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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca

Il triste record degli incidenti nel Salento: intervista a un ex consulente della Procura

Monopattini, ciclisti e sinistri mortali: ne abbiamo parlato con un ingegnere esperto in incidenti ad alta complessità. Per oltre dieci anni è stato perito della procura e poi docente presso le Scuole della polizia locale: ora sta portando le sue competenze nelle scuole

LECCE – Si fa “strada” una nuova consapevolezza: quella di dover educare pedoni, ciclisti e automobilisti sin dall’infanzia. Un’occhiata ai numeri restituisce un territorio poco informato sui rischi delle condotte in strada, quanto meno a giudicare dai dati degli accessi presso il pronto soccorso dell’ospedale leccese nella scorsa estate: in tre casi su dieci, i sinistri sarebbero stati causati dall’assunzione di alcol o di sostanze stupefacenti prima di mettersi alla guida.  Il Salento, per giunta, è secondo solo al territorio barese per numero di incidenti mortali: un drammatico record che riguarda spesso giovanissimi conducenti. E non è tutto.

Negli ultimi mesi si è anche assistito a un incremento degli investimenti di ciclisti (scarseggiando del tutto la cultura del mezzo a due ruote al Sud) e degli incidenti che hanno visto coinvolti i monopattini. Ne abbiamo parlato con Carlo Alberto Portaluri, ingegnere che per oltre dieci anni è stato consulente tecnico presso la Procura della Repubblica di Lecce. Esperto in sinistri ad alta complessità, Portaluri è stato anche docente di Infortunistica stradale e rilievo di sinistri presso la Scuola di polizia locale della Regione Campania, a Benevento. E successivamente anche in quella della Regione Puglia, a Bari.

Ingegner Portaluri, per anni ha prestato le sue consulenze come perito alla Procura della Repubblica di Lecce durante i procedimenti penali a seguito di incidenti, molti dei quali con tragici epiloghi per gli automobilisti. Perché al Salento sembra mancare una educazione stradale?

“Nel corso degli oltre trenta anni di attività professionale ho svolto il ruolo di consulente tecnico su incarico della  Procura  della Repubblica di Lecce, successivamente per conto di numerose compagnie di assicurazione di primaria importanza. In entrambi  i casi, mi sono trovato nella condizione di dover ricostruire la dinamica  di numerosissimi  incidenti stradali, purtroppo anche di tipo mortale. Una vera e propria piaga sociale che sino al 2019  ha registrato all’incirca 3mila vittime. E quindi, 3mila famiglie colpite dal dolore per aver perso una persona cara e altrettante famiglie costrette a vivere le conseguenze, se non altro quelle legate alle incombenze processuali che ne sono derivate. Se ci caliamo nella nostra realtà leccese,  è triste dirlo: rispetto ad un contesto più ampio, quello regionale, statisticamente parlando rileviamo come la stessa occupi  una posizione  alta di questa tragica classifica. Di fatto, numericamente  seguiamo a ruota la realtà  di Bari,  città metropolitana. Nel caso della nostra realtà vuoi per l’incidenza della popolazione, che conta ben 780mila cittadini residenti; vuoi per l’estensione della  provincia  di Lecce spalmata su  ben 99 paesi, ciò  genera oggettivamente  tutte  le condizioni perché si registri un gran numero di  incidenti  stradali, purtroppo anche  di tipo mortale. Dobbiamo  comprendere come ciò  dipenda dal comportamento assunto giorno per giorno,  da noi tutti. A partire da quando ci muoviamo come pedoni, e/o in qualità di  conducenti di un  qualsiasi mezzo di locomozione.  Solo in questo modo, possiamo sperare che i nostri figli possano  assimilare sin da piccoli come comportarsi quando si “scende” e quando  si “sale” a bordo  di un veicolo e apprendere a condurlo correttamente, nel rispetto di tutte le norme contemplate dal Codice della strada”.

Il territorio del Tacco vanta uno tra i tristi primati: quello degli incidenti a seguito di alterazione psicofisica per assunzione di stupefacenti e alcol alla guida…

“Più di tre incidenti su dieci sono causati da guidatori in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Sono i dati registrati al pronto soccorso  Vito Fazzi di Lecce nell'estate 2021, quella del ritorno alla quasi normalità, ma anche del record di eventi gravi sulla strada dopo la battuta d’arresto dello scorso anno. Il 35 per cento degli incidenti che si registrano al Fazzi è riconducibile allo stato alterato del guidatore, contro il 30 per cento del 2019: il ritorno alla vita pre-Covid "regala" al Salento un più 5 per cento di incidenti con lesioni o morti, nel confronto con il 2020, il bilancio è ancora più penalizzante perché le misure di contenimento del Covid fecero scendere la percentuale al 20 per cento, pur rimanendo Lecce la seconda provincia pugliese per scontri sulle strade. Quattro anni fa, sempre al pronto soccorso del Fazzi, un automobilista su quattro era positivo all’alcol test, quindi il 25 per cento, con l’età media sotto i 35 anni: in quattro anni un più 10 per cento. Questo dimostra  che,  nonostante sia stato pesantemente aggravato il regime sanzionatorio  con l’introduzione della Legge   41  del 2016 che introduce il reato di “omicidio stradale, non siano stati sortiti gli effetti sperati. Si tratta. quindi, di una questione  di cultura, meglio ancora   di educazione al rispetto  della propria e dell’altrui persona, che  deve partire  già dalla famiglia  per poi svilupparsi nelle scuole”. 

