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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

La Cgil non si ferma a Miccolis e chiede le dimissioni del rettore

Flc mette sotto accusa il sistema di governo dell'ateneo nel suo complesso: "Rinnovare tutti gli organi". L'ex direttore generale definito "semplice ingranaggio". Le registrazioni un "esasperato gesto di autotutela"

LECCE – Va dritto al vertice della piramide gerarchica dell’Università del Salento l’affondo del direttivo provinciale del sindacato Flc-Cgil che chiede le dimissioni del rettore, Domenico Laforgia, e il rinnovo di tutti gli organi di governo dell’ateneo. Come è noto, l’istituzione culturale è al centro di un terremoto: da una parte i fascicoli aperti dalla procura di Lecce per reati vari, dall’altra una tensione strisciante all’interno dell’università che in questi giorni sta emergendo in tutta la sua complessità.

La Federazione dei lavoratori della conoscenza prova a mettere ordine nella successione degli eventi e allarga l’orizzonte della riflessione ben al di là della vicenda che vede protagonista l’ex direttore generale, Emilio Miccolis, indagato per abuso d’ufficio e violenza privata ai danni di rappresentanti sindacali  dopo la pubblicazione di alcune conversazione registrate a sua insaputa (uno degli autori è Manfredi De Pascalis, della Cgil, ndr): “Negli ultimi anni numerosi sono stati i trasferimenti selvaggi dei dirigenti sindacali, i provvedimenti disciplinari a carico di chi si batteva per una governance trasparente e all'insegna della legalità, e i ricorsi al giudice del lavoro e al Tar. Registrare il superiore gerarchico durante un colloquio, non è altro che l'ultimo esasperato gesto di autotutela in una situazione senza via di uscita, che ha avuto il merito di far emergere il volto del potere”.

“Le responsabilità politiche sono evidenti – ha dichiarato il direttivo provinciale presieduto da Ivana Aramini -: non è immaginabile che colui che è stato definito il braccio destro del rettore, agisse in assoluta solitudine senza dar conto del suo operato e soprattutto dei metodi usati per governare. Sarebbe troppo semplice, in questo momento, accanirsi con chi ha avuto un ruolo di semplice ingranaggio all'interno di un sistema, in cui i rapporti di lavoro si basano su atti di vassallaggio".

Secondo il sindacato la degenerazione del sistema che starebbe verificandosi a Lecce affonda le sue radici in riforme politiche senza criterio: “La compressione degli spazi democratici negli atenei post-riforma Gelmini, ha provocato un black-out della democrazia, complici alcune leggi degli ultimi governi che hanno nettamente inciso sulla struttura del rapporto di lavoro con una ricaduta negativa per i lavoratori. Questa situazione è stata portata all'estremo, nel nostro ateneo, da un establishment che ha dato un'impostazione marcatamente aziendale con una connotazione autoritaria e in alcuni casi dispotica della governance. Si è pensato di poter guidare una comunità, quella accademica, senza il confronto, il dibattito e la mediazione. Si è preferito imporre le proprie idee professando un'apologetica fondata su tre dogmi - meritocrazia, efficientismo e trasparenza - che, alla luce degli ultimi fatti, sembra il simulacro di una realtà ben diversa”.

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