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Cronaca Copertino

Intervento non autorizzato in sala operatoria, la Cassazione: “Il medico operò correttamente”

Annullata, senza rinvio, perché "il fatto non sussiste", la condanna inflitta in Appello al professionista per l’episodio avvenuto nell’ospedale di Copertino il 18 novembre del 2013. L’accusa era di esercizio abusivo della professione

COPERTINO - Annullata, senza rinvio, la condanna a tre mesi di reclusione per il dottore Michele Galluccio Mezio, 69enne di Galatina, in merito all’intervento chirurgico per l’impianto di un dispositivo bi-ventricolare in un paziente avvenuto in una sala operatoria dell’ospedale di Copertino il 18 novembre 2013.

L’accusa era di esercizio abusivo della professione, perché Fabio Tridici, 49enne, di Supersano, il rappresentante specializzato di un’importante azienda americana fornitrice del nosocomio salentino, avrebbe partecipato all’operazione. Per quest’ultimo, difeso dagli avvocati Luigi e Alberto Corvaglia, la condanna fu di due mesi.

La sentenza emessa dalla Corte di Cassazione ha dunque ribaltato il verdetto emesso nell’aprile del 2021 dalla Corte d’Appello presieduta dal giudice Carlo Errico (a latere i colleghi Antonia Martalò e Domenico Toni) che a sua volta aveva confermato quello di primo grado, accordando all’imputato il beneficio della pena sospesa e imponendo il risarcimento del danno in separata sede con una provvisionale di cinquemila euro alla Asl, parte civile con l’avvocato Alfredo Cacciapaglia.

La stessa procura generale, rappresentata dal sostituto Giovanni Gagliotta, aveva chiesto l’assoluzione degli imputati per irrilevanza penale del fatto.

Per gli ermellini, in linea alla difesa, rappresentata dagli avvocati Giuseppe Bonsegna e Valerio Spigarelli, che avevano presentato ricorso per conto del medico, il fatto non susssite, poiché non fu violato alcun protocollo. I legali hanno sempre sostenuto l’insussistenza del reato contestato, perché l’azione del tecnico sarebbe stata di natura infermieristica e non di sostituzione del medico in un intervento durato circa quattro ore.

A dare avvio all’inchiesta giudiziaria fu il servizio mandato in onda dalla trasmissione televisiva “Report”, durante il quale il rappresentante confermò la sua presenza in sala, ma precisò pure di non aver svolto alcun ruolo attivo. Venuta a conoscenza della vicenda, la Asl avviò prima un’indagine interna e poi si rivolse alla magistratura.

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