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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Martano

Lavori mai ultimati nel poliambulatorio di Martano: a processo funzionari della Asl e imprenditori

Il giudice Sergio Tosi ha disposto il rinvio a giudizio di Fiorenzo Pisanello e Antonio Leo e di altre quattro persone coinvolte nell’inchiesta “Unfished work”. La prima udienza sarà il 7 febbraio davanti ai giudici della seconda sezione del tribunale di Lecce

MARTANO - In sei dovranno rispondere dal banco degli imputati dei lavori mai ultimati nel poliambulatorio di Martano per i quali furono erogati soldi pubblici. Tra questi il responsabile dell’area gestione tecnica della Azienda sanitaria e responsabile unico del procedimento, oggi in pensione, Fiorenzo Pisanello, 66 anni, di Lecce, e Antonio Leo, 56, di Soleto, all’epoca dei fatti in servizio presso la stessa area tecnica e direttore dei lavori di ristrutturazione e dal gennaio 2020 dipendente come funzionario amministrativo presso l’Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico “De Bellis” di Castellana Grotte, a Bari.

A disporre il loro rinvio a giudizio è stato il giudice Sergio Tosi, al termine dell’udienza preliminare discussa questa mattina, durante la quale Comune di Martano, Regione Puglia e Asl di Lecce si sono costituite parte civile rispettivamente con gli avvocati Martina Giannocolo, Daniela Limongelli e Massimo Manfreda. Il processo si aprirà il prossimo il 7 febbraio davanti ai giudici della seconda sezione del tribunale di Lecce.

Insieme ai due funzionari, sott’accusa ci saranno altre quattro persone, finite nella stessa inchiesta, non a caso denominata “Unfinished work”, condotta dal pubblico ministero Alessandro Prontera con i finanzieri della compagnia di Otranto.

Si tratta di Francesco Reddavide, 67 anni, di Adelfia (Bari), socio, amministratore unico e rappresentante legale di “Atitecnica85 srl”, a Brindisi; il direttore di cantiere, in rappresentanza della società mandante “Electra srl” dell’Ati esecutrice dei lavori Gaetano Natuzzi, 39 anni, di Gioia del Colle (Bari), e gli amministratori dell’Ati Cosimo Partipilo, 49, di Modugno (Bari), e Salvatore Martinelli, 60, di Taranto.

Le accuse contestate a vario titolo sono: peculato, abuso d’ufficio, frode nelle pubbliche forniture, falsità materiale e ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici.

C’era anche quella di favoreggiamento contestata a Pantaleo Chiriacò, 64 anni, di Sternatia, la cui posizione è stata stralciata, essendo nel frattempo deceduto.

A difendere gli imputati, ci penseranno gli avvocati difensori Roberto Rella, Giuseppe Corleto, Luigi Covella, Rosalba Pendinello, Giancarlo Vaglio.

Le indagini

A dare l’input all’inchiesta fu un’attività ispettiva condotta nel 2017 dai finanzieri finalizzata all’accertamento di un danno erariale di oltre tre milioni 250mila euro, per la mancata apertura, secondo i tempi previsti da contratto, della nuova struttura destinata ad ospitare più servizi come guardia medica, 118, sert, dialisi.

In particolare per il progetto di ampliamento del complesso immobiliare, la Asl di Lecce era stata ammessa a un finanziamento in conto capitale di 4 milioni di euro, e l’appalto dei lavori venne affidato a “corpo”, quindi con l’impossibilità da parte dell’impresa di modificare il prezzo, il 22 novembre del 2011 all’Ati “Edilmat” srl. Dall’analisi della documentazione, atti come la perizia suppletiva redatta successivamente da Leo e Pisanello, la certificazione con cui si attestava la fine dei lavori datata 28 ottobre 2015, il collaudo statico della nuova struttura del 16 gennaio 2017, sarebbero stati menzogneri.

I militari constatarono come nella struttura, nel piano seminterrato (da destinarsi a risonanza magnetica, farmacia e Sert), parte dei locali fosse ancora allo stato grezzo, gli impianti elettrici non ultimati e privi di intonaco, di pavimenti, di porte interne e la presenza di infiltrazioni d’acqua. Non solo. Durante un sopralluogo dei vigili del fuoco, furono riscontrate anche diverse inadeguatezze alla normativa antincendio (come la mancanza di 56 porte).

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