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Cronaca

Attilio Scarlino: “Mai ordinata la rimozione del cancelletto”. Disposto dissequestro

L'imprenditore arrestato martedì dopo la tragica morte di un operaio è stato ascoltato dal gip per circa un'ora. I legali hanno presentato istanza di riesame. La Procura ha disposto, dopo gli accertamenti, la restituzione dei macchinari

LECCE ­– “Non ho mai dato dato disposizione di rimuovere il cancelletto dell’impastatrice nella quale si è verificato la morte di Mario Orlando”. Attilio Scarlino, arrestato martedì mattina con l’accusa di rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro e morte come conseguenza di altro reato, si è difeso così nel corso dell’interrogatorio di garanzia che si è svolto al quinto piano degli uffici giudiziari del capoluogo salentino.

L’imprenditore salentino ha risposto, in poco più di un’ora, alle domande del gip Antonia Martalò, che ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare nei suoi confronti. Scarlino, assistito dagli avvocati Gabriella Mastrolia e Andrea Sambati, ha spiegato di non aver mai ordinato di manomettere il delicato sistema di sicurezza la cui assenza, secondo l’impostazione accusatoria, sarebbe stata la causa del decesso del povero Orlando.

Attilio Scarlino ha precisato, inoltre, di aver in passato ordinato più volte ai propri dipendenti di riporre il cancelletto nel sito in cui era originariamente allocato. Una tesi corroborata dalle testimonianze acquisite nel corso delle indagini. L’indagato ha inoltre dichiarato al gip di non aver mai in alcun modo tentato di inquinare le prove, anche perché vi sarebbe stato un tempestivo intervento delle varie autorità (118, polizia, vigili del Fuoco e Spesal) che hanno immediatamente avviato le indagini, rilevando lo stato dei luoghi e ascoltando le persone informate sui fatti.

I legali del patron dell’azienda di Taurisano hanno già depositato istanza di riesame nei confronti della misura emessa nei confronti del loro assistito, attualmente agli arresti domiciliari. Nel primo pomeriggio, accogliendo l’istanza presentata dagli avvocati Gabriella Mastrolia e Andrea Sambati, la Procura ha disposto la restituzione di tutti i macchinari sequestrati all’azienda lo scorso 31 agosto in seguito al tragico incidente che ha causato il decesso del povero Mario Orlando, fatta eccezione per l’impastatrice. La funzione del macchinario in cui ha perso la vita l’operaio 53enne, sarà sostituita da altre apparecchiature. In questo modo la produzione potrà riprendere, consentendo all’azienda di onorare le commesse già aggiudicate.

Attilio Scarlino-2Il provvedimento emesso dal sostituto procuratore Carmen Ruggiero (che coordina le indagini con la collega Paola Guglielmi) è conseguenza degli accertamenti effettuati dal suo consulente della Procura, l’ingegnere Cosimo Prontera, che – unitamente ai dirigenti dello Spesal – ha constatato, attraverso un’analitica verifica, che i macchinari sono a norma di legge e non presentano alcuna criticità in materia di sicurezza.

“In 41 anni di attività – si legge in una nota ufficiale – in azienda non si era mai verificato alcun evento lesivo dell’incolumità dei lavoratori. Il tutto consente all’azienda di riprendere a lavorare scongiurando così il pericolo del ricorso ad ammortizzatori sociali nei confronti dei dipendenti. In tutto questo periodo la Scarlino ha continuato a onorare i propri impegni nei confronti dei fornitori”. “Si precisa – si legge ancora nel comunicato – che il silenzio mediatico tenuto fino a questo momento da Attilio Scarlino e dall’azienda è dovuto solo alla volontà di non interferire nelle indagini e soprattutto di non frapporre ostacoli al riavvio dell’attività produttiva”.

Soddisfazione, riguardo il provvedimento di dissequestro dell’azienda, è stata espressa da Confindustria Lecce: “Si consente la ripresa dell’attività di un’impresa importante che opera in un settore trainante della nostra economia e in un mercato nazionale e internazionale particolarmente legato alla continuità produttiva. L’Associazione auspica, inoltre, che la giustizia faccia il proprio corso in tempi brevi, al fine di chiarire tutte le posizioni e consentire all’azienda ed a tutti i collaboratori di continuare a lavorare con la dovuta serenità, garantendo, in condizioni di sicurezza, i livelli produttivi ed occupazionali diretti ed indiretti”.

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