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Cronaca

Detersivi e prodotti intimi: in mezza Italia girava il falso "made in Salento"

Dash, Dixan, Chanteclair, Infasil e Chilly tra i più noti marchi, fedelmente riprodotti. Una catena di montaggio che partiva da Borgagne e toccava buona parte del Paese. Notevoli le cifre di prodotti sequestrati in un solo giorno. Una quarantina le persone indagate

LECCE – “Un’operazione titanica”. Non usa mezzi termini il procuratore aggiunto Antonio De Donno della Direzione distrettuale antimafia di Lecce. “Bolle di sapone” – così è stata ribattezzata l’indagine – passerà alla storia come uno più grossi colpi alla filiera del falso, non solo nel ristretto territorio de Salento, ma in tutta Italia. Ovunque, nel Paese, ieri, sono andate avanti perquisizioni su perquisizioni. A notte inoltrata, i militari della guardia di finanza stavano ancora facendo l’inventario del materiale sequestrato.

In sostanza, l’inchiesta è appena all’inizio. Eppure, i numeri di un solo giorno fanno già impressione. Prima che finissero sul mercato, a tradire la fiducia degli acquirenti, sono stati ritirati circa 60mila tra flaconi di detersivi per la biancheria o per la pulizia della casa e confezioni di detergenti intimi. E poi, 38mila tubetti di una nota colla liquida ad alta resistenza, Loctite Super Attak, perfettamente confezionati. Per non parlare della mastodontica cifra di etichette di vari prodotti: 700mila. E ancora: sessantuno cliché per la riproduzione delle già citate etichette, sessantasette macchinari per creare detersivi e detergenti, due autotreni, altrettanti capannoni.

“Immaginiamo che si tratti del materiale di un mese di lavoro”. A parlare è il maggior Luca Petrocchi, comandante della compagnia della guardia di finanza di Otranto. Sono state le “fiamme gialle” salentine ad avviare le verifiche. Scoprendo un sistema di dimensioni colossali. Prodotti come Dash, Dixan, Chanteclair, Infasil e Chilly, venivano contraffatti per finire sugli scaffali di piccoli supermercati e negozi di prodotti per la casa  e l’igiene intima. “Al momento – ha tenuto a sottolineare il procuratore aggiunto De Donno – la grande distribuzione sembra risultata immune a questo sistema”. Ma è chiaro che le operazioni proseguiranno per fare maggiore chiarezza.

Certo è che i finanzieri di Otranto hanno ricevuto alcune “soffiate”, in merito alla possibilità che esistesse, con base proprio in provincia di Lecce, un’organizzazione in grado di produrre e distribuire, su vasta scala (in buona parte del Meridione), i più noti marchi, con loghi fedelmente duplicati. Il prossimo passo da comprendere, è se lo standard qualitativo del prodotto vero e proprio fosse, come si sospetta, inferiore. Per questo, detergenti e detersivi passeranno nei laboratori.

finanza 013-3Gli investigatori della finanza e l’autorità giudiziaria hanno avviato i primi accertamenti sul calare dello scorso anno. Era il novembre del 2012. Ed hanno delineato, strada facendo, l’organigramma di una presunta associazione per delinquere, con i “cervelli” del gruppo proprio in provincia di Lecce, di proporzioni più vaste di quanto prospettato in prima battuta. Una quarantina sono le persone al momento denunciate a piede libero. Ma è possibile anche che alcuni fossero ignari di tutto. Che vi fossero più livelli di consapevolezza sul giro. Quindi, ogni singola posizione sarà attentamente vagliata.

Ad ogni modo, dietro di tutto c’era una vera e propria catena di montaggio, diffusa in varie zone d’Italia. Ogni laboratorio o stabilimento aveva un compito ben definito. Presso un magazzino nella zona di Borgagne, frazione di Melendugno, venivano preparati detersivi per la biancheria e per la pulizia della casa e detergenti per l’igiene intima. I contenitori di plastica, nei vari formati, erano invece realizzati in un capannone nella zona di Carpignano Salentino, mentre i tappi di chiusura provenivano da a San Donaci, in provincia di Brindisi.

Ogni deposito aveva un compito preciso

Alla fornitura delle etichette contraffatte dei marchi ci pensavano tre tipografie nelle province di Cuneo, Bologna e Cosenza. Il tutto veniva poi trasferito presso un altro stabilimento, nella zona industriale di Lecce (territorio comunale di Surbo), per il confezionamento dei prodotti finiti. Da qui, la distribuzione, a prezzi da concorrenza e con documentazione fiscale falsa, presso acquirenti di fiducia fra Puglia, Calabria e Sicilia. Questo quanto ricostruito finora dagli inquirenti.

Ciò che il procuratore aggiunto De Donno ha tenuto a precisare, è anche che, per la prima volta in provincia di Lecce, è stata applicata la legge 99 del 23 del luglio 2009, che ha inserito il reato di associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei delitti di contraffazione fra le competenze delle Procure distrettuali antimafia.

Le perquisizioni sono state sessantacinque, di cui trentatré solo nel leccese – fra abitazioni e ditte -, e poi a Brindisi, Bari, Taranto, Napoli, Cosenza, Reggio Calabria, Messina, Catania, Siracusa, Enna, Bologna, e Cuneo. E il danno per la distorsione del mercato, davvero difficile da quantificare. 

Riprodotti come veri i più noti marchi in commercio

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