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Cronaca

L'intervento era necessario e fu eseguito correttamente, assolto cardiochirurgo

Quello eseguito su Anna Guido fu un intervento necessario ed eseguito secondo i più recenti standard internazionali. A stabilirlo il giudice della prima sezione penale del Tribunale di Lecce, che ha assolto con formula piena il primario di cardiochirurgia della clinica "Città di Lecce", Giampiero Esposito

LECCE – Quello eseguito su Anna Guido, la 71enne di Maglie deceduta il 20 aprile del 2010 dopo un intervento al cuore, fu un’operazione necessaria ed eseguita secondo i più recenti standard internazionali. A stabilirlo il giudice della prima sezione penale del Tribunale di Lecce Silvia Minerva, che ha assolto con formula piena dall’accusa di omicidio colposo derivante da colpa medica, “perché il fatto non sussiste”, il primario di cardiochirurgia della clinica “Città di Lecce”, Giampiero Esposito. Il giudice ha condiviso in pieno la tesi difensiva del legale dell’imputato, l’avvocato Donato Mellone, e la richiesta della stessa pubblica accusa.

Secondo i riscontri dell'esame autoptico, svolto dai medici legali Roberto Vaglio e Giovanni Ferlan, a causare la morte della donna fu un'infezione delle valvole cardiache, una delle quali le sarebbe stata impiantata nel corso di un intervento chirurgico del 24 febbraio del 2010. Secondo quanto emerso in fase d’indagini, quell’intervento al cuore non solo non sarebbe stato necessario, ma potrebbe anche aver provocato l’infezione.

Una tesi, quella accusatoria, confutata dalla difesa dell'imputato. Nelle memorie difensive si evidenzia, infatti, come lo stesso cardiologo curante della donna, il dottor Falco, ascoltato nel corso delle indagini difensive, ha confermato di avere indirizzato la paziente presso il dottor Esposito, ritenendo necessario l'intervento chirurgico. Il consulente della difesa, il dottor Gaetano Contegiacomo della clinica Santa Maria di Bari, ha inoltre smentito categoricamente la consulenza del pubblico ministero, evidenziando come, secondo le attuali linee guida internazionali, vi era documentalmente ogni indicazione all'intervento chirurgico urgente. Anche i consulenti nominati dal giudice, Alessandro Bartoloni e Giuseppe Ragazzi, hanno sottolineato il corretto operato di Esposito,  evidenziando che “l’indicazione operatoria è ampiamente suffragata da dati clinico strumentali ed appare plausibile e condivisibile”, e ancora che “la condotta del cardiochirurgo è orientata secondo le linee guida nazionali e internazionali”.

Si tratta della seconda piena assoluzione in pochi mesi per il noto professionista leccese, uno dei più stimati e apprezzati cardiochirurghi a livello nazionale.

A dare avvio alle indagini fu la denuncia presentata dai parenti (il marito e i due figli) della donna, che si erano già costituiti come parte civile. I familiari avevano chiesto un risarcimento pari a 700mila euro.

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