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Cronaca Otranto

La fotografia, tra vita ed arte: premiato Dino Longo

Riconoscimento agli oltre 25 anni di carriera di un vero maestro della fotografia, capace di distinguersi per la sua forza di promozione della terra salentina, attraverso la luce dei suoi scatti

OTRANTO - La fotografia come vita e la vita come arte. Il manifesto quotidiano di Dino Longo, maestro dietro l'obiettivo, è proprio questo: perché gli scatti che fuoriescono dalla sua macchina fotografica sono quadri d'autore, che lasciano ammaliati. Un'associazione della sua città, Otranto, gli ha tributato un meritato premio, nella manifestazione del "Salento in Jazz". La sezione locale dell'Unesco lo ha voluto come parte integrante della propria manifestazione estiva, la Quarta settimana della cultura. Riconoscimenti simbolici alla sua storia, che s'incontra e confonde inesorabilmente con quella della città dei Martiri, che ha immortalato in ogni angolo, da ogni visuale di cielo, come una donna da osservare e riconoscere nelle sue diversificate pose.

Venticinque anni di carriera, un'esistenza intera prestata al sortilegio dell'immagine, ad un'arte che non s'improvvisa, con uno specifico percorso mentale e creativo: fondamentale è stato per lui il legame con i colori della terra salentina, focalizzati con precisione valorizzante, nell'innesco di un motore di sensazioni, che permettono di immedesimarsi nella magia dei luoghi descritti. Una "cattura" privilegiata, che diventa passione, tanto che Dino Longo, oltre ad essere un grandissimo fotografo, si distingue come esperto collezionista di immagini d'epoca, con il merito di aver provato a ricostruire la Otranto che era, ricostruendo le sue evoluzioni nel tempo.

Una raccolta di foto, che partono dai primi del 1900 fino agli anni '70 e che raccontano le testimonianze del passato, pescando nei mestieri antichi della tradizione locale, negli scorci di vita familiare e collettiva, permettendo a chiunque di fruire di quella "memoria vissuta", che costituisce un bagaglio culturale da non disperdere.

Le sue fotografie sono in fondo un atto d'amore, che rendono omaggio alla perla del Salento e ne costituiscono il sistema più immediato di reale promozione. Da diversi anni, infatti, le sue più belle creazioni costituiscono in un unico arredo dentro le mura di Largo Porta Alfonsina, coniugando la maestosità di quella storia passata con la singolarità della bellezza che si rinnova costantemente. E la sua mostra, pur senza specifiche campagne di pubblicità, raccoglie ogni anno turisti e curiosi, che camminano idealmente sui luoghi racchiusi in uno scatto, chiudendo gli occhi ed immergendosi nella meraviglia proposta.

Ma chi conosce Dino Longo, sa bene che dietro alla parsimonia di osservatore, capace di cogliere il momento perfetto dell'incontro tra luce ed immagine, si cela anche un pezzo di storia di Otranto, non solo perché l'occhio al di fuori dell'obiettivo ha colto facce e storie della gente, prima di immortalarle in uno scatto, ma anche perché rappresenta un raccoglitore umano di aneddoti, anche strettamente legati alla sua arte. Sedersi a chiacchierare con lui è un'occasione per capire il campionario di umanità, che corre in città.

E in tanti anni di attività, ci sono anche racconti divertenti, come nel caso di quel turista, che in agosto, vedendo una sua foto della "Baia dei Turchi", gli aveva chiesto indicazioni sul posto, rapito dalla serenità emersa dall'immagine, salvo poi aggredirlo verbalmente il giorno dopo, perché aveva trovato la spiaggia piena di gente il giorno di ferragosto. O che dire di quella signora che, apprezzando il repertorio di foto d'epoca, si complimentava per l'abilità di scatto, non notando forse un dettaglio lapalissiano, ossia che un uomo di cinquant'anni non poteva essere l'autore di una foto del 1900. Piccole storie che tingono di ironia una carriera ricca di talento e oggi meritevolmente riconosciuta.

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