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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Inchiesta alloggi: in silenzio Attilio Monosi, accusato di dare “veste legale” al sistema

Via agli interrogatori di garanzia dei politici e del funzionario ai domiciliari: Torricelli e Gorgoni rispondono alle domande per respingere le accuse. Domani, la verità di Pasqualini

LECCE - E’ rimasto in silenzio davanti al giudice per le indagini preliminari Giovanni Gallo, che ha firmato il suo arresto ai domiciliari, Attilio Monosi, il consigliere del Comune di Lecce travolto dall’inchiesta sulle case popolari assegnate in cambio di voti. E’ durato quindi pochi minuti l’interrogatorio di garanzia del politico leccese, svoltosi in mattinata, il tempo necessario per formalizzare la sua richiesta (avanzata attraverso gli avvocati Luigi Covella e Riccardo Giannuzzi) di avvalersi della facoltà di non rispondere, avendo già reso un lungo interrogatorio durante le indagini. Per l’accusa (rappresentata dai pubblici ministeri Roberta Licci e Massimiliano Carducci), Monosi è stato capo, promotore ed organizzatore di un’associazione a delinquere dedita alla corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, all’abuso d’ufficio, corruzione elettorale e falsi in atto pubblico.

Monosi ritenuto fra i personaggi chiave

Sarebbe stato l’ideatore, sin dall’inizio del suo mandato, delle iniziative strumentali a dare “veste legale” al sistema di illecita gestione degli alloggi di edilizia residenziale in città, con particolare riferimento alle assegnazioni degli alloggi “parcheggio” di proprietà del Comune. Nel farlo, avrebbe goduto dell’appoggio di un politico storico a Lecce, Antonio Torricelli. Questo raccontano le indagini condotte dalla Guardia di finanza, sfociate nella corposa ordinanza di custodia cautelare, notificata nei giorni scorsi agli indagati.

Torricelli ha respinto tutti gli addebiti

Torricelli, anche lui ai domiciliari, si è presentato in Tribunale, accompagnato dal suo difensore (l’avvocato Luigi Covella), per parlare e respingere ogni addebito. Lo ha fatto per oltre due ore, incalzato dalle domande di giudice e magistrati, per allontanare da sé quelle odiose accuse e spiegare di aver agito sempre e solo a vantaggio dei cittadini bisognosi, collocando quindi le sue iniziative sempre nell’ambito dell’emergenza abitativa poiché da uomo politico era autorizzato a interloquire nel momento in cui le singole questioni venivano poste da cittadini che alle stesse erano interessati.

Gorgoni: "Io un funzionario senza poteri"

Durante il faccia a faccia col giudice, in un’ora e mezzo, ha ribadito quanto già aveva sostenuto nel corso delle indagini, Pasquale Gorgoni (difeso dall’avvocato Amilcare Tana) e cioè di essere un semplice funzionario, senza poteri decisionali, di non avere ambizioni di carriera essendo al vertice, né ambizioni o interessi elettorali o politici tali da spingerlo a fare favori a uno piuttosto che all’altro. Insomma, si sarebbe limitato a rispettare le indicazioni che venivano dall’alto, da dirigenti e assessori che si sono avvicendati in questi anni.

Domani si chiuderanno gli interrogatori dei politici con l’ascolto del consigliere comunale Luca Pasqualini (assistito dagli avvocati Giuseppe Corleto e Giuseppe Fornari), ritenuto dagli inquirenti uno dei personaggi chiave del “sistema case”.

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