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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca Alezio

Ingiusta detenzione, un 33enne chiede un maxi risarcimento di oltre 50mila euro

Ha scontato 757 giorni, tra detenzione carceraria e domiciliare, a fronte di una pena (peraltro sospesa) di un anno e sei mesi, pari a 545 giorni, superando dunque di 217 giorni la stessa

LECCE – Ha scontato 757 giorni, tra detenzione carceraria e domiciliare, a fronte di una pena (peraltro sospesa) di un anno e sei mesi, pari a 545 giorni, superando dunque di 217 giorni la stessa. Protagonista (suo malgrado) di questa complessa vicenda giudiziaria, Alessandro Tornese, 33enne di Alezio, che attraverso il suo legale, l’avvocato Stefano Stefanelli, ha presentato istanza alla Corte d’appello di Lecce per il riconoscimento della riparazione per l'ingiusta detenzione subita, per un totale di euro 53.209,79.

All’alba del 7 maggio 2011 Tornese viene arrestato nell’ambito dell’operazione denominata Bamba. Dopo il rigetto dell’istanza di scarcerazione da parte del gip che ha emesso l’ordinanza, il 33enne ottiene i domiciliari, dopo aver trascorso in carcere 77 giorni, il 23 luglio successivo su disposizione del Tribunale del riesame. Il 4 maggio del 2012, al termine del giudizio con rito abbreviato, arriva la condanna in primo grado a 7 anni di reclusione.

La Corte d’appello, dinanzi cui è iniziato il processo di secondo grado, revoca gli arresti domiciliari nell’agosto del 2013. Incredibilmente, però, sebbene l'ordinanza di scarcerazione venga depositata in data 10 agosto, Tornese torna in libertà solo il 19, nove giorni dopo, per avere la cancelleria omesso di comunicare ai carabinieri il provvedimento di scarcerazione. Con quei nove ulteriori sconta in totale 680 giorni ai domiciliari, per un totale di 757. Nella sentenza d’appello (divenuta irrevocabile), nel febbraio del 2015, l’imputato è assolto dalla maggior parte dei reati contestati e ottiene una condanna a un anno e sei mesi (pena sospesa).

Tornese, evidenzia l’avvocato Stefanelli, è stato dunque detenuto ingiustamente per 217 giorni e ha pertanto diritto alla riparazione per ingiusta detenzione, vista la sofferenza psichica e i patimenti morali subiti, oltre l'impossibilità di manifestare liberamente la propria personalità compiendo tutte quelle attività e quegli atti della vita da cui la persona trae giovamento e per la rottura di qualunque tipo di relazione sociale, affettiva o sentimentale.

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