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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Rudiae / Via Enrico Fermi

Anziana sordomuta segregata nel bagno, secondo blitz all'alba nella casa dell'orrore

La donna è ricoverata a Galatina. Ieri il primo controllo e l'iscrizione nel registro degli indagati di madre e figlio. L'anziana non è loro parente, ma presa in "affidamento" senza alcun titolo. Accertamenti sui conti correnti: avrebbero intascato la sua pensione. Indescrivibili le condizioni in cui è stata trovata

LECCE – Via Enrico Fermi, civico 48, periferia di Lecce. La casa degli orrori. Ci sono medici, infermieri e poliziotti che in carriera ne hanno viste talmente tante da rimanere impassibili di fronte a situazioni che il vocabolario non riesce a esprimere. Si sviluppa una corazza. Senza non si potrebbe andare avanti. Eppure, questa volta, persino personale con esperienza trentennale ha provato un moto di raccapriccio, oltre a una profonda pietà umana, quando sotto la maglietta di quella povera donna, 83 anni, sordomuta, una mente assente, hanno trovato appiccicati alla pelle unta di sporcizia e sudore un paio di tappi di bottiglia, fogli di carta, persino una forchetta di plastica.

Qualcuno deve essere fermamente convinto che una persona esclusa dal mondo per un cinico capriccio della natura non sia umana, ma una cosa, un oggetto da accantonare nel bagno. Perché sembra davvero che lei, la “cosa”, vivesse lì, accovacciata su una brandina arrugginita, in mezzo a polvere e residui di cibo avariati. L’orrore.

Ci sono alcune denunce penali, per ora, ma non è detto che il fascicolo, ora in Procura, sul tavolo del pubblico ministero Giuseppe Capoccia, non porti all’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare. La vicenda è trapelata per sommi capi già nella serata di ieri, con un primo blitz in quell’appartamento, dopo una segnalazione anonima al 113. Ma questa mattina gli agenti delle volanti hanno nuovamente fatto un sopralluogo “a sorpresa”. Perché volevano sapere chi realmente e quante fossero le persone che lì dentro vivono. Ed hanno fatto qualche nuova scoperta, che avrà probabilmente un altro seguito.    

E’ bene andare con ordine, però, e riassumere la storia fin dal principio. E avvisare anche i lettori. Se siete troppo sensibili, fermatevi qui. Non andate oltre. Perché quello che segue è un pugno nello stomaco.

La chiamata anonima risale a ieri pomeriggio, alle 16. Un agente della centrale operativa ha prestato molta attenzione alle parole di quell’ignoto cittadino, che sembrava sapere molte cose su una vicenda a dir poco inquietante: via Enrico Fermi, civico 48, donna molto anziana tenuta in condizioni di segregazione, spesso chiusa in un bagno.

E’ andato oltre, quell’interlocutore, che ha preferito non identificarsi: la donna, a suo dire, avrebbe manifestato in qualche modo richieste di aiuto. I lamenti sarebbero stati sentiti in diverse occasioni dalla parte esterna della finestra. Ed ha aggiunto che gli altri residenti, spesso, si sarebbero allontanati per giornate intere. Lei, la “cosa”, rinchiusa nel bagno. Loro, a godersi il mare.

Non c’è stato un minuto da perdere. La polizia ha deciso di verificare subito se la segnalazione fosse vera. E una pattuglia delle volanti, il reparto diretto dal vicequestore aggiunto Antonio Ingrosso, ha raggiunto la via. Gli agenti sono entrati nel complesso del civico 48, da un cancello di ferro. Hanno raggiunto la finestra dalla quale sarebbero provenuti i lamenti, al piano terra. Si affaccia in un cortile condominiale.

La prima conferma è arrivata subito. Osservando attraverso le fessure della persiana, i poliziotti hanno scorto un’anziana che emetteva lamenti, che si contorceva, che con gesti di mani e braccia lasciava in qualche modo intendere di essere in difficoltà. Aveva bisogno di aiuto. E subito. Non riuscendo a entrare dalla finestra, i poliziotti si sono fiondati alla porta d’ingresso. Una prima scampanellata, una seconda. Niente. Solo dopo qualche minuto, la porta s’è spalancata. Era il volto di un uomo, poi identificato per B.C.V., leccese, 43enne. E’ bastato vedere le divise per capire subito la piega che stava assumendo la storia. Pare che l’uomo si sia fiondato verso la porta del bagno, per girare un paio di volte la chiave. Un gesto disperato che non è passato ovviamente inosservato. I poliziotti l’hanno bloccato con le mani ancora incollate sulla maniglia.

Alla fine la porta è stata aperta, certo. Ma ci hanno pensato i poliziotti. E quello che hanno visto, non lo dimenticheranno facilmente. L’anziana era seduta sul water, in stato confusionale. E in condizioni igieniche sanitarie che gli stessi agenti hanno avuto difficoltà a descrivere. Definirle precarie, riduttivo.

