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Cronaca

Quasi mille lavoratori in nero in un anno, ma il Salento non è terra di caporalato

Ispettori e militari del Nil hanno incrementato il numero di controlli in cantieri e aziende. Persiste il lavoro minorile e il fenomeno voucher

LECCE - La tutela del lavoro regolare è una delle sfide più ardue nel Salento. Nella provincia di Lecce, nell’ultimo anno di riferimento, il 2016, sono 997 i lavoratori “in nero” scoperti dai funzionari dell’Ispettorato territoriale del lavoro. In quello precedente, erano stati 993. Non è sintomo dell’illegalità che serpeggia quanto, piuttosto, di controlli più frequenti da parte degli ispettori, che collaborano a stretto contatto con i carabinieri del Nil, il Nucleo ispettorato lavoro dell’Arma. Sebbene i controlli mirati nei confronti di cantieri e aziende negli ultimi mesi siano stati in numero inferiore - 3291 a fronte delle 3mila e 451 del 2015 - è stata stanata una quantità maggiore di trasgressori. Sintomo del fatto che la ricerca si va affinando e l’attività di “intelligence” viaggia di pari passo. Una tesi supportata anche dai dati sulle cosiddette “riqualificazioni”, vale a dire una sorta di bonifica dei rapporti di lavoro non regolari, soprattutto nei casi di orari e condizioni non rispettati. Nel 2016 sono state 74 le posizioni risanate dopo gli interventi degli ispettori salentini, al termine di 1838 aziende non proprio in regola. L’anno precedente “appena” 50.

Sono circa 45 gli ispettori civili che sorvegliano cantieri, locali e aziende nel Tacco. A questi si sommano i cinque militari dell’Arma. Un’orchestra che opera anche in collaborazione con altri 19 ispettori, ex dipendenti Inps e ulterori sei, provenienti dagli uffici ex Inail. Si occupano di  “Tutela del lavoro in generale: non soltanto del singolo, ma della collettività. Sanzionare un’impresa non in regola è anche un dovere nel rispetto degli imprenditori che, al contrario, agiscono legalmente”, dichiara Iunio Valerio Romano, vicecapo degli uffici dell’Ispettorato di Lecce e coordinatore dell’area vigilanza. Quello salentino è una delle 78 sedi sul territorio nazionale. Prima erano 96, le cosiddette Direzioni provinciali del lavoro, che hanno cambiato la dicitura in “territoriali”, fino a un ennesimo restyling che ha creato accorpamenti in alcuni capoluoghi di provincia.

Ma il salentino è antropologicamente condannato al lavoro nero? Non è sempre così. La richiesta di un'ispezione può essere anche di tipo privatistio: può infatti partire dalla segnalazione di un cittadino, ma anche di un sindacalista o di un avvocato. In quei casi, come ha spiegato il vicecapo dell’ispettorato del capoluogo salentino, si tenta una conciliazione fra dipendente e datore. Il più delle volte, però, si tratta di “blitz” programmati, quindi pianificati sulla scorta di notizie acquisite da informatori o da atti preistruttori. Infine, i controlli possono anche essere effettuati “ a vista” da ispettori che, per esempio, sono di passaggio da un cantiere. Le verifiche coprono le 24 ore ma nel Salento, non essendo presenti industrie di grandi dimensioni, i controlli notturni si riferiscono soprattutto al settore della ristorazione e, naturalmente, nei locali che fabbricano il divertimento durante la stagione estiva. Dove il lavoro nero si è ridotto sensibilmente nel corso degli ultimi anni. Ma i riflettori sono puntati anche nei supermercati, specialmente quelli in cui sono presenti reparti potenzialmente “pericolosi”, come quello della macelleria.

Il lavoro irregolare non è soltanto quello in cui è presente un lavoratore non registrato a dovere. Lavoro irregolare è anche l’assenza di visita medica obbligatoria per i dipendenti, la loro formazione e la loro informazione. I datori sono anche tenuti a fornire i dipendenti di dispositivi di e protezione.Le violazioni relative alla mancata sicurezza  sono state 871 nel 2016, di cui 91 con risvolti penali. Ma l’anno precedente ne erano state registrate ben mille e 114: oltre il 20 per cento in più. Un settore particolare, controverso e che ha goduto di una certa risonanza mediatica a causa di gravi fatti di cronaca, è quello dell’agricoltura. I dati forniti dall’ispettore Romano, sembrano smentire una così forte incidenza del fenomeno del caporalato.  

Piuttosto improbabile, dunque, il paragone del Salento ad altri territori italiani in cui lo sfruttamento e la riduzione in schiavitù nei campi ha finito per permearne anche il tessuto sociale. Nell’arco temporale che va da giugno ad agosto, infatti gli ispettori hanno eseguito 112 sopralluoghi, trovandone 45 irregolari. Sono stati sottoposti a controllo circa 480 braccianti, che peraltro erano quasi tutti italiani: soltanto 57 quelli di nazionalità straniera.  Cinquanta quelli trovati “in nero”, quattro gli atti di sospensione nei confronti di altrettante aziende e 42 le violazioni in materia di sicurezza sul lavoro.

Nessuna emergenza, dunque. Semmai, nel Tacco, sembrano essere altri i fenomeni da tenere sotto osservazione : come quello dei finti braccianti agricoli che truffano lo Stato. Spesso cittadini che non hanno mai visto un vigneto e che riportano uno smalto perfetto sulle proprie unghie. Ma non è l’unica distorsione del mercato del lavoro. Vi è anche la piaga dell’impiego minorile, soprattutto in provincia e rapporti non genuini come assunzioni part-time che in realtà si riferiscono a full-time. Per non parlare, ça va sans dire, dei problemi che scaturiscono dalla originale gestione dell’effetto “voucher”.

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