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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

Da Bari nel basso Salento per razziare nelle case, la banda tradita dal Tom-Tom

Nove sono i furti attribuiti con certezza a quattro giovani baresi residenti nel rione Santo Spirito fra il magliese e il Capo di Leuca, ma per gli investigatori potrebbero essere molti di più. Il procuratore Motta: "I furti nelle case, reati odiosi che violano l'intimità delle famiglie"

LECCE – I furti in abitazione? “Reati odiosi. Viene violata l’intimità di una famiglia”. Non ha usato mezzi termini il procuratore Cataldo Motta nel definire il fenomeno. Gli stessi inquirenti né si nascondono, tantomeno lo ridimensionano nei numeri. I furti sono in crescita, e la crisi economica ci mette del suo, in questa recrudescenza.

La presenza di Motta alla conferenza stampa convocata questa mattina presso il comando provinciale di Lecce dei carabinieri, per illustrare i dettagli di un’indagine che ha assunto una piega importante a settembre, e che oggi vede la chiusura del cerchio, è un segnale forte e chiaro: la Procura è vicina ai cittadini davanti al problema, pur restando comunque senz’altro diffuso e difficile da arginare.

Un punto di partenza è però proprio quest’indagine condotta quasi sottotraccia dai militari dei vari distaccamenti della compagnia di Maglie, guidati dai tenenti Luigi Scalingi e Rolando Giusti. I quali non si sono arresi davanti alla vastità del fenomeno, e nemmeno si sono accontentati del primo successo incassato, quando nel settembre scorso hanno stretto le manette ai polsi di quattro indiziati, tutti provenienti da Bari.

Piuttosto, con il coordinamento del sostituto procuratore Paola Guglielmi, sono andati avanti nell’inchiesta fin quando non sono riusciti ad attribuire a quegli stessi quattro individui almeno altri otto furti, fra tentati o riusciti. Con l’importante supporto di consulenze tecniche. E dunque, ladri seriali inchiodati dalla tecnologia di ultima generazione. “Contesteremo l’associazione per delinquere”, ha rimarcato Motta.  

DA BARI VERSO IL BASSO SALENTO: I FURTI, UN "LAVORO"

DSCN0934-2Domenico Angerame, 27enne, Ignazio Pontrelli, 34enne, Roberto Borgia, 30enne e Vito Michele Ventrella, 39enne, tutti provenienti dal quartiere Santo Spirito del capoluogo pugliese, non sono topi d’appartamento occasionali, ma si potrebbero ben inserire nella categoria dei ladri professionisti. Tutti con precedenti specifici, se non timbravano il cartellino è giusto perché il mestiere non è riconosciuto, ma in buona sostanza agivano con scadenze da impiegati. Sveglia alle 5, partenza alle 6, arrivo previsto verso le 8, all’opera fino all’ora di pranzo e rientro. Sabati e domeniche a casa con le famiglie.

La tecnica, sempre uguale, evidentemente fruttuosa. Ventrella passava a prendere i “colleghi” con la sua Hyundai Tucson di colore chiaro, impostava il Tom-Tom (da cui il nome dato all’operazione dagli investigatori) e tutti insieme partivano alla volta del Salento. Superando Lecce e puntando dritti verso i piccoli centri del magliese o del Capo di Leuca. Il perché, è presto detto. La conformazione stessa di alcuni paesi è la delizia del malfattore, con le loro case basse e le imposte che volgono direttamente sulle strade, più facili da scassinare.

Il modus operandi era sempre identico, collaudato. Sopralluogo discreto, poi uno squillo al campanello. Se in casa c’era qualcuno a rispondere, se la cavavano fingendo di voler chiedere informazioni su dove abitasse un tale tizio, inventandosi il nome sul momento. Se invece il citofono restava muto, in tre estraevano gli attrezzi del mestiere e il quarto rimaneva all’esterno a fare da “palo”. In questo modo, hanno razziato gioielli e denaro per decine di migliaia di euro. Tutta refurtiva che è però tornata ai legittimi proprietari. Almeno per i casi messi a nudo. Perché se nove sono i colpi che si possono attribuire in virtù di indizi concordanti, l’ovvio sospetto è che ne abbiano eseguiti molti di più.

PALMARIGGI, L’INIZIO DELLA FINE

La buona stella dei quattro baresi non poteva brillare in eterno. L’inizio della fine risale alla mattina del 18 settembre scorso. Quel giorno hanno fatto un involontario errore: hanno tentato di rubare in casa di un brigadiere dell’Arma, che abita a Palmariggi e che presta servizio proprio nel Nucleo operativo della compagnia di Maglie. Giusto per sfatare un luogo comune, non sempre la fortuna aiuta gli audaci.

