Il triste record degli incidenti nel Salento: intervista a un ex consulente della Procura
Monopattini, ciclisti e sinistri mortali: ne abbiamo parlato con un ingegnere esperto in incidenti ad alta complessità. Per oltre dieci anni è stato perito della procura e poi docente presso le Scuole della polizia locale: ora sta portando le sue competenze nelle scuole
LECCE – Si fa “strada” una nuova consapevolezza: quella di dover educare pedoni, ciclisti e automobilisti sin dall’infanzia. Un’occhiata ai numeri restituisce un territorio poco informato sui rischi delle condotte in strada, quanto meno a giudicare dai dati degli accessi presso il pronto soccorso dell’ospedale leccese nella scorsa estate: in tre casi su dieci, i sinistri sarebbero stati causati dall’assunzione di alcol o di sostanze stupefacenti prima di mettersi alla guida. Il Salento, per giunta, è secondo solo al territorio barese per numero di incidenti mortali: un drammatico record che riguarda spesso giovanissimi conducenti. E non è tutto.
Negli ultimi mesi si è anche assistito a un incremento degli investimenti di ciclisti (scarseggiando del tutto la cultura del mezzo a due ruote al Sud) e degli incidenti che hanno visto coinvolti i monopattini. Ne abbiamo parlato con Carlo Alberto Portaluri, ingegnere che per oltre dieci anni è stato consulente tecnico presso la Procura della Repubblica di Lecce. Esperto in sinistri ad alta complessità, Portaluri è stato anche docente di Infortunistica stradale e rilievo di sinistri presso la Scuola di polizia locale della Regione Campania, a Benevento. E successivamente anche in quella della Regione Puglia, a Bari.
Ingegner Portaluri, per anni ha prestato le sue consulenze come perito alla Procura della Repubblica di Lecce durante i procedimenti penali a seguito di incidenti, molti dei quali con tragici epiloghi per gli automobilisti. Perché al Salento sembra mancare una educazione stradale?
“Nel corso degli oltre trenta anni di attività professionale ho svolto il ruolo di consulente tecnico su incarico della Procura della Repubblica di Lecce, successivamente per conto di numerose compagnie di assicurazione di primaria importanza. In entrambi i casi, mi sono trovato nella condizione di dover ricostruire la dinamica di numerosissimi incidenti stradali, purtroppo anche di tipo mortale. Una vera e propria piaga sociale che sino al 2019 ha registrato all’incirca 3mila vittime. E quindi, 3mila famiglie colpite dal dolore per aver perso una persona cara e altrettante famiglie costrette a vivere le conseguenze, se non altro quelle legate alle incombenze processuali che ne sono derivate. Se ci caliamo nella nostra realtà leccese, è triste dirlo: rispetto ad un contesto più ampio, quello regionale, statisticamente parlando rileviamo come la stessa occupi una posizione alta di questa tragica classifica. Di fatto, numericamente seguiamo a ruota la realtà di Bari, città metropolitana. Nel caso della nostra realtà vuoi per l’incidenza della popolazione, che conta ben 780mila cittadini residenti; vuoi per l’estensione della provincia di Lecce spalmata su ben 99 paesi, ciò genera oggettivamente tutte le condizioni perché si registri un gran numero di incidenti stradali, purtroppo anche di tipo mortale. Dobbiamo comprendere come ciò dipenda dal comportamento assunto giorno per giorno, da noi tutti. A partire da quando ci muoviamo come pedoni, e/o in qualità di conducenti di un qualsiasi mezzo di locomozione. Solo in questo modo, possiamo sperare che i nostri figli possano assimilare sin da piccoli come comportarsi quando si “scende” e quando si “sale” a bordo di un veicolo e apprendere a condurlo correttamente, nel rispetto di tutte le norme contemplate dal Codice della strada”.
Il territorio del Tacco vanta uno tra i tristi primati: quello degli incidenti a seguito di alterazione psicofisica per assunzione di stupefacenti e alcol alla guida…
“Più di tre incidenti su dieci sono causati da guidatori in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Sono i dati registrati al pronto soccorso Vito Fazzi di Lecce nell'estate 2021, quella del ritorno alla quasi normalità, ma anche del record di eventi gravi sulla strada dopo la battuta d’arresto dello scorso anno. Il 35 per cento degli incidenti che si registrano al Fazzi è riconducibile allo stato alterato del guidatore, contro il 30 per cento del 2019: il ritorno alla vita pre-Covid "regala" al Salento un più 5 per cento di incidenti con lesioni o morti , nel confronto con il 2020, il bilancio è ancora più penalizzante perché le misure di contenimento del Covid fecero scendere la percentuale al 20 per cento, pur rimanendo Lecce la seconda provincia pugliese per scontri sulle strade. Quattro anni fa, sempre al pronto soccorso del Fazzi, un automobilista su quattro era positivo all’alcol test, quindi il 25 per cento, con l’età media sotto i 35 anni: in quattro anni un più 10 per cento. Questo dimostra che, nonostante sia stato pesantemente aggravato il regime sanzionatorio con l’introduzione della Legge 41 del 2016 che introduce il reato di “omicidio stradale, non siano stati sortiti gli effetti sperati. Si tratta. quindi, di una questione di cultura, meglio ancora di educazione al rispetto della propria e dell’altrui persona, che deve partire già dalla famiglia per poi svilupparsi nelle scuole”.
