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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

L'ex rettore cambia idea: depositato un memoriale, salta l'interrogatorio

Domenico Laforgia aveva chiesto il confronto con i magistrati nell'ambito dell'inchiesta che lo vede indagato per tentato abuso d'ufficio e minaccia nei confronti del suo successore, Vincenzo Zara, in merito ad un concorso per professore associato

LECCE - Aveva chiesto di essere interrogato, ma l'ex rettore Domenico Laforgia, 64 anni, di Bari, alla fine ha rinunciato ad avere un confronto con gli agenti di polizia giudiziaria nell'ambito dell'inchiesta che lo vede indagato per tentato abuso di ufficio e per minaccia al suo successore Vincenzo Zara.

Sono questi i reati contenuti nell'avviso di conclusione delle indagini preliminari firmato dal procuratore capo Cataldo Motta e dal sostituto Paola Guglielmi, notificato nelle scorse settimane all'ingegnere barese che aveva deciso così di sottoporsi all'interrogatorio (facoltà che può essere esercitata in questa fase delle indagini). Ma Laforgia ha cambiato linea: ha preferito mettere nero su bianco la sua verità in un lungo memoriale depositato in Procura dai suoi difensori, gli avvocati Viola Messa e Michele Laforgia. Basterà a convincere i pm a chiedere l'archiviazione?

I magistrati per ora sono convinti che l'ex rettore cercò di fare pressioni sul suo successore per impedirgli di verificare la legittimità del bando per la nomina a professore di seconda fascia indetto dal Dipartimento di ingegneria dell'innovazione, così da avvantaggiare alcuni candidati provenienti dall'Università del Salento. Sono due le e-mail inviate da Laforgia a Zara, la sera del 7 agosto scorso, che hanno alimentato questo sospetto.

Nella prima delle 19.42, in un passaggio si legge: “Qualunque ingerenza su concorsi aperti può configurarsi come turbativa di concorso, che è un reato penale, e qualsiasi azione intrapresa che danneggi i concorrenti potrebbe essere denunciata come abuso di ufficio”. Il secondo messaggio di posta elettronica delle 23.24, invece, concludeva con un “ultimo consiglio” che lo stesso Laforgia riconosceva come “non richiesto”: “Evita di ricevere candidati (potenziali) a procedure concorsuali interne, chiunque Ti chieda di incontrarli, perché sono portatori di interessi personali”.

Proprio la mattina del 7 agosto il rettore aveva incontrato uno dei candidati che gli aveva prospettato dubbi sulla legittimità del bando e per questo aveva inviato una lettera al direttore del Dipartimento di ingegneria dell'innovazione, e per conoscenza anche agli altri direttori di Dipartimento, con la quale sollecitava “una verifica dettagliata di tutti i profili e le relative funzioni scientifiche afferenti ai quattro concorsi”. Secondo la ricostruzione dell'accusa, quindi, Laforgia senza averne titolo sarebbe intervenuto per impedire a Zara di svolgere controlli. Fu proprio Zara a chiedere, con un esposto, al procuratore Motta se nella vicenda ci fossero profili di natura penale.

Non è la prima volta che l'ex rettore finisce sotto i riflettori della magistratura. La precedente inchiesta sul presunto conflitto d'interesse relativo ai brevetti universitari si è conclusa lo scorso aprile, dopo due anni, con la sua assoluzione, in primo grado, “perché il fatto non sussiste”.  

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