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Cronaca Gallipoli

L'estate nera di Lido Pizzo: rifiuti e camping abusivi

La denuncia di Legambiente: "Violate le norme di salvaguardia dell'area naturale protetta". L'ex sindaco Venneri rammenta la disponibilità del progetto e dei fondi Por per la bonifica delle discariche

Non c'è che dire, quella appena trascorsa è stata un'estate davvero nera per il Parco naturale di Punta Pizzo lungo il litorale sud di Gallipoli. Una situazione evidente e denunciata già da qualche giorno anche dagli attivisti di Legambiente. Centinaia di campeggiatori abusivi accampati in pineta senza alcun servizio igienico e di raccolta rifiuti, decine e decine di camper con carboni e graticole e i generatori a scoppio in funzione tra l'erba secca e le sterpaglie. E ancora migliaia le automobili sotto gli alberi, sui prati di piante rare, su scogli e dune protetti dalla legge. Fruizione arbitraria per il paradiso naturale gallipolino tutelato dalla legge regionale istitutiva del Parco. Tutela che ovviamente rimane ancora sulla carta atteso che lo scenario estivo è stato quello che ha visto turisti e avventori bloccati per ore dai veicoli insabbiati nei sentieri e nelle stradine della macchia mediterranea. E che dire delle montagne di rifiuti sparsi in ogni dove tra viottoli sterrati e la pineta? "Non è un incubo" accusa il coordinatore provinciale di Legambiente, Maurizio Manna, "ma quello che si è registrato in un giorno di ordinaria follia. Uno qualsiasi di questo agosto, nel Parco regionale di Punta Pizzo, istituito nel giugno dello scorso anno con apposita legge della Regione Puglia. Il degrado dell'area non è cosa nuova, e già nel mese di giugno, forti delle norme di salvaguardia rivenienti dalla legge, ci eravamo presentati come associazioni del territorio al commissario prefettizio appena insediato, speranzosi nel rigore e nella autonomia del governatore straordinario di Gallipoli, per chiedere l'attuazione delle uniche misure in grado di porre rimedio a questa gravissima emergenza ambientale, legale e di incolumità pubblica: la chiusura fisica, con dissuasori e muretti a secco, delle aree demaniali interne al Parco".

Campanelli d'allarme che evidentemente non sono stati sufficienti in fase preventiva per arginare l'invasione "pacifica", ma al tempo stesso deleteria, per l'equilibrio naturale dell'area protetta e di interesse comunitario. Troppo esposto il parco di Punta Pizzo. Non ancora delimitato e presidiato a dovere per garantirne una corretta fruizione da parte di cittadini e villeggianti. Lo denuncia fortemente Legambiente con il supporto accorato di Rifondazione comunista. Anche se già dal 13 agosto scorso il Comune di Gallipoli (rispolverando un vecchio progetto dell'amministrazione Venneri per la tutela e la salvaguardia dell'area naturale protetta) ha emanato un bando di gara, in scadenza il prossimo 11 settembre, per affidare i lavori per la realizzazione di "strutture ed infrastrutture finalizzate alla fruizione compatibile ed alla conoscenza dell'area geografica denominata Canale Samari - Punta Pizzo". Ovvero per effettuare interventi di bonifica dei luoghi (discariche e rifiuti), di gestione del soprassuolo, di ripristino dei muretti a secco e la realizzazione di staccionate e passerelle in legno. Troppo tardi per la stagione ormai andata. Si spera invece interventi determinanti per la salvaguardia del parco, a breve termine.

"Niente da fare" incalza Maurizio Manna, "nonostante le risorse all'epoca messe a disposizione dalla Regione per le prime misure di avvio dell'area protetta la situazione è questa: solo cartelli che indicano l'esistenza del parco, senza traccia di regole e divieti, e qualche sporadico passaggio delle forze dell'ordine che non hanno assolutamente scalfito quello che ormai - dopo che anche grazie a Legambiente da Porto Cesareo ad Otranto le aree boscate e protette costiere salentine sono ormai off-limits - ormai è destinato a restare un caso unico nella provincia di Lecce. A questo punto, temiamo...volutamente". Fin qui la tesi accusatoria del Cigno verde alla quale si accosta l'intervento dell'ex primo cittadino Giuseppe Venneri che in una nota puntualizza i punti più spinosi della vicenda della mancata tutela, a tutt'oggi, dell'area di Punta Pizzo. Di seguito l'intervento integrale dell'ex primo cittadino di Gallipoli: "I recenti, drammatici episodi che hanno devastato interi ettari di vegetazione sul territorio nazionale impongono una seria e doverosa riflessione sugli interventi a salvaguardia del territorio e sulla valorizzazione delle risorse ambientali. Per quanto concerne la nostra realtà, le attenzioni non possono che andare al Parco Naturale ‘Punta Pizzo Isola di S. Andrea', varato grazie alla volontà della mia Amministrazione prima e della Regione Puglia poi, in questi giorni oggetto di discussione per la carenza di interventi protettivi che tutelino l'area da intollerabili e dannosi carichi di veicoli e mezzi. La risposta al problema, che giustamente turba i sonni di Legambiente e degli amici di Rifondazione c'è già ed è stata data dalla mia Amministrazione in tempi non sospetti, partecipando tre anni fa a un progetto Por che ora sta per espletare i suoi effetti con un apposito bando approvato dal Comune"

"Sono a disposizione infatti ben 350mila euro per tutta la zona attigua al Canale dei Samari, dove quando ero sindaco sono stati individuati sei sentieri per valorizzare e tutelare l'area protetta. Con quei fondi procacciati dal mio esecutivo, si avranno ora interventi di bonifica con eliminazione delle discariche presenti, opere agronome per migliorare la boscaglia e la vegetazione e miglioramento fitosanitario dei luoghi per aumentarne la fruibilità. Inoltre si provvederà a ricostruire i muretti a secco presenti nella zona, a realizzare staccionate per evitare la sosta nella pineta, passerelle in legno per i diversamente abili e pannelli informativi perché si conoscano pregi e bellezze di un luogo che da amministratori abbiamo voluto e saputo tenere lontano dal cemento degli speculatori. La chiave di volta per la tutela e la valorizzazione del Parco naturale, una conquista storica della nostra città, è dunque pressoché realtà: a dimostrazione che la politica delle parole lascia sempre il tempo che trova, mentre il lavoro serio e concreto per la propria città, anche a distanza di un anno e mezzo dalla conclusione del proprio mandato, continua a trovare riscontri tangibili e sotto gli occhi di tutti".

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