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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Suicida a 16 anni. "Non avrebbe dovuto avere la cintura": quattro indagati

Informazioni di garanzia per responsabile e tre operatori di un centro di Andria che ebbe in affidamento una ragazza leccese, la quale sarebbe stata in passato vittima di stupro con diffusione del video

LECCE – Vi sono due elementi chiave nell’inchiesta coordinata dal pubblico ministero Giovanni Lucio Varia della Procura di Trani. Il primo: la ragazza, con un profilo psicologico ben definito e preoccupanti tendenze suicide, non avrebbe dovuto avere con sé la propria cintura; il secondo, non sarebbe stato opportuno lasciarla da sola in camera, senza un operatore o, almeno, qualche altra giovane ospite del centro al quale era stata affidata.

E ora,  proprio il responsabile della struttura, un centro residenziale terapeutico per il trattamento dei disturbi psichiatrici gravi in preadolescenza di Andria, più un educatore professionale, un’infermiera e un operatore socio sanitari, sono indagati per cooperazione in omicidio colposo. Hanno ricevuto in queste ore l’informazione di garanzia.

Al centro di questa vicenda, la morte di una ragazza di 16 anni di Lecce: a giugno del 2019 si tolse la vita impiccandosi a una grata della stanza del centro riabilitativo. Una storia molto triste, peraltro legata a doppio filo a un’altra, per la quale sotto i riflettori sono finiti due giovani leccesi, oggi ventenni, accusati di aver abusato di lei quando aveva 14 anni, approfittando del fatto che fosse ubriaca, di aver il filmato il rapporto a tre e di aver poi diffuso il video.

La giovane leccese fu destinata a quella struttura di Andria in seguito a un provvedimento del Tribunale dei minori del capoluogo salentino. Molto serio il quadro clinico, viste le tendenze al suicidio (addirittura cinque tentativi in appena due mesi e mezzo) e agli atti autolesivi. Va da sé che l’attenzione avrebbe dovuto essere massima, nella vigilanza.

Ma il 19 giugno del 2019 accadde l’irreparabile. La 16enne, stando alle ricostruzioni della Procura di Trani, avrebbe tentato la fuga dal centro durante un’uscita programmata. Uscita che per questo motivo fu doverosamente cancellata. Qui, però, si pone il problema. Stando sempre alle indagini, in vista di quell’uscita alla ragazza sarebbe stata riconsegnata la sua cintura. Cintura che, però, nessuno avrebbe avuto premura di farsi riconsegnare, dopo l’annullamento. Violando, in questo modo, lo stesso regolamento interno del centro riabilitativo, che prevede per gli ospiti il divieto di detenere oggetti pericolosi.

E non solo. Subito dopo alla 16enne sarebbe stato consentito di ritirarsi in camera da sola. Poco dopo, la morte, usando proprio quella cintura, infilata in una grata della finestra. Una tragedia e un dolore infiniti, per i genitori, che così, tramite un esposto affidato all’avvocato Massimo Bellini, hanno chiesto di fare luce. E oggi, con la chiusura delle indagini preliminari, si è posto un primo tassello nella ricerca della verità.

Il procedimento per violenza sessuale

Tutto questo mentre corre parallela l’altra storia in cui, suo malgrado, quella ragazza è stata sempre protagonista, quella della presunta violenza sessuale. Proprio ai primi del febbraio scorso, il giudice del Tribunale per i minorenni Aristodemo Ingusci ha accolto la richiesta di messa alla prova avanzata dagli avvocati Giuseppe Milli e Stefano De Francesco, consentendo così ai due giovani imputati di partecipare ad un programma rieducativo: svolgeranno attività di volontariato per un anno e mezzo. In caso di esito positivo, si arriverà al proscioglimento per estinzione del reato.

I fatti corrono su binari simili perché, proprio in seguito al suicidio e alla richiesta della famiglia di fare luce, una volta individuato quel filmato, si ebbe poi il sospetto che a indurre la minorenne a compiere il suicidio potesse esserne stata anche la diffusione. Non sarebbero stati trovati riscontri in tal senso, però, nel frattempo, sulla scorta della denuncia, si era nel frrattempo aperto il fascicolo presso la Procura di Trani per chiarire eventuali negligenze del personale della struttura di accoglienza.

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