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Cronaca

Calcio & scommesse, le memorie un po’ confuse di Carlo Gervasoni

L'ex calciatore piacentino, secondo i verbali, inverte la successione tra Benassi e Rosati in Lecce-Lazio. Sospetti anche su Brescia-Lecce: in quell'occasione venne annullato ingiustamente il gol vittoria di Caracciolo al 94'

 

LECCE – Si sono svolti Roma, condotti dal procuratore federale, Stefano Palazzi, e dai suoi collaboratori, gli interrogatori del centrocampista della Lazio, Stefano Mauri, e di Carlo Gervasoni, ex calciatore del Piacenza, ascoltato, da ultimo, il 12 marzo scorso dai magistrati di Cremona. Il relativo verbale è stato desecretato e trasmesso alla Figc. E’ dunque ragionevole ritenere che proprio sui contenuti trascritti in quelle pagine si sia incentrato il confronto di queste ore.

Sono due, in particolare, la gare dello scorso campionato sotto la lente di ingrandimento. Si tratta di Lazio-Genoa (4-2) e Lecce-Lazio (2-4), rispetto alle quali Gervasoni avrebbe fornito ulteriori elementi di conferma all’ipotesi degli inquirenti, che cioè il risultato di quelle gare sia stato condizionato dalla complicità tra alcuni protagonisti in campo e un giro di scommettitori, costituito essenzialmente dal cosiddetto gruppo degli “zingari”. Ed è proprio uno di loro, Gegic – che avrebbe “investito” 400mila euro -, ad aver ribadito a Gervasoni che per il match del Via del Mare sarebbe stato siglato un accordo che avrebbe coinvolto alcuni calciatori di entrambe le squadre, tra cui Benassi e Rosati dei “tre o quattro del Lecce”.

E’ a questo punto che subentra, però, un elemento curioso e che suggerisce cautela: dai verbali si evince che secondo Gervasoni sarebbe stato Benassi a subentrare a Rosati e non viceversa, come invece accadde (8' della ripresa, Benassi espulso per fallo da rigore e Rosati che subentrò, prendendo il posto di Di Michele). "Confermo i nomi del Lecce, i due portiere Rosati e Benassi", avrebbe detto nell'interrogatorio di quel giorno: "Ricordo che il primo fu espulso e subentrò il secondo, ma non so se fosse una cosa voluta". Non che cambi radicalmente il quadro, ovviamente, considerando che li chiama in causa entrambi, ma di certo sembra esservi un po' di nebbia nella memoria. Visto anche, come pocanzi detto, che non è indicato un numero preciso di giocatori coinvolti. 

L’attuale portiere titolare del Lecce, di recente, è stato ascoltato dallo staff di Palazzi, precisamente il 28 marzo. Benassi, la scorsa stagione, era il secondo del più giovane Rosati e l’allenatore di allora, Gigi De Canio, ha raccontato di avergli comunicato la decisione di mandarlo in campo solo pochi minuti prima del match, avendo organizzato con il resto dello staff tecnico uno scherzo ai suoi danni, dopo un’annata trascorsa senza nemmeno un impiego come titolare in campionato.

C’è poi un’altra partita che per gli inquirenti potrebbe essere stata combinata e sulla quale sono in corso accertamenti, Brescia-Lecce, finita 2 a 2 e disputata il 27 febbraio scorso. Caracciolo e Zoboli siglarono il momentaneo 2 a 0 di una gara che le “rondinelle” dovevano vincere a tutti i costi per sperare nella salvezza, ma Corvia e Munari ristabilirono la parità. Al 94’ ci fu, poi, un episodio rocambolesco e contestato dai padroni di casa: Caracciolo, al termine di una mischia in area, riuscì a spingere la palla in rete, ma l’assistente dell’arbitro segnalò un fuorigioco che tutte le immagini dimostrarono non esserci.

Una cosa è certa. A Lecce, negli ultimi giorni, tutte le attenzioni si sono concentrate sul derby di fine anno, ma il quadro è decisamente più complesso, considerando il filone d'inchiesta principale. Un filone difficile anche da riannodare, visto che indagano tre Procure e che trascina con sé un elevato numero di nomi di giocatori di club italiani, dirigenti, scommettitori e persino di presunte organizzazioni piramidali con basi all'estero.  

 

ABETE: "NON AFFRETTARE I GIUDIZI" - Il presidente della Federcalcio, Giancarlo Abete, come riporta l’Ansa, ricorda che “in questo momento servono concentrazione e attenzione, ma anche rispetto per non affrettare giudizi”. Secondo Abete, “c'é la necessità, infatti, di avere prima dei riscontri che devono venire dalle procure e dal nostro sistema di giustizia sportiva, che sta lavorando con professionalità”.

“Bisogna stare attenti a formulare valutazioni perché se parliamo, con tutto il rispetto, delle esternazioni degli zingari o di altri, senza nessuna logica, si corre il rischio di costruire una dimensione comunicazionale che può non corrispondere alla realtà. Bisogna vedere poi in concreto quali sono i fatti”.

"La vastità del fenomeno è da valutare in relazione a quelle che saranno poi le conclusioni delle indagini – ha spiegato ancora il presidente federale -. E se alla fine dovessero interessare un numero significativo di tesserati, si dovranno fare riflessioni importanti. Senza dimenticare che a noi preoccupa l'aspetto sportivo, non interessa la conseguenza penale di un atto svolto da un tesserato su cui poi decidono i tribunali dello Stato. Non é una sottovalutazione del problema, che resta significativo, e che va monitorato con grande attenzione e stroncato con le sanzioni decise dagli organi di giustizia". Abete ha anche confermato che fine di aprile è il termine ultimo per far scattare i deferimenti, “secondo i tempi tecnici all'allestimento dei procedimenti presso gli organi di giustizia di primo e secondo grado, fatti salvo poi gli appelli in altre sedi”.

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