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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Copertino

Pistola in casa, l’infermiere arrestato: “È di un amico. Credevo fosse una scacciacani”

Ha ottenuto i domiciliari col braccialetto elettronico, il 60enne in servizio nell’ospedale “San Giuseppe da Copertino”, finito in manette due giorni fa, dopo la perquisizione in casa dei carabinieri che hanno sequestrato anche timbri, ricettari e alcuni medicinali

COPERTINO - Ha ottenuto i domiciliari con il braccialetto elettronico Giuseppe Muia, l’infermiere 60enne della sala operatoria di ortopedia dell’ospedale “San Giuseppe da Copertino” finito in carcere due giorni fa, quando i carabinieri hanno trovato nella sua abitazione una pistola con matricola abrasa 6.35, quattro cartucce dello stesso calibro, e altre quattro, da caccia, calibro 12.

Ad alleggerire la misura cautelare è stata questa mattina la giudice Cinzia Vergine, al termine dell’interrogatorio durante il quale l’indagato (assistito dagli avvocati Luigi Covella e Alessandro My) ha motivato la presenza dell’arma nel suo appartamento: una decina di anni fa, un suo amico, conosciuto a Tirana, gli avrebbe chiesto il favore di custodirla temporaneamente, asserendo si trattasse di una innocua scacciacani, ma poi non l’avrebbe più ripresa. A suo dire, inoltre, non avrebbe mai neppure aperto il pacco nel quale era stata riposta e che una volta ricevuto avrebbe conservato nell’armadio.

Questa ricostruzione è stata ritenuta inverosimile dalla gip, anche in considerazione del fatto che nella disponibilità dell’indagato c’era anche un’altra arma (si trovava nella sua autovettura), una pistola Beretta, modello 92, senza tappo rosso, adatta ad attività sportiva. “Questo depone per una sua pur minima conoscenza del mondo delle armi e delle munizioni”, si legge nell’ordinanza.

Certo è che la pistola per i militari è stata una vera sorpresa: le perquisizioni eseguite sia in casa dell’infermiere (dove sono state trovate anche alcune tartarughe di specie protetta non denunciate alle autorità e reperti apparentemente di epoca romana) che sul luogo di lavoro erano finalizzate ad acquisire elementi di riscontro ai reati di peculato, truffa e falso ipotizzati in un altro procedimento in cui risulta indagata anche una collega 48enne dell’uomo. Quest’ultima è stata trovata in possesso di una provetta con 0, 5 grammi di marijuana, di cui Muia si è attribuito la paternità.

Importanti sviluppi in queste indagini, sulle quali vige il più assoluto riserbo, potrebbero arrivare dagli accertamenti che interesseranno ricette in bianco su carta intestata, bollettari per referti specialistici, timbri Asl, sette moduli di giustifica per mancata/errata timbratura, scatole di medicinali e presidi destinati ad uso ospedaliero sequestrati dai carabinieri il giorno dell’arresto.

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