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Cronaca Stadio / Piazzale Cuneo

Gli incendi circondano la città: 115 assediato, fiamme vicino a case e auto

Tutte le squadre impegnate fra piazzale Cuneo, Lecce-San Cataldo e via Vecchia Surbo. Roghi anche intorno alla centrale Enel. Un inferno per sterpaglie che nessuno pulisce con amministrazioni che non vigilano

LECCE – Benvenuti a Lecce, girone dantesco. Temperature fino a 33 gradi, vento nel pomeriggio a spingere da Nord-Est, caldo umido da appesantire le gambe. L’afa stringe ancora una volta il Salento nella sua morsa feroce. E le fiamme in pericolosa libera uscita divorano decine di ettari di campagne incolte. In città più che altrove, in questo giovedì di piena metà di luglio, si avvicinano molto pericolosamente anche ad automobili e abitazioni.

Situazioni “scottanti”, per i vigili del fuoco del comando provinciale. Assedio al numero d’emergenza 115, chiamate a getto contino. Soprattutto dal quadrante nord, spesso anche con toni agitati, se non proprio alterati. C’è chi vuole interventi più rapidi, ma le forze sono contate e nel cuore della giornata, quando il caldo diventa una tagliola insostenibile, tutte le squadre a disposizione circolano ammattite a caccia di ogni rogo.

A metà fra dramma e farsa. Ore e ore di interventi, logorio di uomini e mezzi, e soltanto per sterpaglie. Si è alle solite: nessuno vigila, nessuno fa rispettare ordinanze di pulizia dei terreni e il fuoco ne approfitta.    

Paura, e tanta, fra i cittadini quando le fiamme in estensione arrivano quasi a bussare a muri di palazzi e giardini. In un’ampia fetta del quartiere Stadio, il più popoloso di Lecce, si lavora anche con prima e seconda partenza dal comando, più terza squadra di supporto. Se nel contempo arrivasse una richiesta per salvare una vita, magari in una casa in fiamme, sarebbe il collasso.

Intorno a piazzale Cuneo, dall’altezza di via Pistoia e scendendo fino in via Terni, il fronte del fuoco avanza fino ad accarezzare le palazzine e a rischiare di travolgere le auto. Qui, dove le automobili sono parcheggiate una sull’altra, basterebbe che le fiamme ne catturassero un paio per innescare un effetto domino. Come inserire un cerino acceso in una scatola piena di fiammiferi.  

Non bastasse questo, i vigili faticano anche a trovare le vie giuste, fra il dedalo di stradine nei campi, per raggiungere il punto esatto in cui iniziare a bombardare con gli idranti. “Da casa mia non si vede nulla”, scrive un lettore da via Terni. “Fumo denso e intenso, puzza di bruciato. Chiudo le finestre, non si respira”. Non la situazione ideale per chi, magari, soffre di malattie aeree.

E intanto, nella sala operativa nuove chiamate. I telefoni squillano e squillano. Una chiamata sull’altra. Le fiamme ora nascono a ridosso della strada per San Cataldo, fra i palazzoni che vi si affacciano e il nuovo centro commerciale Lidl. Si gonfiano come onde e rischiano di arrivare a ridosso della carreggiata. Con rischi per la circolazione. Il vento trascina l’odore acre di combustione fino ai quartieri centrali. Dai balconi, si respira aria bruciata.

Nemmeno il tempo di arrivare ed ecco ancora richieste. Stavolta, Sos lanciato dal rione Borgo Pace dove – e non è la prima volta – il fuoco circonda la centrale elettrica dell’Enel, nel suo divorare erba e rifiuti abbandonati, e finisce quasi per entrare in alcuni giardini.

Solo nella serata l’emergenza rallenta. Il discorso, però, è sempre lo stesso. Le norme per arginare il fenomeno esistono. Ma fin troppo pochi adottano buone prassi. Pulizia dei perimetri dalle erbacce infestanti o le fasce protettive per contenere il fuoco nel Salento sembrano quasi concetti astratti.

Sia chiaro. L’autocombustione è un fenomeno molto raro. La mano dell’uomo è quasi sempre l’artefice di ogni incendio. Ma le pubbliche amministrazioni non usano il pugno duro, sottovalutando, quasi non considerando il problema. E così, magari, si arriva al paradosso di cittadini che inveiscono per ritardi a volte inevitabili negli interventi, perché i vigili del fuoco sono subissati di richieste. Per evaderle tutte, quando si accavallano e s’incrociano, ci vorrebbe allora il doppio, forse il triplo di mezzi e personale solo per la città di Lecce. Impossibile, in una regione dove si parla, piuttosto, di tagli ai fondi. E allora, ci vorrebbe almeno uno scatto d’orgoglio per recuperare il senso civico smarrito e iniziare una buona volta a soffiare sul collo di chi non rispetta le disposizioni.

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