenuta dal pm Paola Guglielmi) illustrò come l’allagamento fosse da attribuire a un “rigurgito” provocato dall’insufficiente funzionamento del sistema di smaltimento delle acque piovane in mare e che si sarebbero dunque riversate all’interno del sottopassaggio. Oggi, però, per Perrone è arrivata l’assoluzione.

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