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Cronaca

L'arsenale in campagna e un'indagine all'inizio: chi c'è dietro a Manzari?

Enorme il quantitativo di polvere da sparo. Che si unisce a quella di cava, micce e detonatori. Al di là di pistole, fucile e munizioni, è soprattutto il materiale esplodente a destare inquietanti sospetti. Il proprietario della masseria, forse un paravento dietro al quale si celano altri personaggi

LECCE – Armiamoci e partite. I carabinieri del Nucleo investigativo di Lecce stanno cercando di capire se quella masseria sulla strada provinciale 100 fosse una specie di supermarket di armi ed esplosivi a uso e consumo di chi ne facesse richiesta, o se l’arsenale, particolarmente vasto, fosse custodito per conto di un gruppo criminale preciso.

Di certo, quanto ritrovato sulla via che conduce dalla marina di Torre Rinalda a Squinzano (non lontano dall’abbazia di Santa Maria a Cerrate), lascia intendere che Giovanni Manzari, ufficialmente agricoltore, ma con un corredo da far invidia a un’armeria, abbia una dimestichezza notevole con certi giocattoli, visti anche i precedenti neanche tanto datati: un arresto che risale al gennaio di cinque anni addietro. Anche se, quanto ritrovato all’epoca, fa impallidire al cospetto della santabarbara spuntata nelle ultime ore dalle sue campagne.

Forse Manzari è l’anello di contatto di una o più organizzazioni. Ma è solo una linea di pensiero, una supposizione che deve trovare conferme. Di sicuro, fino a oggi non è mai stato inserito in alcuna associazione mafiosa. Sintomo, forse, di una capacità a tenere la bocca chiusa che è il miglior lasciapassare in certi ambienti.

La posizione geografica della masseria richiama espressamente anche l’area di Brindisi. I carabinieri l’hanno detto chiaramente: non è certo che quelle armi fossero destinate al territorio di Lecce. Anche queste, però, soltanto ipotesi investigative.

Colpisce, e non poco, però, il modo in cui Manzari sia riuscito ad alimentare la sua collezione, disseminandone di pezzi casa e terreno per chilometri. Un lavoro certosino, per il quale occorre tempo. E un luogo isolato e tranquillo, lontano da occhi indiscreti, proprio come quel podere.

A prima vista, qualunque estraneo vi fosse entrato come ospite per un breve lasso di tempo, non avrebbe notato assolutamente nulla di strano. Avrebbe dovuto iniziare a ficcanasare in profondità per accorgersi di certe anomalie. Di certo, il povero cane Ike del Nucleo cinofili di Modugno, si sarà annoiato a morte. Addestrato a cercare stupefacenti, dopo aver annusato un po’ in giro, avrà iniziato a sbadigliare. Niente lavoro, oggi: zero droga. E pensare che i militari sono arrivati lì dopo un sequestro di hashish a carico di Manzari, per il quale è al momento detenuto.

York e Butar, invece, i suoi commilitoni a quattro zampe del Nucleo di Tito (Potenza), specializzati in armi ed esplosivo, avranno accumulato tanta di quell’adrenalina che non dormiranno per almeno un giorno. Il loro naso non ha fatto altro che fiutare, fiutare e fiutare. A ogni metro, ecco spuntare un sacchetto con polvere da sparo, proiettili, qualche fucile, detonatori.  

Per rendersi conto di quanto è finito sotto sequestro, basti leggere l’inventario. C’è da stupirsi per la quantità e la qualità della “merce”. Masseria, ovili, terreni e muretti che delimitano l’azienda agricola sono stati messi sottosopra dall’alba fino a pomeriggio.

Le perquisizioni e i ritrovamenti

ARMI, MUNIZIONI ED ESPLOSIVO OVUNQUE

Nel garage vicino all’abitazione, e in parte celato in uno pneumatico, i carabinieri hanno scovato una bascula per fucile a doppietta con matricola, tredici componenti per il meccanismo a scatto per quell’arma (stessa matricola), undici cartucce calibro 12. In un frigorifero rotto, ecco una tanica contenente 2 chili e 800 grammi della cosiddetta polvere da lancio. In sette bottiglie di plastica c’erano invece 4 chili e 800 grammi di polvere infume (o smokless powder, per chi mastica inglese), propellente per proiettili a combustione rapida.

In realtà, la polvere da sparo era praticamente ovunque: 6 chili e 400 grammi in taniche di plastica dietro a un bancone di lavoro, altri 7 chili e 300 grammi in un’unica tanica di plastica, 300 grammi ulteriori in bottiglie, 500 grammi in una lattina. E poi, capsule innescanti per cartucce in contenitori per i farmaci, 1 chilo e 800 grammi di ogive calibro 7.62 e 7.65 e 150 grammi di bossoli per ricaricare bossoli 7.65 in una scatola metallica. Nella lista, anche sette bossoli 38 special e nove dime, per la ricarica di cartucce di vario calibro, contenuti in una scatola.

