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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca Centro / Viale XXV Luglio

Sospensione delle attività, Lsu in presidio. Ma in serata la buona notizia

Questa mattina decine di lavoratori, insieme a Cgil, Cisl e Uil, hanno organizzato una protesta dopo che la Provincia aveva comunicato l'interruzione dei servizi per la mancata firma del decreto ministeriale. A distanza di poche ora, da Roma, notizie rassicuranti

LECCE – Sospensione dell’attività, immediata e fino a nuova comunicazione, per gli Lsu che operano presso gli enti locali. La comunicazione, in alcuni casi anche verbale, è giunta come una doccia fredda. Di punto in bianco. E ha messo sulla graticola 473 persone, principalmente donne, che da vent’anni prestano servizi essenziali alla cittadinanza. La Provincia di Lecce, nello specifico, usufruisce di 102 unità mentre la restante parte è suddivisa tra i vari Comuni della provincia. Impiegata per svolgere mansioni come servizi sociali e cura alla persona, manutenzione degli uffici e del verde pubblico, pulizia e tenuta del territorio.

Peraltro a costo zero per gli stessi enti territoriali, giacché la retribuzione delle maestranze consiste in un sussidio elargito dall’Inps che si aggira intorno alle 600 euro, a seconda dei carichi familiari. Una miseria, quindi. Del tutto insufficiente alla conduzione di un’esistenza dignitosa e peraltro, come spesso accade, unica fonte di reddito per intere famiglie.

L’interruzione è stata comunicata dall’amministrazione di Palazzo dei Celestini a causa della mancata firma del decreto necessario alla prosecuzione del servizio, da parte del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. E si è scatenato, come prevedibile, il panico tra gli ex Lsu che hanno improvvisato una manifestazione di protesta ai piedi della Prefettura per cercare di accelerare i tempi tecnici e burocratici della procedura.

Sul piede di guerra vi sono anche i tre sindacati Cgil, Cisl e Uil che hanno tacciato la Provincia di “eccessivo zelo”, o meglio, come spiega la segretaria confederale Cgil, Antonella Cazzato “quella comunicazione inviata a tutti i Comuni si è rivelata non solo intempestiva ma anche inutile, visto che l’ente provinciale non ha alcuna funzione di coordinamento rispetto alle amministrazioni comunali”.

Perché intempestiva? Per comprenderlo è necessario ricostruire, per sommi capi, l’odissea lavorativa di queste persone. Licenziate dalle imprese, vent’anni fa, sono state assorbite dalle pubbliche amministrazioni al fine di sventare lo stato di disoccupazione. Così sono entrate, di diritto, nel bacino degli ammortizzati sociali. Paradossalmente, però, il loro impiego non sarà utile ai fini pensionistici: molti di loro, in altre parole, non potranno neppure usufruire della pensione sociale.

Da vent’anni a questa parte si è consolidata una prassi che ha garantito almeno la continuità del servizio, prorogato  di trimestre in trimestre, in base alla disponibilità finanziaria dello Stato, e mediante un apposito decreto attuativo firmato dal ministero del Lavoro. “Non è la prima volta, dunque, che la firma sul decreto tarda ad essere apposta ma, in questa circostanza, il ritardo ha comportato la cessazione del lavoro. Non era mai accaduto prima”, commenta la segretaria Cazzato.

La farraginosa macchina burocratica, all’improvviso, ha smesso di funzionare. Il meccanismo si è inceppato determinando lo stallo. E questo a causa dell’intervento della Corte dei Conti che ha avuto da ridire circa la validità della convenzione (per gli Lsu) sottoscritta dalla Regione Puglia con il ministero, che si porrebbe in contrasto con una norma contenuta nella recente legge finanziaria. “L’eccezione sollevata dalla Corte dei Conti non è neppure corretta – sottolinea la segretaria Cazzato – perché, al contrario, un comma della legge di stabilità prevede addirittura la possibilità di intraprendere un percorso di stabilizzazione dei lavoratori superando i vincoli nelle assunzioni”.

Il problema non sarebbe neppure legato, dunque, ad una mancata copertura finanziaria che invece è stata garantita fino alla fine dell’anno. E per sbrogliare la matassa i sindacati hanno incontrato le autorità prefettizie richiedendo il loro intervento per sollecitare la firma del decreto e per l’apertura di un tavolo tecnico utile a definire, una volta per tutte, i nodi del rapporto di lavoro con gli ex Lsu.

Sulla vicenda è prontamente intervenuto anche il presidente della Provincia di Lecce, Antonio Gabellone secondo il quale toccherebbe al governo “garantire l’adeguata copertura finanziaria che il ministero non garantisce”.

IMG_8308 bis-2Il numero uno di Palazzo dei Celestini paventa un allarme sociale elevatissimo e chiede all’esecutivo guidato da Matteo Renzi di trovare una soluzione al rimpallo di pareri e ipotesi che si sussegue, in queste ore, tra il ministero del Lavoro e la Corte dei Conti.

“Il governo non ha ancora comunicato ai territori se saranno o no stanziati i fondi a copertura delle retribuzioni di questa particolare categoria di lavoratori; lavoratori che invece andrebbero maggiormente e fortemente tutelati, in un quadro sociale e economico in difficoltà crescente e sullo sfondo di una crisi economica perdurante che al Sud e nel Salento– scrive Gabellone - . Il rimbalzo dei pareri richiesti è un fatto che desta preoccupazione e mina la coesione sociale di migliaia di famiglie salentine, incerte sul loro futuro occupazionale. Per questo, già in mattinata, sono stati inviati telegrammi urgenti di richiesta di convocazione o di apertura di un confronto sulla materia al presidente del Consiglio dei ministri Matteo Renzi, al ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi, al governatore di Puglia Nichi Vendola ed all’assessore regionale al Lavoro Leo Caroli”.

Aggiornamento: da Roma notizia rassicuranti

Durante il presidio una delegazione di lavoratori e sindacalisti ha incontrato il prefetto di Lecce, Giuliana Perrotta, che ha subito dopo trasmesso relativa comunicazione al ministero del Lavoro. Nel giro di poche ore, dalla capitale, è arrivata la buona notizia: ministero e Corte dei conti avrebbero chiarito quello che sarebbe stato solo un equivoco e a tutti i mille e cento gli Lsu pugliesi dovrebbe essere garantita immediatamente la continuità occupazionale. Soddisfazione è stata espressa dal deputato del Pd, Salvatore Capone, che ha ringraziato la collega di partito e sottosegretario al Lavoro, Teresa Bellanova per la tempestiva risoluzione del problema.

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