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Cronaca

“Ti butto l’acido, sventro tuo padre”. E la contattava fino a trenta volte al giorno

È durato appena un paio di settimane il divieto di avvicinamento per un 37enne leccese. Il giudice ha disposto il carcere, perché avrebbe continuato a molestare la ex moglie in maniera molto violenta. "Incapace di trattenere gli impulsi aggressivi"

LECCE – “Niente per me, niente per gli altri. Non potrai mai farti un’altra vita”. Frasi di questo tenore erano all’ordine del giorno. Oltre la gelosia, oltre la frustrazione per un matrimonio naufragato. Il suo, un senso di possesso morboso, come se la ex moglie fosse un oggetto, non una persona con sentimenti, speranze, sogni, ma un mero giocattolo sessuale. Sua esclusiva proprietà.

Nessun altro uomo avrebbe mai dovuto approcciarsi a lei, coltivare anche solo lontanamente la speranza di avere una storia. E così, sarebbe arrivato a contattarla fino a venti, addirittura trenta volte al giorno, con telefonate o messaggi. La scusa più banale, quella di sapere come stessero le figlie, se avessero bisogno di qualcosa. In realtà, il passo successivo sarebbe sempre stato lo stesso, condito da un’escalation di minacce, anche molto violente. “Oggi è la tua fine. Ti uccido, ti butto l’acido”, sarebbe arrivato a dirle.

Già, la minaccia dell’acido. Fra le più terrificanti. È forse l’arma che più di tutte cela un significato, quello della cancellazione dei lineamenti, la distruzione della bellezza, l’umiliazione più profonda. Un quadro di tale gravità, da costare l’arresto per l’uomo. Ieri mattina è stato rintracciato dagli agenti della squadra mobile di Lecce e condotto direttamente in carcere.

Ignorati i dieviti

Alla fine di settembre, il 37enne aveva ricevuto un divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla ex moglie. Tantomeno, avrebbe dovuto provare a contattarla, con qualunque mezzo. Ma, tempo appena due settimane, e la desolante situazione già nota agli inquirenti si è ripetuta con una tale frequenza che il giudice per le indagini preliminari, Alcide Maritati, ha ritenuto impossibili misure alternative. Tale la violenza espressiva che, evidentemente, si è profilata concreta la possibilità che si arrivasse oltre le parole. Ecco perché è stato disposto il carcere. E da ieri, L.S. che è difeso dall’avvocato Benedetto Scippa, si trova in una cella di Borgo San Nicola.

Sono davvero tanti gli episodi contestati all’uomo. “Vado a casa di tuo padre per sventrarlo e ammazzarlo”, avrebbe minacciato in una circostanza. E le offese alla ex, pesanti, volgari, irripetibili, sarebbero avvenute persino davanti alle bambine, figlie della coppia. Ancora, in un’altra occasione, dopo essersi appropriato del cellulare della donna e aver letto i messaggi personali, l’avrebbe spaccato, per poi inseguirla. Quella volta, lei si sarebbe rifugiata in auto con una delle bambine. E lui avrebbe tirato la maniglia con tale forza - per provare ad aprire lo sportello - da spezzarla. Inutile dire che, con questi atteggiamenti, con gli appostamenti, con le intimidazioni, gli scatti d’ira, non solo la donna, ma anche i suoi genitori vivevano ormai da mesi sotto un perdurante stato di ansia.  

Incapace di trattenersi

Tutto questo è andato avanti dal maggio scorso, fino agli ultimi giorni, inducendo il pubblico ministero a chiedere, ottenendola, una misura cautelare in carcere per atti persecutori aggravati, ma anche per essersi sottratto agli obblighi previsti nell’accordo di separazione. Il più delle volte, infatti, non avrebbe corrisposto le somme previste per il mantenimento delle figlie. E in un passaggio chiave, che riassume tutta la vicenda meglio di mille parole, il giudice scrive, a proposito dell’indole dell’uomo che è “inesistente” la “capacità di trattenere gli impulsi aggressivi e molestatori”. 

Nota: per ovvie ragioni di tutela della vittima e delle minori, omettiamo le generalità complete.

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