L’odore era nauseante, insostenibile. Il lavello sporco, senza le maniglie dei rubinetti, forse proprio per impedire che fosse aperta l’acqua. Il bidet, coperto da una tavola di legno assicurata con nastro adesivo. Il water inzaccherato, il piatto doccia inutilizzabile.  Ma quello che ha stupito forse più di tutto il resto i poliziotti, è stato il fatto che la donna fosse accomodata su un piccolo materasso senza lenzuola e cuscini, adagiato su reti di ferro rose dalla ruggine. E la presenza di quel giaciglio ha lasciato intendere che il bagno non fosse un ricovero “di fortuna”, ma il luogo dove abitualmente l’anziana era tenuta segregata. Per terra, un piatto di plastica sporco. Sparsi sul pavimento bisunto, residui di alimenti putrefatti. Tutto documentato dalla polizia scientifica, che è stata chiamata immediatamente sul posto.

La polizia ha poi convocato un’autolettiga con medico a bordo per prestare le prime cure alla “reclusa”. Accertato che fosse sordomuta e in cattive condizioni di salute, l’82enne è stata trasportata presso l’ospedale “Santa Caterina Novella” di Galatina. E qui è ancora ricoverata, nel reparto di medicina, per approfondimenti. Sapere qualcosa da lei, impossibile. Ci hanno provato ancora questa mattina, con l’ausilio di un interprete che conosce il linguaggio dei segni. L’unica cosa che forse l’anziana riesce a esprimere, è l’elementare bisogno di cibo. 

Fin qui, la terrificante vicenda umana. Poi, sono iniziati gli approfondimenti. Il 43enne, alle strette, avrebbe dichiarato di non sapere nulla della posizione giuridica e dell’affidamento dell’anziana. Ha quindi avvisato la madre, che è giunta poco dopo sul posto con un altro figlio disabile. Da notare che gli appartamenti in questione, costruiti con fondi pubblici, sono stati assegnati a famiglie che ospitano persone diversamente abili. E proprio la presenza di quel giovane giustificherebbe l’assegnazione della casa alla donna, identificata per B.R.M., nata in India, 65enne, ma leccese a tutti gli effetti, da generazioni. La quale avrebbe spiegato che l’anziana, da circa quattro anni, le sarebbe stata data “in consegna” (sic) da un suo conoscente, ex compagno. Un uomo scomparso di recente.

Insomma, avrebbe cercato di trovare una giustificazione, spiegando che di lei si sarebbe occupata con il figlio maggiore, senza alcun reale titolo della “gestione” dell’82enne, nonché dell’amministrazione della pensione d’invalidità, di circa mille e 200 euro mensili. Somma che verrebbe accreditata direttamente  su un conto corrente postale cointestato a lei e all’anziana. Postamat legato al conto corrente e carnet di assegni sono stati sequestrati e sottoposti ad accertamenti, dopo i quali è finito sotto sequestro anche il conto corrente postale. Vi è depositata una somma piuttosto piccola di denaro.

Sulle precarie condizioni in cui viveva l’incolpevole vittima di questa tormentata vicenda di cronaca, e sul perché fosse chiusa a chiave in quel miserabile bagno, madre e figlio 43enne avrebbero fornito indicazioni confuse, generiche, imbarazzate. E si sarebbero scaricati eventuali responsabilità l’uno sull’altra, e viceversa. Spiegando, in modo fumoso, di occuparsi di lei solo perché senza parenti, e che tutto avrebbero fatto solo nel suo interesse. E se era stata rinchiusa in bagno, questo solo perché avrebbe potuto rappresentare un pericolo per sé e per gli altri, non essendo autosufficiente. Non solo. Ma questo sarebbe avvenuto soltanto in alcune occasioni, quando, cioè, l’anziana si sarebbe venuta a trovare da sola in casa. Di norma, avrebbero detto, godeva di una stanza tutta sua.

118 025-18Dichiarazioni palesemente contraddittorie, secondo la polizia, rispetto all’atteggiamento tenuto dal 43enne al momento dell’ingresso in casa, quando si sarebbe catapultato verso la porta per aprirla, in modo da non far apparire la vicenda alla stregua di una segregazione.

D’intesa con il pm, i due sono stati iscritti nel registro degli indagati per sequestro di persona. Ovviamente, altri accertamenti appureranno se siano stati commessi negli anni altri reati.

E questo è nulla. Stamattina, il secondo blitz, per vederci ancor più chiaro. All’alba la polizia è tornata nell’appartamento assegnato a B.R.M. per verificare chi siano tutti gli occupanti. Come ipotizzato, nell’appartamento erano presenti il figlio 43enne, la sua compagna, dell’est europeo, il figlio della coppia e altro ragazzo straniero. Si tratta del fratello della donna straniera. 

Val solo la pena aggiungere che le altre stanze sono apparse rassettate e discretamente pulite. Non erano presenti, perché normalmente vivrebbero in un’altra casa, B.R.M. e il figlio disabile. Quel bagno, un'appendice vergognosa di quella che all'apparenza sembrerebbe una normale abitazione. Qualcuno chiamerebbe alla mente un vecchio thriller, "Non aprite quella porta". Periferia di Lecce. L’orrore.

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