A proposito di educazione stradale, lei sta portando nelle scuole del Salento un progetto itinerante rivolto agli studenti delle scuole superiori: non la solita campagna di sensibilizzazione, quanto nozioni più pratiche sul Codice della Strada e sui rischi in cui è facile imbattersi.

“E’ proprio dalla scuola come istituzione, se vogliamo già a partire da quella scuola primaria, che sarebbe opportuno insegnare  agli scolari il comportamento più consono da seguire nel muoversi all’interno del traffico cittadino. Più precisamente da quando si esce da casa, sino a  raggiungere la propria scuola. Ciò vale  sia che ci  si muova come pedone, sia come passeggero a bordo  di un mezzo di locomozione. Avrebbero così l’opportunità di imparare a rispettare le norme di comportamento che ogni minore deve conoscere. Come eseguire correttamente un attraversamento stradale, ad esempio. Cosa indossare quando ci si muove in sella a una bici o a bordo di un motociclo.  Quale comportamento tenere quando si scende da un’autovettura. In particolare da quale lato, operare simile manovra. In particolare,  verificare che non stia sopraggiungendo  nessuno. È auspicabile che il bambino impari anche a muoversi  come  futuro utente della strada, nel rispetto delle norme del Cds.  Proprio in quest’ottica, a partire da quest’anno,  ho promosso delle lezioni integrate  con quelle di Educazione civica ed Educazione fisica negli istituti superiori, ma anche nella scuola primaria. Insegnamenti questi  che, inutile dirlo, hanno trovato grande plauso da parte di tutti: la classe  docente, le famiglie, oltre che gli stessi ragazzi”.

Condotte discutibili alla guida non riguardano soltanto i neopatentati, ma anche gli adulti: la provincia di Lecce maglia nera per il numero di sinistri mortali. Da alcuni mesi, però, oltre alle auto ci si mettono di mezzo anche i monopattini. Una disciplina esiste a riguardo, ma non viene del tutto applicata.

“Se  vogliamo che i nostri giovani si sappiamo comportare nel pieno rispetto  delle norme del Cds è necessario che l’esempio arrivi  da noi  adulti. Nel bene e nel male i  giovani  assorbono il comportamento assunto  dalle persone  loro vicine.   Purtroppo le statistiche  confermano che  la città di Lecce e la provincia si pongono al secondo posto  della tragica  classifica per numero di vittime della strada,  subito dopo Bari  città metropolitana. Per quanto attiene la circolazione  dei monopattini, poi, ai ragazzi occorre far capire che il loro utilizzo in ambito  cittadino non  deve avvenire, quasi si trattasse di muoversi   a bordo di un “giocattolo”. Inutile dire che il telaio di questo mezzo di locomozione, per via del baricentro estremamente basso, espone a una condizione di equilibrio instabile. Il conducente impegnato in una improvvisa manovra  di cambio  di direzione ha l’obbligo di segnalare agli altri utenti della strada la propria  intenzione. Al momento  i mezzi in circolazione non risultano però dotati  né di indicatori di direzione, men che meno degli specchietti retrovisori. Il che rende estremamente pericoloso il loro utilizzo nel traffico cittadino, specialmente in orario notturno. Merita una menzione specifica, la circolazione di questi veicoli in orario notturno. L’obbligo di indossare  le bretelle retro riflettenti  ad alta visibilità  è sistematicamente disatteso,  per non dire quasi sempre, dalla maggioranza delle persone che ne fanno uso, nonostante si tratti di un dispositivo assolutamente non ingombrante, dal facile utilizzo. Ciò consentirebbe di  essere avvistati  tempestivamente dagli altri utenti della strada, soprattutto in orario serale, riducendo il rischio di essere investiti”.

Buoni ciclisti o pedoni rispettosi del Codice della strada non si nasce, lo si diventa: anche in questo ambito sarebbe necessaria una (ri)educazione. E le scuole, non soltanto le scuole guida, ricoprono un compito fondamentale.

“E’  vero. Si dovrebbe  cominciare  a educare i futuri utenti dalla strada dalle scuole, a partire da quelle primarie. Sarebbe una valida occasione per imparare a comportarsi correttamente come pedoni, eseguire correttamente  un semplice attraversamento stradale in conformità  alle disposizioni contemplate  dal Cds. E ancora sarebbe l’occasione per insegnare ai nostri bambini, sin da piccoli, come muoversi all’interno del traffico cittadino  con l’utilizzo della bicicletta. Sarebbe anche l’occasione per imparare  a utilizzare le piste ciclabili regolate da impianti semaforici che  nella nostra città, negli ultimi tempi, hanno avuto un notevole impulso.  E’  anacronistico constatare che, per  imparare le più elementari norme che regolano  il comportamento come pedone  o come conducente di una bici, si debba raggiungere la maggiore età”.

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