A proposito di educazione stradale, lei sta portando nelle scuole del Salento un progetto itinerante rivolto agli studenti delle scuole superiori: non la solita campagna di sensibilizzazione, quanto nozioni più pratiche sul Codice della Strada e sui rischi in cui è facile imbattersi.
“E’ proprio dalla scuola come istituzione, se vogliamo già a partire da quella scuola primaria, che sarebbe opportuno insegnare agli scolari il comportamento più consono da seguire nel muoversi all’interno del traffico cittadino. Più precisamente da quando si esce da casa, sino a raggiungere la propria scuola. Ciò vale sia che ci si muova come pedone, sia come passeggero a bordo di un mezzo di locomozione. Avrebbero così l’opportunità di imparare a rispettare le norme di comportamento che ogni minore deve conoscere. Come eseguire correttamente un attraversamento stradale, ad esempio. Cosa indossare quando ci si muove in sella a una bici o a bordo di un motociclo. Quale comportamento tenere quando si scende da un’autovettura. In particolare da quale lato, operare simile manovra. In particolare, verificare che non stia sopraggiungendo nessuno. È auspicabile che il bambino impari anche a muoversi come futuro utente della strada, nel rispetto delle norme del Cds. Proprio in quest’ottica, a partire da quest’anno, ho promosso delle lezioni integrate con quelle di Educazione civica ed Educazione fisica negli istituti superiori, ma anche nella scuola primaria. Insegnamenti questi che, inutile dirlo, hanno trovato grande plauso da parte di tutti: la classe docente, le famiglie, oltre che gli stessi ragazzi”.
Condotte discutibili alla guida non riguardano soltanto i neopatentati, ma anche gli adulti: la provincia di Lecce maglia nera per il numero di sinistri mortali. Da alcuni mesi, però, oltre alle auto ci si mettono di mezzo anche i monopattini. Una disciplina esiste a riguardo, ma non viene del tutto applicata.
“Se vogliamo che i nostri giovani si sappiamo comportare nel pieno rispetto delle norme del Cds è necessario che l’esempio arrivi da noi adulti. Nel bene e nel male i giovani assorbono il comportamento assunto dalle persone loro vicine. Purtroppo le statistiche confermano che la città di Lecce e la provincia si pongono al secondo posto della tragica classifica per numero di vittime della strada, subito dopo Bari città metropolitana. Per quanto attiene la circolazione dei monopattini, poi, ai ragazzi occorre far capire che il loro utilizzo in ambito cittadino non deve avvenire, quasi si trattasse di muoversi a bordo di un “giocattolo”. Inutile dire che il telaio di questo mezzo di locomozione, per via del baricentro estremamente basso, espone a una condizione di equilibrio instabile. Il conducente impegnato in una improvvisa manovra di cambio di direzione ha l’obbligo di segnalare agli altri utenti della strada la propria intenzione. Al momento i mezzi in circolazione non risultano però dotati né di indicatori di direzione, men che meno degli specchietti retrovisori. Il che rende estremamente pericoloso il loro utilizzo nel traffico cittadino, specialmente in orario notturno. Merita una menzione specifica, la circolazione di questi veicoli in orario notturno. L’obbligo di indossare le bretelle retro riflettenti ad alta visibilità è sistematicamente disatteso, per non dire quasi sempre, dalla maggioranza delle persone che ne fanno uso, nonostante si tratti di un dispositivo assolutamente non ingombrante, dal facile utilizzo. Ciò consentirebbe di essere avvistati tempestivamente dagli altri utenti della strada, soprattutto in orario serale, riducendo il rischio di essere investiti”.
Buoni ciclisti o pedoni rispettosi del Codice della strada non si nasce, lo si diventa: anche in questo ambito sarebbe necessaria una (ri)educazione. E le scuole, non soltanto le scuole guida, ricoprono un compito fondamentale.
“E’ vero. Si dovrebbe cominciare a educare i futuri utenti dalla strada dalle scuole, a partire da quelle primarie. Sarebbe una valida occasione per imparare a comportarsi correttamente come pedoni, eseguire correttamente un semplice attraversamento stradale in conformità alle disposizioni contemplate dal Cds. E ancora sarebbe l’occasione per insegnare ai nostri bambini, sin da piccoli, come muoversi all’interno del traffico cittadino con l’utilizzo della bicicletta. Sarebbe anche l’occasione per imparare a utilizzare le piste ciclabili regolate da impianti semaforici che nella nostra città, negli ultimi tempi, hanno avuto un notevole impulso. E’ anacronistico constatare che, per imparare le più elementari norme che regolano il comportamento come pedone o come conducente di una bici, si debba raggiungere la maggiore età”.