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Cronaca

Inchiesta su "Xylella fastidiosa", in corso verifiche sull'uso dei fitosanitari

Nuovo fronte nell'ambito dell'inchiesta sugli ulivi salentini e la diffusione del CoDiRO e il batterio della Xylella fastidiosa

LECCE – C’è un nuovo fronte nell’ambito dell’inchiesta sugli ulivi salentini e la diffusione tra la malattia identificata come “Complesso del disseccamento rapido dell'olivo” (CoDiRO) e il batterio della Xylella fastidiosa, per cui è stata chiesta una seconda proroga di indagini. A “svelarlo” lo stesso procuratore Cataldo Motta, che ha spiegato come gli inquirenti stiano, partendo da uno studio condotto dall’università, puntando la loro attenzione sull’utilizzo eccessivo e indiscriminato di fitosanitari in provincia di Lecce, con valori superiori alle altre province e regioni. La normativa in tal senso è, infatti, molto rigida. A istituire un quadro per l'azione comunitaria ai fini dell'utilizzo sostenibile dei pesticidi è stata la direttiva 128/2009/CE, poi recepita dall'ordinamento giuridico italiano con il decreto legislativo 150 del 14 agosto 2012, che si occupa proprio “dell’attuazione della direttiva 2009/128/CE che istituisce un quadro per l'azione comunitaria ai fini dell'utilizzo sostenibile dei pesticidi".

Secondo la normativa gli acquirenti e gli utilizzatori di prodotti fitosanitari devono conservare presso l'azienda il registro dei trattamenti effettuati nel corso della stagione di coltivazione. Si tratta di un modulo aziendale (conservato per almeno tre anni) che deve riportare cronologicamente l'elenco dei trattamenti eseguiti. Sul registro devono essere annotati i trattamenti effettuati con tutti i prodotti fitosanitari utilizzati in azienda, classificati come molto tossici, tossici, nocivi, irritanti o non classificati, entro il periodo della raccolta e comunque al più tardi entro trenta giorni dall'esecuzione del trattamento stesso.

Gli inquirenti stanno procedendo in varie fasi: innanzitutto eseguendo campionamenti nei terreni dove è avvenuto il contagio, per poi comparare i risultati con i registri dove sono annotati i trattamenti eseguiti. In tal modo si dovrà stabilire innanzitutto se l’utilizzo dei fitosanitari sia avvenuto in maniera illecita (anche verificando le fatture sugli acquisti) e se l’uso massiccio abbia indebolito le difese immunitarie degli alberi, favorendo o provocando il contagio.

Dieci al momento le persone indagate, tra cui lo stesso ex commissario straordinario Giuseppe Silletti. I reati ipotizzati a vario titolo sono di diffusione colposa di una malattia delle piante; violazione dolosa delle disposizioni in materia ambientale; falso materiale commesso da pubblico ufficiale in atti pubblici, falso ideologico, getto pericoloso di cose, distruzione o deturpamento di bellezze naturali. I reati sarebbero stati commessi nel leccese e zone limitrofe dal 2010 ad oggi.

Oltre a Silletti risultano indagati l’ex dirigente della Osservatorio fitosanitario della Regione Silvio Schito e il suo predecessore (ora in pensione) Antonio Guario, il dirigente del Servizio Agricoltura della Regione Giuseppe D’Onghia, Giuseppe Blasi del Servizio fitosanitario nazionale, Vito Nicola Savino dirigente dell’istituto Caramia di Locorotondo, Franco Nigro dell’Ateneo barese, Donato Boscia responsabile della istituto per la protezione delle piante del Cnr, Maria Saponari ricercatrice presso lo stesso istituto,  e Franco Valentini ricercatore dello Iamb di Valenzano.

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