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Cronaca

Tensione in carcere: tenta suicidio con la corda, poi lievi tagli al braccio

Nuovo episodio nel plesso di Borgo San Nicola, a Lecce. Il segretario del Cosp, Mastrulli: "E' il quarto in una settimana". Il detenuto, brindisino 34enne, sarebbe responsbile di ben due atti contro la sua persona nel giro di poche ore. Nuovi attacchi del sindacato sulle condizioni di vivibilità

LECCE – Un suicidio di un detenuto è stato sventato ieri mattina dal personale carcerario all’interno del plesso di Borgo San Nicola, a Lecce. Lo stesse detenuto, che a quanto pare è stato bloccato prima che riuscisse ad impiccarsi, avrebbe in un secondo momento inscenato un altro gesto di autolesionismo, ferendosi lievemente a un avambraccio con una lametta.

La notizia è stata resa nota da Domenico Mastrulli, segretario del Cosp (Coordinamento sindacale penitenziario, una delle sigle di riferimento degli agenti), che ricorda come questo sia il quarto episodio in una sola settimana nel penitenziario del capoluogo salentino, menzionando anche la nota rissa scoppiata, sempre nei giorni scorsi, in cui sono rimasti contusi anche alcuni agenti nel tentativo di sedare gli animi. Insomma, una situazione incandescente, dovuta alle difficili condizioni di vivibilità. “Cos’altro potrà succedere se non intervengono le istituzioni centrali e regionali?”, si domanda oggi Mastrulli.

Il nuovo episodio che accende i riflettori sulle problematiche del carcere leccese è avvenuto nella tarda mattinata di ieri, 28 aprile, nei reparti detentivi. Stando al Cosp, sarebbe stata usata una corda, stretta a mo’ di cappio intorno al collo. Il detenuto, 34enne, brindisino, condannato in via definitiva per reati contro patrimonio con termine della pena previsto il 22 giugno 2018, in serata si sarebbe poi reso responsabile di un nuovo episodio, procurandosi lievi tagli.  

“In Italia i detenuti sono 59mila 738, di cui 57mila 210 uomini e 2mila e 528 donne, contro una capienza regolamentare pari a 46mila e 338 posti per i primi e 2mila e 2443 per le seconde. E la Puglia vanta una popolazione detenuta di 3mila 608 persone, di cui 173 sono donne, contro una capienza regolamentare di 2mila 249 posti, di cui 182 riservati alle donne”, sottolinea il segretario del sindacato. Cifre che la dicono lunga sulle difficoltà che si possono vivere all’interno delle celle.

“Solo il carcere di Lecce mantiene inalterata una forza detentiva di mille 150 persone di cui 80 donne, un dato statistico che varia di giorno in giorno, contro una capienza regolamentare di 671 posti letto, di cui 59 riservati alle donne”.

“Secondo noi del Cosp – prosegue Mastrulli – è giunto il momento di aver il coraggio di dire basta alla vigilanza dinamica o alle celle aperte nelle carceri, fino a quando non si ristabilisca il giusto numero degli organici del corpo, ora a meno 12mila unità, in rapporto ai previsti 45mila”.

“Solo in Puglia – dichiara - per le continue dismissioni di personale di polizia tra quiescenze, riforme e passaggio ai sensi dell’articolo 75 nell’amministrazione civile dello Stato, mancherebbero 600 poliziotti di cui cento donne”. E oltre alla pluri-denunciata situazione di Lecce, destano problemi anche quelle di Foggia e Bari. 

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