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Cronaca Copertino

Intervento non autorizzato in sala operatoria, condannati medico e tecnico

Confermata in appello la sentenza emessa in primo grado per l’episodio avvenuto nell’ospedale di Copertino il 18 novembre del 2013. L’accusa era di esercizio abusivo della professione

COPERTINO - Confermate in appello le condanne a tre mesi di reclusione per il dottore Michele Galluccio Mezio, 68enne di Galatina, e a due mesi per il tecnico Fabio Tridici, di 48, di Supersano, per l’intervento chirurgico per l’impianto di un dispositivo bi-ventricolare in un paziente avvenuto in una sala operatoria dell’ospedale di Copertino il 18 novembre 2013.

L’accusa era di esercizio abusivo della professione, perché il rappresentante specializzato di un’importante azienda americana fornitrice del nosocomio salentino avrebbe partecipato all’operazione.

La sentenza emessa dalla Corte presieduta dal giudice Carlo Errico (a latere i colleghi Antonia Martalò e Domenico Toni) ha dunque confermato il verdetto emesso in primo grado, accordando agli imputati il beneficio della pena sospesa e imponendo il risarcimento del danno in separata sede con una provvisionale di cinquemila euro alla Asl, parte civile con l’avvocato Alfredo Cacciapaglia.  

Non appena saranno depositate le motivazioni (entro novanta giorni), gli avvocati Giuseppe Bonsegna, Luigi e Alberto Corvaglia valuteranno il ricorso in Cassazione, cercando di far valere la propria tesi.

Innanzitutto, quella dell’insussistenza del reato contestato, perché l’azione del tecnico sarebbe stata di natura infermieristica e non di sostituzione del medico. In ogni caso, secondo i legali, l’intervento fu eseguito per questioni di necessità e urgenza e senza alcuna conseguenza negativa sul paziente, al quale sarebbe stata salvata la vita.

La stessa procura generale, rappresentata dal sostituto Giovanni Gagliotta, aveva chiesto l’assoluzione degli imputati per irrilevanza penale del fatto, ma alla luce del dispositivo, i giudici sono giunti a conclusioni differenti.

A dare avvio all’inchiesta giudiziaria fu il servizio mandato in onda dalla trasmissione televisiva “Report”, durante il quale il rappresentante confermò la sua presenza in sala, ma precisò pure di non aver svolto alcun ruolo attivo. Venuta a conoscenza della vicenda, la Asl avviò prima un’indagine interna e poi si rivolse alla magistratura.

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