rotate-mobile
Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Polizia penitenziaria in affanno: "All'interno del carcere siamo pochi"

Tornano a protestare gli agenti della Casa circondariale di Lecce; le condizioni di sotto organico aggravate dalla prossima apertura del polo psichiatrico

LECCE – C’è un’emergenza all’interno del carcere di Lecce legata alla carenza del personale della polizia penitenziaria. I sindacati Sappe, Osapp, Uilpa, Sinappe, Uspp, Cgil e Cisl lo hanno ribadito questa mattina alla stampa e, per sbloccare l’impasse, hanno coinvolto direttamente le istituzioni rappresentate dal vicesindaco di Lecce, Gaetano Messuti e dal senatore Francesco Bruni.

Quella di oggi è stata l’ennesima tappa di una protesta iniziata in autunno quando i sindacalisti hanno manifestato davanti alla Casa circondariale di Lecce per lamentare le condizioni di sottorganico che rischiano di aggravarsi in previsione della prossima apertura del nuovo reparto psichiatrico. “Come riusciremo ad amministrare i nuovi reparti, a garantire la sicurezza all’interno del carcere e l’incolumità degli agenti se non aumenta il personale in servizio?”, hanno  spiegato i segretari.

Dati alla mano, la situazione è preoccupante: allo stato attuale sono impiegati 604 poliziotti, quando la pianta organica del 2013 ne aveva previsti 715. 79 agenti lavorano presso il nucleo traduzioni, hanno cioè il compito di scortare i detenuti verso strutture esterne; 112 persone prestano servizio all’interno degli uffici e 80 poliziotti andranno in pensione nel 2017.

L’età media del personale, come se non bastasse, è piuttosto elevata e vi sarebbero gravi lacune nelle attività di addestramento e nelle esercitazioni. In buona sostanza gli agenti, costretti a turni massacranti che superano le 12 ore giornaliere complessive, sono sottoposti ad un forte stress psicofisico che influisce sia sulle prestazioni lavorative sia sulla qualità della loro vita. “La situazione del carcere di Lecce è prossima al collasso e se il sistema regge è solo grazie al superlavoro dei poliziotti che fanno gli straordinari su base volontaria. Ma non siamo supereroi e nessuno vuole prendere in mano la situazione”, spiegano i referenti sindacali.

I sindacati di categoria hanno puntato il dito in particolare contro l’amministrazione del dipartimento regionale: “Manca un vero confronto con le organizzazioni sindacali su temi così importanti e invece di ricevere le solite risposte vaghe ora desideriamo una presa di posizione ufficiale ed in forma scritta”.

Il problema, in ogni caso, non è nuovo ed è piuttosto diffuso su scala nazionale. A Lecce come altrove, nonostante i grossi passi in avanti fatti sul fronte dell’innovazione tecnologica e della strumentazione per la sorveglianza, si lavora sotto pressione. “È vero che tutti i corpi di polizia versano in queste condizioni ma per noi è diverso – aggiungono-. Ci sentiamo soffocati e non abbiamo il tempo di smaltire lo stress accumulato stando a contatto con persone che presentano complesse problematiche di devianza sociale; disagi di cui ci facciamo carico in prima persona ma che a lungo andare ci logorano. Non conosciamo pause ed anche la nostra vita privata, insieme a quella dei nostri figli e delle nostre famiglie, ne risente gravemente”.

Il vicesindaco ed il senatore, che non erano a digiuno della situazione, si sono impegnati ad intervenire in prima persona. Bruni scriverà immediatamente una lettera al ministro dell'Interno, Minniti, in attesa che riprendano i lavori parlamentari per presentare un’apposita interrogazione. Messuti, da parte sua, ha aggiunto: “Queste carenze si traducono in una mancanza di sicurezza sia per gli agenti, sia per il territorio di Lecce e ne dobbiamo tenere conto perché non si può considerare il carcere come una realtà indipendente dalla città e dal tessuto sociale circostante”.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Polizia penitenziaria in affanno: "All'interno del carcere siamo pochi"

LeccePrima è in caricamento