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Cronaca

Ingiusta detenzione per la morte di Pantani, ex pierre leccese chiede risarcimento

E' innocente, ma ha trascorso oltre due mesi di detenzione. Fabio Carlino era stato accusato di aver ceduto stupefacenti al compianto campione del ciclismo. E' stato però assolto nel novembre 2011 dalla Corte di Cassazione perché il "fatto non sussiste", con una sentenza ora divenuta irrevocabile

LECCE – E’ innocente, ma ha trascorso oltre due mesi di detenzione (uno in carcere e l’altro agli arresti domiciliari) per un reato che non ha mai commesso. Ora presenta il conto per l’ingiusta detenzione e chiede un risarcimento allo Stato.

Protagonista dell’incredibile vicenda, Fabio Carlino, l'ex pierre leccese di 36 anni condannato in primo grado dal tribunale di Rimini e successivamente dalla Corte d'Appello di Bologna a quattro anni e sei mesi di reclusione per aver favorito, secondo l'accusa, lo spaccio della dose di cocaina costata la vita al “Pirata”, di cui oggi ricorre il decennale della scomparsa.

Carlino, però era stato assolto nel novembre 2011 dalla Corte di Cassazione perché il “fatto non sussiste”. Per i giudici della Suprema Corte la morte del ciclista era stata causata da una assunzione volontaria della droga venduta dagli ultimi fornitori. Sentenza divenuta irrevocabile.

Il legale di Carlino ha presentato domanda di riparazione alla Corte d'appello di Bologna, che a breve fisserà l’udienza in camera di consiglio per decidere se risarcire il 36enne di origine salentina.

Diversi gli elementi necessari per ottenere il risarcimento. Oltre all'assoluzione irrevocabile, devono essere soppesati eventuali comportamenti ambigui o omissivi tenuti nel corso dell'inchiesta tali da aver tratto in inganno i magistrati, anche in sede di interrogatorio di garanzia.

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