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Cronaca

Assistenza oncologica, è di nuovo protesta per la proroga del servizio

Gli operatori addetti al trasposto e all'assistenza dei malati, manifestano in Prefettura. Per il sindacato Fsi il servizio non può essere esternalizzato, ma va prorogato. "I fondi ci sono. Si può continuare per 2 anni"

 

LECCE - Sono diventati degli habituè della Prefettura di Lecce, loro malgrado, i cento addetti all’assistenza e trasporto dei malati oncologici della provincia di Lecce. Questa mattina, nuova protesta e nuovo incontro del sindacalista Fsi, Dario Cagnazzo con il capo di gabinetto, Guido Aprea.

La proposta emersa dal tavolo tecnico che si è tenuto a Bari con la task force regionale, appena la settimana scorsa, è stata nettamente rifiutata dal sindacato: la soluzione prospettata è di far proseguire il servizio (scaduto a fine anno e prorogato) esternalizzandolo, affindandolo cioè alle associazioni di volontariato e ad alcune ditte che lavorano in appalto con la Asl di Lecce.

Il “no” di Cagnazzo è chiaramente motivato. Come disse già a dicembre, il progetto “sostegno ai pazienti oncologici” è stato finanziato con fondi Cipe, statali e comunitari vincolati. “Quei 109 milioni di euro, di cui dispone la Regione per i vari progetti, tra cui il nostro, devono essere finalizzati ad un unico scopo”, ha sempre precisato Cagnazzo. Lo studio legale Sticchi Damiani “ha inoltre verificato che in base ai soldi stanziati, il progetto potrebbe continuare per 2 anni”, aggiunge il sindacalista che ha consegnato una copia del parere legale in Prefettura, affinchè venisse recapitata all’attenzione del presidente regionale, Nichi Vendola.

L’esternalizzazione del progetto, per il sindacalista, non ha senso anche in relazione alla cronica carenza di operatori sociosanitari ed infermieri che si registra sui presidi ospedalieri. I lavoratori in questione, almeno in parte, potrebbero essere impiegati all’interno degli ospedali per colmare le lacune del personale. “E questo attraverso una semplice proroga del progetto fino alla fine del 2012”, propone Cagnazzo immaginando che il tempo sarà foriero di soluzioni più stabili. “Solo così si arriverebbe a far durare il progetto almeno due anni, nella Asl di Lecce”. Vale la pena di ricordare che a differenza delle due aziende gemelle di Brindisi e Taranto, il progetto è partito in ritardo, superando di poco il primo anno previsto.

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