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Cronaca

Viagra adulterato venduto via Internet e scoperto dai Nas: condannato

Pierangelo Patrizi, 43enne leccese, era l'unico imputato salentino nell'ambito di un’inchiesta partita da Catania. E' stato condannato in abbreviato. Gli è stata riconosciuta l'assenza di una partecipazione ad un'associazione per delinquere

LECCE – Avrebbe sfruttato e manipolato la fiducia di uomini in cerca di farmaci per curare la disfunzione erettile. Pierangelo Patrizi, 43enne leccese, unico imputato salentino dell’inchiesta partita da Catania (dello stralcio è titolare il pubblico ministero Carmen Ruggiero) su un presunto commercio di viagra adulterato ceduto sul web, è stato condannato a due anni di reclusione al termine del giudizio con rito abbreviato.

La sentenza è stata emessa dal gup Annalisa De Benedictis. Patrizi era stato arrestato il 3 giugno del 2010 dai carabinieri del Nucleo antisofisticazioni e condotto in carcere, per poi ottenere i domiciliari il 9 giugno e infine tornare libero il 29 dello stesso mese.

Assistito dagli avvocati Riccardo Giannuzzi e Giancarlo Caiaffa, Patrizi era stato sentito il giorno dopo il suo arresto per rogatoria davanti al gip Antonio Del Coco. L'ordinanza di custodia era stata richiesta dal sostituto procuratore catanese Angelo Busacca e firmata dal giudice per le indagini preliminari Anna Grazia Caserta.

Il 43enne leccese, nel corso dell'interrogatorio di garanzia, dichiarò di aver agito in totale buona fede, affermando di non essere a conoscenza del fatto che le pasticche vendute fossero contraffatte e negando la conoscenza diretta di altri indagati, nell'ambito di un filone ben più vasto.

L'assenza di una partecipazione a una presunta associazione gli è stata effettivamente riconosciuta, considerando che il fascicolo è passato per competenza a Lecce. Non sono però cambiati i reati contestati: Patrizi risponde di ricettazione, esercizio abusivo della professione sanitaria, importazione e vendita di farmaci irregolari. In occasione del suo arresto, i Nas eseguirono una perquisizione anche in un'abitazione di Porto Cesareo, frequentata in passato da Patrizi.

L'operazione, dal carattere più ampio, ribattezza "Farmastore", condusse a suo tempo anche ad altre quattro ordinanze di custodia cautelare, più a 206 ulteriori indagati su tutto il territorio nazionale. Secondo gli inquirenti, alla base di tutto vi sarebbe stato un traffico illecito di prodotti medicinali, fra cui viagra, contraccettivi e anabolizzanti, con principio attivo molto ridotto oppure assente.

Stando alle prime analisi, in alcuni casi la composizione sarebbe stata costituita soprattutto da gesso. La vendita di questi prodotti avveniva via web, anche attraverso social network. I farmaci provenivano dalla Spagna, dalla Romania e dalla Moldavia, ma anche da Paesi extracomunitari, come l'India.

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