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Cronaca Martano

Finti lavori al Poliambulatorio, inchiesta chiusa: indagati due funzionari Asl e altri cinque

“Unfinished work” è l'operazione dei finanzieri di Otranto che arrestarono Fiorenzo Pisanello e Antonio Leo. La certificazione con cui si attestava la fine dei lavori e successivo il collaudo statico della struttura sarebbero fasulli

MARTANO - Sono state chiuse le indagini preliminari sugli illeciti che sarebbero stati commessi nel poliambulatorio di Martano. Gli avvisi sono partiti nei giorni scorsi per raggiungere le sette persone coinvolte nell’inchiesta denominata “Unfinished work”, per due delle quali, il 7 maggio scorso, furono disposti i domiciliari, su ordinanza di custodia cautelare emessa dalla giudice Simona Panzera.

Si tratta del responsabile dell’area gestione tecnica della Azienda sanitaria e responsabile unico del procedimento, oggi in pensione, Fiorenzo Pisanello, 66 anni, di Lecce, e di Antonio Leo, 56, di Soleto, all’epoca dei fatti in servizio presso la stessa area tecnica e direttore dei lavori di ristrutturazione e dal gennaio 2020 dipendente come funzionario amministrativo presso l’Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico “De Bellis” di Castellana Grotte, a Bari.

Nell’atto firmato dal pubblico ministero Alessandro Prontera, il magistrato titolare delle indagini svolte dai finanzieri della compagnia di Otranto - dalle quali sarebbe emerso che i lavori risultavano ultimati nel 2015, ma di reale ci sarebbero i soldi erogati da enti pubblici - ci sono anche i nomi di altre cinque persone: Francesco Reddavide, 67 anni, di Adelfia (Bari), socio, amministratore unico e rappresentante legale di “Atitecnica85 srl”, a Brindisi, colpito dal divieto di esercitare attività d’impresa per un anno; il direttore di cantiere, in rappresentanza della società mandante “Electra srl” dell’Ati esecutrice dei lavori Gaetano Natuzzi, 39 anni, di Gioia del Colle (Bari), e gli amministratori dell’Ati Cosimo Partipilo, 49, di Modugno (Bari), e Salvatore Martinelli, 60, di Taranto; Pantaleo Chiriacò, 64 anni, di Sternatia, in qualità di professionista esterno coinvolto nel progetto esecutivo dei lavori di ampliamento finanziati tramite Por, che risponde di favoreggiamento personale perché avrebbe aiutato i due pubblici funzionari a eludere le indagini.

Le accuse contestate a vario titolo sono: peculato, abuso d’ufficio, frode nelle pubbliche forniture, falsità materiale e ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici.

Questi i reati che sarebbero stati individuati in seguito a un’attività ispettiva condotta nel 2017 dai finanzieri finalizzata all’accertamento di un danno erariale di oltre tre milioni 250mila euro, per la mancata apertura, secondo i tempi previsti da contratto, della nuova struttura destinata ad ospitare più servizi come guardia medica, 118, sert, dialisi.

In particolare per il progetto di ampliamento del complesso immobiliare, la Asl di Lecce era stata ammessa a un finanziamento in conto capitale di 4 milioni di euro, e l’appalto dei lavori venne affidato a “corpo”, quindi con l’impossibilità da parte dell’impresa di modificare il prezzo, il 22 novembre del 2011 all’Ati “Edilmat” srl. Dall’analisi della documentazione, atti come la perizia suppletiva redatta successivamente da Leo e Pisanello, la certificazione con cui si attestava la fine dei lavori datata 28 ottobre 2015, il collaudo statico della nuova struttura del 16 gennaio 2017, sarebbero stati menzogneri.

I militari constatarono come nella struttura, nel piano seminterrato (da destinarsi a risonanza magnetica, farmacia e Sert), parte dei locali fosse ancora allo stato grezzo, gli impianti elettrici non ultimati e privi di intonaco, di pavimenti, di porte interne e la presenza di infiltrazioni d’acqua. Non solo. Durante un sopralluogo dei vigili del fuoco, furono riscontrate anche diverse inadeguatezze alla normativa antincendio (come la mancanza di 56 porte).

Durante l’interrogatorio di garanzia, solo Pisanello non si sottrasse alle domande della giudice e respinse fermamente gli addebiti, mentre Leo e Reddavide si avvalsero della facoltà di non rispondere.

Ora che l’inchiesta è chiusa, gli indagati avranno modo (entro venti giorni) di chiedere di essere interrogati dal pm, di presentare memorie, di produrre documentazione, attraverso gli avvocati difensori Roberto Rella, Giuseppe Corleto, Rosalba Pendinello, Giancarlo Vaglio.

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