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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Laforgia si ribella: “Contro di me un attacco mediatico per ricattarmi”

Esposti in Procura su società di consulenza amministrata dal figlio. Il magnifico non ci sta e si difende: "Strategia diffamatoria delle solite fonti e volontà di screditarmi. Non ho nulla da temere, abbiamo tagliato ogni spreco"

 

LECCE - Fuoco incrociato dei sindacati sul rettore dell’ateneo Domenico Laforgia a causa di una presunta indagine interna sui responsabili che avrebbero diffuso alcuni atti amministrativi, relativi alla vicenda dei brevetti universitari. In più, Cgil e Uil tornano a invocare le dimissioni in seguito alla denuncia subita dal sindacalista Manfredi De Pascalis, “reo”, secondo Laforgia, di aver usato un telefono aziendale per scopi privati. Il rettore non ci sta e rilancia parlando di una strategia diffamatoria operata ai suoi danni, fondata sul nulla.

La mia attività di consulente industriale non ha mai conflitto con quella di accademico, se non in termini di conoscenze messe a disposizione dell’ateneo – spiega il rettore ritornando sull’affaire brevetti -. È noto a tutti che, oltre ad essere un docente universitario, svolgevo attività di consulenza in ambito industriale ma non ho mai consentito che le due attività si sovrapponessero in alcun modo. Ricercare altri spunti scandalistici nel passato rivela l’insussistenza di quelli attivati nel presente e il fatto che siano anonimi è ulteriore prova della inconsistenza di alcuna ipotesi di conflitto”.

Laforgia parla di fonti che sarebbero sempre le stesse e facilmente individuabili dalla frequenza con cui appaiono sui giornali, “a creare un polverone laddove non c’è nulla di concreto”. Anche l'accusa di conflitto di interesse, a suo dire, non starebbe in piedi: “Le società da me fondate hanno il divieto di avere transazioni economiche con l'università, se non nel senso di donare all'ateneo. In cinque anni ho rinunciato a circa trecentomila euro di indennità di carica e dovrei compromettermi per alcune migliaia di euro pagate da altro ente ad una società fondata da me anni fa?”.

Il rettore fa i conti sui risparmi raggiunti con la sua amministrazione: “Solo in termini di indennità, l’amministrazione ha risparmiato più di  un milione e 825mila euro con la soppressione di tutte le indennità di carica, 475mila euro sui gettoni di presenza e circa 134mila euro sui costi dei revisori dei conti. Ogni spreco è stato eliminato e, nonostante i tagli importanti dei fondi ministeriali, abbiamo mantenuto un bilancio sano e siamo ancora un’università virtuosa”.

“Con quale coraggio si afferma che io possa anteporre interessi personali a quelli istituzionali? – incalza Laforgia - E perché non leggo sui giornali che quando viaggio in missione per conto dell’università dormo in alberghi mai di lusso e mangio un hamburger da Mc Donalds? Come mai le mie missioni non interessano a nessuno e non vengono portate ai giornali? Forse perché darebbero un’idea di questo rettore diversa da quella che si sta cercando di divulgare”.

Anche riguardo agli esposti anonimi che hanno dato il via al nuovo capitolo d’indagine sull’ateneo, con il nono fascicolo dedicato alle consulenze ed agli incarichi al vaglio della Procura, a monte ci sarebbe “la volontà di ricattare il rettore perché lasci il campo”.  Il messaggio, secondo Laforgia, è chiaro: “O te ne vai o ti distruggiamo sul piano mediatico, non importa se con calunnie e insinuazioni, l’importante è creare un caso e mantenere alta l’attenzione sull’università”.

“Non ho nulla da temere”, replica con forza il rettore, rinnovando la sua piena fiducia nell’operato della magistratura. “Non intendo partecipare a questo gioco al massacro che sta avendo il solo risultato di esporre l’intera istituzione a maldicenze e ad una inutile caduta di immagine. – conclude - Chi è responsabile di tutto questo non ha alcun rispetto dell'istituzione per la quale lavoriamo e persegue solo rancori personali e difesa di intollerabili privilegi che la mia amministrazione è colpevole di voler eliminare”.

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