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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Dimissioni in diretta su Canale 8: “J’accuse che squarcia il velo sul precariato”

L'ex direttore Gaetano Gorgoni racconta un anno complicato per l'emittente, sfociato nel licenziamento del cameraman Siciliano. "Non c'è stato verso di convincere la proprietà a cambiare rotta. Io non contavo un bel niente

LECCE - Cinque anni alla guida dell’emittente di Canale 8 andati in fumo. Terminati con le dimissioni in diretta, poco prima della conduzione del suo ultimo telegiornale: Gaetano Gorgoni è saltato giù da una barca in acque agitate e sualla quale avrebbe cercato di mantenere la barra dritta. Per quello che gli era possibile fare. Un addio amaro, il suo, condensato in uno sfogo “doveroso per difendere la dignità della nostra professione, considerata alla stregua di un hobby “, spiega il giornalista che ha deciso di raccontare una verità di cui si conosceva poco. La cui punta dell’iceberg è emersa con la plateale denuncia, su facebook, dal cameraman Vincenzo Siciliano, che rivendicava la mancata retribuzione dello stipendio, e ha avuto un doloroso seguito: il licenziamento.

Un caso che, a quanto racconta l’ex direttore della testa, non è stato nemmeno l’unico all’interno della televisione locale:  “Prima di lui sono state mandate via alcune giornaliste con contratti a progetto, irregolari da anni, e solo in seguito all’ispezione del sindacato Inpgi. Per oltre un anno ho cercato un dialogo con la proprietà dell’emittente, cercando di convincere l’editore a tornare sui suoi passi, a riconsiderare gli ultimi licenziamenti per salvare, almeno, l’immagine dell’emittente che risultava gravemente compromessa. Ma lui ha proseguito nel suo proposito di smantellare la redazione per sostituire tutti i dipendenti con gente nuova”.

La vertenza di Canale 8 che ha poi dato l’avvio a quel movimento di protesta che raccoglie tutti gli operatori dell’informazione, era in realtà “un fuoco che covava sotto le ceneri”. Le tensioni interne si registravano, a detta del direttore, da quasi due anni: mesi difficili, in cui, afferma, “ una gestione fallimentare e la mancanza di un piano industriale hanno dato il colpo di grazia. Ed al decadimento della qualità sono seguiti solo minori investimenti pubblicitari”.

Tutte le decisioni interne, nell’ultimo periodo, sarebbero state prese senza il parere del direttore. Quello di Gorgoni che sarebbe stato “estromesso gradualmente dai giochi”. L’ex direttore  racconta di continue riunioni litigiose che “non portavano da nessuna parte, con assunzioni di persone pagate persino 300 euro al mese”. Fino al momento in cui, dopo la coraggiosa denuncia di Siciliano, ha scelto di procedere con una diffida formale che anticipava le sue dimissioni.

Riguardo ad un possibile effetto detonante del movimento “informazione precaria” - coordinamento di operatori dell'informazione sorto all'indomani del licenziamento in tronco del cameraman Vincenzo Siciliano - sulla sua personale presa di posizione e su atti similmente coraggiosi, capaci di squarciare il velo del mondo della comunicazione, Gorgoni va cauto: “Le situazioni di Canale 8 sono emerse per effetto di un’azione concordata con i sindacati. La rete di solidarietà che si è creata intorno è ottima perché stimola la critica, ma non serve ragionare di massimi sistemi ed equo compenso. E’ necessario che ciascuno faccia la propria parte, porti alla luce del sole la propria esperienza per risolverla nelle sede competenti. Ragionando sul territorio e protestando in piazza, se necessario”.

Più azione e meno teoria, dunque, secondo l’ex direttore che non nasconde la propria preoccupazione per il riflesso di un j’accuse così plateale. Un potenziale boomerang per la sua carriera? “Assolutamente si, considerata la solidarietà reciproca che esiste tra gli editori. Ma è l’unica strada che dobbiamo seguire tutti, per sperare di migliorare la condizione del giornalismo locale”.

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