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Cronaca Lequile / Via R. Ant. Miglietta

La nuova gara non parte: è caos nel servizio mense degli ospedali

Il nuovo bando di gara è fermo in Regione. Diversi nodi da sciogliere, oggetto della contrattazione sindacale: rispetto della clausola sociale e innalzamento della base d'asta. Oggi presidio dei lavoratori in via Miglietta

 

LECCE - Tornano a farsi sentire sotto i portoni della direzione generale della Asl di Lecce, gli addetti al servizio mensa per gli ospedali della provincia. Sulla loro testa incombe, infatti, la scure del piano di rientro sanitario che, a causa dei ben noti tagli ai vari nosocomi e riduzione dei posti letto, sta mettendo in subbuglio l’intero comparto della preparazione e consegna dei pasti per i degenti.

Conti alla mano, i lavoratori in questione sono quasi 250, spalmati sulle tre aziende impegnate sui vari presidi: La Cascina (Lecce, Casarano, Gallipoli, Scorrano e Maglie), Compass (Galatina, Copertino, Campi Salentina, Nardò) ed Rr Puglia cui è rimasto solo l’ospedale di San Cesario, ulteriormente ridotto, mentre per Poggiardo il servizio mensa è veicolato da Gagliano del Capo.

Il risultato delle sforbiciate e della razionalizzazione sanitaria si è concretizzato nell’attivazione della cassa integrazione in deroga per 50 lavoratori di Rr Puglia, con il dubbio che dall’anno prossimo il fondo per gli ammortizzatori sociali sarà prosciugato.2-242-9

Ma anche i colleghi non dormono sonni tranquilli: la gara d’appalto per l’aggiudicazione del servizio è ferma da più di dieci anni. Il nuovo bando, sebbene pronto, giace invece sulle scrivanie dell’agenzia regionale sanitaria, Ares. Accelerare i tempi per la nuova gara è diventato, quindi, l’imperativo dei sindacati in presidio presso via Miglietta: Fsi, Cisal ed i confederali Cgil e Uil. “Il rischio concreto è che, se si perde ulteriore tempo, prima del 31 dicembre 2012 l’azienda Rr potrebbe aprire una procedura di mobilità per i dipendenti e tirarsi fuori dai giochi”, spiegano loro.

Ma i nodi da sciogliere sul bando di gara, rimangono oggetto di una complicata contrattazione tra i sindacati e la dirigenza Asl. Ad oggi, infatti, le aziende si sono aggiudicate l’appalto con costi differenti, ma che si aggirano intorno alle 15 euro per pasto giornaliero: una cifra che già li porta a gestire il lavoro “con l’acqua alla gola”, spiegano gli interessati. La base d’asta per la prossima gara abbassa ulteriormente l’asticella, portando la cifra fino a 12 euro e 50 centesimi per pasto.

Un gioco al ribasso di cui “faranno le spese i lavoratori”. Alla disomogeneità del prezzo, fa da contraltare la mancata uniformità del servizio: solo presso il “Vito Fazzi” di Lecce, per intenderci, vengono regolarmente serviti colazione, pranzo, merenda e cena.

Il nuovo bando di gara, nelle intenzioni dei sindacati, dovrebbe prevedere l’uniformità del servizio su tutti i presidi ospedalieri, gestito da un unico committente e con il vincolo di far transitare nella nuova azienda tutti i lavoratori attualmente impiegati. Perché “nessun posto di lavoro si deve perdere”, ribadiscono al margine dell’incontro odierno con il dirigente amministrativo Antonio Vigna.

“Abbiamo battuto il chiodo sulla necessità di alzare la base d’asta per ottenere un servizio decente senza compromettere i livelli occupazionali”, aggiungono i referenti sindacali, forti di un primo risultato che avevano già strappato al direttore generale Valdo Mellone: il mantenimento dei centri cottura all’interno degli ospedali.

Oggi, invece, si è tornati in direzione generale per sollecitare la Asl a convocare le tre aziende interessate in modo da elaborare un “accordo ponte” che salvi il salvabile: una soluzione tampone per estendere l’uso degli ammortizzatori sociali e permettere ai lavoratori in eccesso di essere trasferiti su altri presidi ospedalieri. Se l’8 ottobre la Asl sarà convocata presso gli uffici regionali, le notizie riguardo ad un possibile sblocco della gara non verranno comunicate prima del 12.

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