La truffa passa dal web: Hogan fasulle per 110 euro
Un salentino frodato da un napoletano 40enne. In vendita Hogan, risultate poi contraffatte. I finanzieri l'hanno identificato tramite posta elettronica e indirizzo Ip. E l'indagine è solo all'inizio
CAMPI SALENTINA - Quale sia l'entità della truffa, non è dato ancora sapere. I militari della guardia di finanza della compagnia di Lecce, coordinati dal capitano Antonio Sederino, stanno svolgendo approfondimenti più ampi. E ai cittadini, chiedono collaborazione: chiunque ritenga di essere stato frodato, può recarsi negli uffici del comando provinciale (o nella caserma più vicina al proprio luogo di residenza), e fare una segnalazione. Perché può darsi che diversa merce "taroccata" stia ora circolando su Internet. Finendo nelle mani di malcapitati che, pensando di aver fatto un affare, si ritrovano in mano, piuttosto, merce di scarsa qualità, pagata ad alto prezzo. Anche tramite i più noti siti attraverso i quali si acquista merce. Magari, nel corso di una combattuta asta. I furbi della Rete usano qualunque mezzo.
Tutto è nato nei giorni scorsi, quando, a Lecce, presso la caserma delle "fiamme gialle", s'è recato un cittadino di Campi Salentina, che riteneva di essere stato ingannato. Qualcuno gli aveva propinato un paio di scarpe, a suo dire, fasulle. Una cosa che, per la verità, ha scoperto solo quando ha ricevuto la scatola. Un paio di Hogan, per la precisione. Riprodotte, tra l'altro, in maniera neanche tanto precisa. I finanzieri, già a occhio nudo (sicuramente esercitato, di fronte alle continue sfilate sulla passerella del "veramente falso"), hanno notato che il marchio non sembrava assolutamente originale. La riprova è arrivata nello stretto giro di poche ore. E' stato sufficiente inviare una foto via e-mail alla casa produttrice, per ricevere il responso: scarpe riprodotte in maniera illecita. E chissà, dunque, quante paia sono al momento in circolazione. Certo è, nel caso in questione, che gli accertamenti hanno condotto verso Napoli. Il rivenditore, un 40enne, nascosto dietro l'anonimato della Rete, grazie ad uno pseudonimo.
Il salentino ha spiegato di aver acquistato quel "pacco" a 110 euro. Un affare, a prima vista, dato che un paio di Hogan, in negozio, può venire a costare dai 200 euro in su. Le indagini sono state avviate attraverso la tracciabilità degli indirizzi Id e dell'e-mail, e si è così identificato l'autore del reato, che aveva messo in vendita le scarpe.
Le minacce della vendita di prodotti contraffatti, via web, arrivano in molti modi. Ad esempio, tramite i comuni "metatag". Cioè, quei comandi nel codice Html inseriti nelle pagine di un sito per fornire maggiori informazioni sul contenuto. Servono anche e soprattutto per indicizzare le pagine. Vengono "afferrati" dagli spider dei motori di ricerca più famosi, come Google, Yahoo, Altavista e consentono ad un sito di scalare le posizioni. E' chiaro che, un nome particolarmente diffuso e ricercato dagli utenti, come "Prada", o magari, appunto, "Hogan", potrebbe portare molto in alto qualunque sito. Specie se accorpato, all'atto della ricerca, ad altre caratteristiche (scarpe, maglione, ecc.). Non si finisce, così, solo sui siti istituzionali delle stesse case produttrici, ma anche, a volte, in pagine con materiale contraffatto. Se le merci o i servizi proposti dal sito non sono forniti in licenza dal proprietario del marchio registrato, quest'uso dei "metatag" costituisce una violazione.
Tutto è nato nei giorni scorsi, quando, a Lecce, presso la caserma delle "fiamme gialle", s'è recato un cittadino di Campi Salentina, che riteneva di essere stato ingannato. Qualcuno gli aveva propinato un paio di scarpe, a suo dire, fasulle. Una cosa che, per la verità, ha scoperto solo quando ha ricevuto la scatola. Un paio di Hogan, per la precisione. Riprodotte, tra l'altro, in maniera neanche tanto precisa. I finanzieri, già a occhio nudo (sicuramente esercitato, di fronte alle continue sfilate sulla passerella del "veramente falso"), hanno notato che il marchio non sembrava assolutamente originale. La riprova è arrivata nello stretto giro di poche ore. E' stato sufficiente inviare una foto via e-mail alla casa produttrice, per ricevere il responso: scarpe riprodotte in maniera illecita. E chissà, dunque, quante paia sono al momento in circolazione. Certo è, nel caso in questione, che gli accertamenti hanno condotto verso Napoli. Il rivenditore, un 40enne, nascosto dietro l'anonimato della Rete, grazie ad uno pseudonimo.
Il salentino ha spiegato di aver acquistato quel "pacco" a 110 euro. Un affare, a prima vista, dato che un paio di Hogan, in negozio, può venire a costare dai 200 euro in su. Le indagini sono state avviate attraverso la tracciabilità degli indirizzi Id e dell'e-mail, e si è così identificato l'autore del reato, che aveva messo in vendita le scarpe.
Le minacce della vendita di prodotti contraffatti, via web, arrivano in molti modi. Ad esempio, tramite i comuni "metatag". Cioè, quei comandi nel codice Html inseriti nelle pagine di un sito per fornire maggiori informazioni sul contenuto. Servono anche e soprattutto per indicizzare le pagine. Vengono "afferrati" dagli spider dei motori di ricerca più famosi, come Google, Yahoo, Altavista e consentono ad un sito di scalare le posizioni. E' chiaro che, un nome particolarmente diffuso e ricercato dagli utenti, come "Prada", o magari, appunto, "Hogan", potrebbe portare molto in alto qualunque sito. Specie se accorpato, all'atto della ricerca, ad altre caratteristiche (scarpe, maglione, ecc.). Non si finisce, così, solo sui siti istituzionali delle stesse case produttrici, ma anche, a volte, in pagine con materiale contraffatto. Se le merci o i servizi proposti dal sito non sono forniti in licenza dal proprietario del marchio registrato, quest'uso dei "metatag" costituisce una violazione.