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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Tuglie

Indagavano sull'omicidio di un boss e scoprirono gli artefici di un furto in banca: tre condanne

Il gruppetto fu individuato nell’ambito dell’inchiesta Antimafia denominata “Diarchia”. Gli imputati rispondevano del colpo del 18 marzo del 2017 messo a segno a Tuglie e di quello tentato, un mese dopo, a Matino

TUGLIE - Erano accusati di aver messo a segno un colpo da 34mila euro ai danni di una banca, utilizzando la tecnica della cosiddetta “spaccata”, quindi scardinando la vetrata dell’istituto con un veicolo, e riguardo alla loro responsabilità non ha dubbi la giudice della prima sezione penale del Tribunale di Lecce Francesca Mariano.

Il suo verdetto, emesso al termine del processo discusso col rito abbreviato, per i tre uomini finiti sott’accusa è stato di due anni di reclusione e una multa di 1.600 euro.

Al banco degli imputati c’erano: Salvatore Carmelo Crusafio, 45 anni, di Matino; Eros Fasano, 57 anni, di Alliste e Lucio Sarcinella, 24 anni, di Casarano.

A loro portarono le intercettazioni disposte nell’ambito di un procedimento per reati ben più gravi, quello sull’omicidio di Augustino Potenza e sul tentato omicidio di Luigi Spennato, sfociato poi nella maxi operazione denominata “Diarchia” e nel processo.

Oltre all’episodio, avvenuto il 18 marzo del 2017, a Tuglie, per il quale furono impiegati due mezzi rubati (un autocarro Fiat Ducato e una caterpillar) per impossessarsi dei soldi custoditi nella postazione bancomat della Banca popolare pugliese, il terzetto rispondeva anche del furto tentato un mese dopo ai danni della Bpp di Matino.

Il colpo non riuscì per l’intervento di una guardia giurata della Velialpol che si insospettì vedendo un uomo col volto coperto da un passamontagna alla guida di un furgone, alle tre della notte.

Per quest’ultima azione fu impiegata un’auto rubata, una Fiat Bravo, che secondo le indagini condotte dai carabinieri fu data alle fiamme qualche giorno dopo, a Collepasso, da Sarcinella e un complice mai identificato.

“La lettura incrociata del contenuto delle conversazioni intercettate a ridosso o a cavallo dei fatti, le riprese delle videocamere lì dove ci sono state, come nel caso dell’incendio dell’auo, le celle impegnate dei telefoni sempre nelle zone prese di mira, e i preventivi sopralluoghi, come nel primo reato, sono tutte prove incontrovertibili di tutti i reati oltre ogni ragionevole dubbio”, scrive la giudice nelle motivazioni della sentenza con la quale ha riconosciuto anche il risarcimento del danno, da quantificarsi e liquidarsi in separata sede, a uno dei proprietari dei mezzi rubati con l’obiettivo di compiere i furti.

Gli imputati erano difesi dagli avvocati Simone Viva; Biagio Palamà; Mario Coppola e Ladislao Massari.

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