Passando in una camera da letto, i carabinieri hanno poi trovato “solo” un serbatoio vuoto da quindici colpi per pistola calibro 9x21 nella tasca di un giubbino e tre cartucce da caccia calibro 20 nel cassetto del porta tv, mentre in soggiorno un bilancino digitale di precisione da 250 grammi. Transitando in un’altra stanza da letto, ecco 800 capsule da innesco per cartucce da pistola Winchester, 750 per pistole e fucile, in un giubbino un serbatoio da otto colpi per 7.65, in un altro indumento di pelle nove cartucce per 357 magnum, otto per 38 special e sei per 7.65.

Giovanni Manzari-4Molto interessanti soprattutto gli esterni. Specie i muretti a secco. Da uno di questi, che delimita il lato posteriore dell’ovile, proprio di fronte all’abitazione, i militari hanno estratto centinaia di palle di piombo per fucile da caccia di vari calibri per 11 chili e 700 grammi, custoditi in una scatola di polistirolo chiusa con nastro da imballaggio, un fucile Beretta semiautomatico “Urika” calibro 12 con matricola abrasa, una canna per lo stesso modello di arma, ma questa volta con matricola, un altro Beretta sovrapposto calibro 12 sempre con matricola abrasa. Armi non proprio in buono stato, avvolte da straccio e cellophane, chiusi con nastro. Nel vano motore del trattore, fermo in cortile, altre scoperte: canne di una doppietta calibro 12 con matricola, due serbatoi bifilari a banana per armi automatiche 7.62, uno a tamburo (stesso calibro), in una scatola  trentaquattro cartucce per pistola calibro 7.65 e trentasette per calibro 9, più due caricatori per 7.65.

In un mezzo agricolo riposto sotto una tettoia, c’erano invece nove cartucce 7.62x39 per fucile automatico e sessanta calibro 7.65 per pistola. Nel mezzo di un altro muretto a secco, scovati una pistola semiautomatica Beretta 7.65 con matricola abrasa e due contenitori cilindrici con diciassette serbatoi per pistola 7.65, due aste guida-molla, sei molle per pistola automatica e una canna per pistola 7.65 con matricola.

Ma ecco altri muretti a secco sotto la lente. Fra due di questi c’erano una pistola semiautomatica Taurus 9x21 con matricola e serbatoio supplementare da quindici colpi, una pistola Beretta 7.65 con matricola e serbatoio, un fucile a pompa High Standard con matricola.

Molto era celato in diversi punti degli spazi che delimitano i terreni di pertinenza della masseria: quattro serbatoi a banana per armi automatiche 7.26x39, altrettanti per semiautomatica 7.65, un serbatoio per pistola 9x21, venticinque cartucce per calibro 357 magnum, due cartucce calibro 12 “Mirage” a nove palle e una calibro 12 a palla asciutta, cento cartucce per calibro 9 Luger, sette per 380 per pistola, trecento per 22 Lr per pistola, ottantacinque cartucce da caccia calibro 12, cinquantacinque calibro 7.62x39, sessantacinque per 7.65.

E ancora: 30 chili di ogive per armi lunghe e corte, 23 chili e 300 di bossoli per pistole e fucili, e di nuovo polvere da lancio, in quantità smisurata. Questa, divisa fra una tanica da 5 litri che ne conteneva 4 chili e 200, un’altra con polvere per 4 chili, tre barattoli con 3 chili ulteriori, una bottiglia da 2 litri con ancora polvere per 1 chilo e 200, due bottiglie di plastica con 1 chilo e 800, un’altra con 1 chilo preciso, altre due con un paio di chili, una tanica più grossa con 4 chili e 300.

Infine, in un muretto a secco perimetrale c’erano gli oggetti più inquietanti: 365 chilogrammi di polvere da cava ad alto potenziale. Si accompagnava a otto contenitori logistici con settanta detonatori a miccia, 1 metro e mezzo di miccia a lenta combustione, un astuccio di cartone per pistola, usato però per custodire altri venticinque detonatori. Il grosso è stato fatto brillare. E il bello, forse, deve ancora venire. Quante altre scoperte nasceranno dall'indagine? E' soprattutto il materiale esplosivo a incuriosire e nello stesso tempo intimidire: quale la destinazione?

Il fatto che Manzari, al momento dell'ultimo arresto, tornasse verso Lecce passando dalla provincia di Brindisi con panetti di hashish, lascia immaginare agganci in altre zone della regione e che dalla masseria possa essere passata droga anche in altre circostanze.

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