Il carabiniere ha fermato nel giardino di casa uno dei malviventi, e nello stesso tempo ha messo in allerta i colleghi che si sono fiondati con pattuglie da Maglie, Bagnolo del Salento e Muro Leccese, riuscendo a bloccare gli altri tre, in disperata fuga in mezzo alle campagne. Passo importante, quel giorno, è stato anche il sequestro del Suv usato per raggiungere la località, che aveva i vetri posteriori oscurati.

Il 20, quindi due giorni dopo, i carabinieri hanno svolto un sopralluogo in un deposito agricolo dove si era nascosto uno dei tre (Angerame), durante le rocambolesche fasi di ripiegamento. E qui hanno trovato un sacchetto di stoffa con monili in oro. Ripercorrendo a ritroso il tracciato seguito nella fuga, giunti quasi in prossimità dell’abitazione del carabiniere nella quale avevano cercato di rubare, hanno poi trovato una borsa con tre paia di guanti neri, cacciavite, tronchese e tre ricetrasmittenti sintonizzate sullo stesso canale per le comunicazioni fra “palo” e complici.

Ed ecco che, da questi dettagli si è arrivati alla scoperta che poche ore prima dell’arresto avvenuto a Palmariggi, intorno alle 10,30, persone dalla fisionomia inequivocabile, con guanti neri, avevano consumato un furto anche in un’abitazione di Alessano. Testimoni li avevano visti allontanarsi proprio a bordo di una Hyundai Tucson di colore chiaro. I monili trovati nel deposito di Palmariggi, inutile dire come fossero quelli sottratti ad Alessano e che evidentemente Angerame aveva gettato via, ormai consapevole che sarebbe stato catturato per il tentato furto e per evitare quindi una seconda imputazione. Tutto inutile.    

Furti a tutto spiano nel basso Salento

I RILIEVI TECNICI E GLI ALTRI COLPI

Scoperti i primi due casi, i carabinieri sono andati avanti nell’inchiesta con analisi tecniche, ben sapendo come fossero diversi i furti eseguiti con modalità molto simili. Indicazioni di notevole interesse sono arrivate incrociando metodi investigativi moderni con quelli tradizionali, quindi tramite i dati del navigatore satellitare trovato nell’auto, i tabulati del traffico sulle utenze telefoniche, ma anche i riconoscimenti fotografici.

Il Tom-Tom di Ventrella è stato messo sotto la lente da un consulente nominato ad hoc, l’ingegner Tania De Benedittis. Alcuni dei punti Gps nella memoria dei “preferiti” riguardavano località del basso Salento. Fra cui diversi comuni in cui vi erano state denunce di furti in case. La consulenza ha anche rivelato altri punti Gps ottenuti dai Fix (punti automaticamente memorizzati nell’apparato), molti dei quali tracciavano i viaggi compiuti da quel Suv da Bari verso Alessano, Gagliano del Capo, Maglie, Muro Leccese, Nociglia, Salve, San Cassiano, Specchia e Surano.

Per quanto riguarda i telefoni, quelli di Pontrelli, Borgia e Ventrella, sequestrati nel corso dell’arresto avvenuto a Palmariggi, hanno determinato tramite i tabulati la loro presenza in luoghi e orari in cui si erano verificati furti. E poi ci sono le foto. Alcune delle vittime erano state in grado di vedere i ladri in volto, fornendone già in sede di denuncia una descrizione precisa agli investigatori. Dopo il loro arresto, più di qualcuno li ha ulteriormente riconosciuti dalle immagini segnalatiche. Qualche altra indicazione è giunta dalle videocamere di sorveglianza di attività commerciali. E una conferma forse persino più schiacciante, dall'accento così marcato, rimasto bene impresso nella memoria delle vittime. 

Ad oggi, oltre al tentato furto di Palmariggi e a quello consumato ad Alessano, entrambi del 18 settembre 2013, gli inquirenti hanno quindi elementi più che sufficienti per attribuire al gruppetto proveniente da Bari anche altre scorrerie: a Maglie, il 2 agosto 2013; a San Cassiano, il 12 dello stesso mese; a Muro Leccese, il 30; a Gagliano del Capo e a San Cassiano, l’11 settembre; a Gagliano del Capo e a Surano, il giorno esattamente successivo. Tutte contestazioni che hanno condotto all’emissione di una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere, firmata dal gip Antonia Martalò. Due di loro erano già rinchiusi in cella, altri si trovavano ai domiciliari. Nell’operazione ha partecipato la compagnia dei carabinieri di Bari San Paolo.

Se gli arresti di oggi ovviamente non arginano del tutto il problema, una cosa è certa: la vita per i ladri sta diventando sempre più dura. Anche perché le tecnologie che loro stessi usano possono tradirli in qualsiasi momento. 

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