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Cronaca

Lavoro nero in Puglia: un terzo del totale nel leccese

Dall'inizio dell'anno in tutta la regione le sole "fiamme gialle" hanno scoperto oltre 1.500 lavoratori in nero. Di questi, 511 nella provincia di Lecce. Nel mirino bar e stabilimenti balnerari

Il lavoro sommerso è una realtà ancora ben radicata nel meridione d'Italia, un retaggio che parte dell'imprenditoria si porta dietro nonostante la costanza e la severità delle verifiche fiscali. Il Salento stesso, da un lato punta alla crescita economica, soprattutto in ambito turistico, dall'altro in molti casi fa i conti con un'improvvisazione che passa da diverse gradazioni cromatiche, tutte piuttosto scure: si parte spesso dal "grigio" e si arriva puntualmente al "nero".

Nell'ultima settimana la guardia di finanza del comando provinciale di Lecce ha effettuato su tutto il territorio l'ennesimo controllo a tappeto, impegnando tutti i reparti: sotto osservazione stabilimenti balneari, bar e ristoranti del capoluogo, di diverse località rivierasche (Gallipoli, Otranto, Santa Cesarea Terme e Castro) e del centro della penisola, fra cui Scorrano e Melpignano. Alla fine dei controlli, sono stati individuati 35 lavoratori in nero, che si vanno a sommare ad un già corposo numero di altri dipendenti a vario titolo di attività commerciali del tutto o quasi sconosciuti al fisco.

E' lo stesso comando provinciale delle "fiamme gialle" che inizia a tirare le prime somme. Soltanto i militari della finanza di Lecce, dall'inizio dell'anno, hanno scoperto 511 lavoratori in nero o irregolari. Un dato che fa rabbrividire se si considera che in tutta la Puglia, dal gennaio del 2007, sono stati scoperti 1.519 lavoratori non in regola. Il dato è evidente e non c'è bisogno neanche di fare calcoli: un terzo del totale è collocato nella sola provincia di Lecce. E si tratta di numeri destinati oltretutto inevitabilmente a gonfiarsi, se si considerano anche le operazioni delle altre forze dell'ordine, carabinieri, polizia di stato, municipale. Il fenomeno, oltre ad innescare un processo perverso di concorrenza sleale che penalizza gli imprenditori onesti, produce un danno piuttosto evidente. Si calcola infatti che in tutta la regione siano stati contestati oltre 2 milioni di euro fra ritenute fiscali non operate sui compensi corrisposti in nero.

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